Slangopedia,

un fiume di parole

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    Slangopedia,
    un fiume di parole


    di Maria Simonetti
    Continua ad arricchirsi il vocabolario giovanile, scherzoso e creativo fatto di sigle, metafore e neologismi rielaborati . Se volete contribuire anche voi, scrivete a [email protected]

    Slangopedia" è il vocabolario on-line dei linguaggi giovanili: la prima "enciclopedia dello slang", appunto, nata da una nostra inchiesta del 1998 (leggi qui). Chiunque può contribuire ad arricchirla e ad aggiornarla: basta inviare una e mail all'indirizzo [email protected] con le nuove parole che volete inserire. Ricordatevi di specificare per favore la zona di provenienza (o di uso) del termine e la vostra età. Ogni due settimane Slangopedia verrà aggiornata con le nuove parole arrivate in redazione. Ricordate anche che pubblichiamo solo termini contenuti in mail con firma ed indirizzo E-mail (che NON può essere omesso). Grazie.

    metto solo la

    A_______________________________________________________________


    A nastro/ a mazzetta/ a paletta/ a tutta callara.
    Quando ti piace qualcosa che vuoi fare ripetutamente.
    Neologismo romano secondo Marco ([email protected]).

    Dice Emilio Guida da Oria (Brindisi) ([email protected]): Da queste parti, fino ad arrivare a Lecce, quando si vuol descrivere qualcosa che piace e quindi viene fatta in continuazione per il semplice gusto di farla (quasi come un vizio) si dice “A ROTA ”. Un esempio può essre l’espressione “a rota di poker”. Mi è capitato spesso di vedere nei negozi di Lecce magliette con su scritto “a rota di Lecce” come per dire “pazzi per Lecce o assuefatti da (sic) Lecce”.

    Per la stessa serie Marta, da Carrara ([email protected]) propone A BAO/ A RANDA.

    A MANETTA
    Questa espressione sta ad indicare qualcosa che viene fatta in grande quantità.

    Abbestia.
    Moltissimo. Es: “Fra mi piace abbestia”. Proposta da Andrea, 35 anni, da Genova ([email protected]).

    Abbozzare.
    Nell’alta Toscana significa anche smettere, cessare, concludere immediatamente un comportamento nervoso. Es.: “Eddai, abbozzala (smettila), sennò rischi che celebecchi”. Proposta da Fabrizio Quintieri ([email protected]).
    Inoltre: in Umbria significa prenderla per buona. Es: “Ti propongo il cinema”. “Te l’abbozzo”. Proposta da Giuliano da Foligno ([email protected]).

    Abbozzarsi.
    (Attenzione, non è riflessivo, ma reciproco !). Significa: pomiciare, limonare con grande impegno e passione.
    "Ieri sera con Valeria ci siamo abbozzati per due ore !". "Guarda quei due, come si abbozzano !".(Catania e Sicilia orientale).
    Proposta da Federico ([email protected]).

    Abbrodirsi.
    Rilassarsi, dormire. Proposta da Ermanno Panno ([email protected]).

    Abbummato.
    Completamente fumato, da dormire in piedi. Troppo perso.
    Proposta da Tania e Marzia di Catania ([email protected]).
    Secondo Marco Greco, da Catania ([email protected]), invece, Abbummato è colui che, a torto,si sente ganzo. Deriva da “avere le bombe per la testa”, dove bomba non è canna, ma opinione di sé (o idea in generale) grandiosa, ma che non ha motivo di essere.

    Abbuttato/a.
    Stufo/a (ad es. mi sono abbuttato) o rigonfio/a, che presenta un rigonfiamento (ad es. la scatola è un pò abbuttata sul coperchio).
    Proposta da Eugenio Sciabica Palermo. ([email protected])

    Accannarsi.
    Lasciarsi, farla finita con il ragazzo o la ragazza.

    Ma anche fumarsi una canna, uno spinello (nel centro-meridione, Basilicata). Proposta da Tina Morabito ([email protected]).

    Acciombare.
    (Termine toscano). Quando si fa un incidente e nello scontro vengono riportati (dal mezzo) danni alla carrozzeria.
    Ps: Il verbo esatto, toscano, é "ciombare", da cui il sostantivo "ciomba" ad indicare l'ammaccatura della carrozzeria.
    "Maremma, che ciomba!" esclama il genitore grossetano quando il figlio (briaco) gli riporta la macchina. Saluti, Domenico Evangelista.

    Accollarsi.
    Annoiare, scocciare, insistere, seccare in maniera fastidiosa, letteralmente mettersi sul collo. Es: “Quanto t’accolli!!”, “t’accolli una cifra”. Proposta da Claudio Di Loreto e Valeria Venza, da Roma ([email protected]).

    Affiorri.
    Parecchio. Si usa per mostrare un grande interesse o per esaltare una qualità o quantità. Es: “Ti piace questa musica?”, “Affiorri!!”. Proposta da Luca ([email protected]).

    Affuoko.
    Molto. Es: “Ti piace Francesca?”. Risposta: “Affuoko!!!”. Proposta da Andrea, 35 anni, da Genova ([email protected]).

    AFK.
    Letteralmente: Away from my Keyboard. Acronimo utilizzato in MMORPG (Massive Multiplayer Online Role Play), chat e instanst messaging per indicare che si sta temporaneamente abbandonando la tastiera. Vale per tutte le attività online in cui sia necessaria l'interazione continuativa con altri giocatori. Proposta da Roberto Selmi, 40 anni, Bologna.

    Agnello.
    Chi sta sotto esame o sotto interrogazione.

    Airbag.
    Nell’esclamazione “Ammazza che airbag c’ha quella là!” sta ad indicare una ragazza ben dotata sotto il punto di vista delle mammelle. Proposta da Cecilia, da Roma ([email protected]).

    Aiza (leggasi "aiz").
    Traduzione napoletana del verbo "alzare" alla terza persona singolare, tempo presente indicativo.
    Usata specialmente per mandare qualcuno a quel paese, ma sempre in modo scherzoso.
    Volendo diventare leggermente più offensivi, li si manda ad alzare la m...
    Proposto da Clelia Patrone ([email protected]).

    Alef.
    Alto, lungo e fesso. Così si dice di persona dotata di alta statura e poco cervello.
    Da Pino Novisa, Taranto ([email protected])

    Alfonso.
    Stupido, gonzo, storicamente abitante della bassa bresciana.
    Proposta da Guido Bosticco, Giovanni B. Magnoli e Plinio Amendola di Pavia. ([email protected]).

    A linea di fuoco.
    In modo serrato, senza un attimo di tregua. Proposta da Salvatore Surdo, Sicilia occidentale ([email protected]).

    Allampare.
    Riempire di schiaffi una persona. Proposta da Annalisa da Pozzuoli ([email protected]).

    Allapparsi.
    Annoiarsi, rompersi. Da Brunilde, Pescara ([email protected])

    Aggiunge Chiara ([email protected]) che «almeno per Roma e dintorni ALLAPPATO, participio del verpo ALLAPPARE, corrisponde ad avere la bocca impastata, la salivazione azzerata. Va da sé che un tipo ti allappa quando ti dà particolaemente fastidio, è pesante e noioso».

    Allattiare.
    (o, riflessivo, allattiarsi)= Andare tipo in estasi per qualche discorso o gesto altrui che è piaciuto partic olarmente. In genere è termine usato dalle nostre parti come apprezzamento per una giocata sportiva, es: “Tizio mi ha fatto allattiare con quel calcio di punizione”. Come si deduce dalla parola stessa, probabilmente il termine deriva dalla sensazione piacevole che si prova da piccoli quando si poppa il latte materno. Proposta da Gaetano De Martino, 24 anni, Cava de’ Tirreni, Salerno, ([email protected]).

    Allezzito.
    Persona povera ai minimi termini. L'espressione "sei un allezzito" è usata a Livorno anche per indicare una persona avara con gli altri o con se stesso. Proposta da Roberto ([email protected]):"Questa è una vera perla dello slang livornese!"

    Allievo.
    Scrive Raffaella da Bari: «L’allievo non é uno studente ma é un calamaretto di mare!! e se si vuole mangiare del buon pesce crudo a Bari, non chiedete calamaretti freschi e crudi, ma allievi! vi capiranno al volo». ([email protected]).

    Allipparsi.
    Baciarsi molto appassionatamente, per essere più precisi con la lingua. Buona allippata a tutti!!!!!!!!!
    Proposta da Tania e Marzia di Catania ([email protected]).

    Allonsanfiamo.
    Sorgiamo dalla nostra pigrizia quotidiana e facciamo qualcosa di ideologicamente valido (dalle prime parole della Marsigliese).
    (Alberto Gottlieb, Genova).

    ALO'.
    Ad Arezzo si usa molto spesso la parola alò, probabilmente derivata dal francese allons=andiamo, che è infatti il suo significato. Viene posta spesso alla fine di una frase o per cominciarne una, es: "Alò, vado a casa". Proposta da Carlo Gallorini, Arezzo ([email protected]).

    Alzare.
    Avere rapporti sessuali. Per esempio: me lo sono alzato, nel senso me lo sono fatto.
    Ma anche rubare, come propone Fabio Mazzotti di Genova ([email protected]).
    Axe Zumaglini ([email protected]) propone invece il significato di prestare.
    Vuol dire anche rimediare una quantità di soldi, Riccardo Farabegoli di Roma ([email protected]).
    In napoletano, secondo Fabio P., 22 anni ([email protected]), sta assumendo anche il significato di “guadagnare”.

    Amedeo.
    Effeminato, gay (citato nel film "Amore a prima vista" di e con Vincenzo Salemme).
    Proposta da Italo, 23 anni di Napoli ([email protected]).

    Amico + (Amica +) = (amico/a più).
    Persona con cui si hanno saltuariamente rapporti sessuali ma senza impegno sentimentale. Proposta da Laura Cocciolo, 30 anni, Roma ([email protected]).

    Ammallorato.
    Non sentirsi in forma, da Max Casu, Cagliari ([email protected]).

    Amminchialire.
    Rimanere di stucco, stupefatto, spiazzato (anche riflessivo: amminchialirsi). Proposta da Antonella da Catania ([email protected]).

    Ammoccarsi.
    Limonare, baciarsi con la lingua. Proposta da Maria, Napoli ([email protected]).

    Ammonzarsi.
    Nel sud della Sardegna (Cagliarita e Sulcis) questo termine viene usato per indicare le persone che tendono ad adottare uno stile di guida spericolato. Es: “Stai attento in quella strada è pieno di curve, la gente si ammonza!”. Il termine richiama il circuito automobilistico di Monza. Proposta da Alberto Seveso ([email protected]).

    Ammucca Lapuni.
    Letteralmente significa mangiare grosse api, cioé di colui che è ingenuo e crede a tutto rimanendo a bocca aperta. Proposta da Fabio, 28 anni, e Giada, 24 anni, da Catania ([email protected]).

    Da Gela (Sicilia) arriva il diminutivo MMUCCALAPI= credulone, facile da convincere. Proposta da C. ([email protected]).

    Ammuccare.
    Rubare, fregare.

    Aggiunge Fabrizio, da Cosenza ([email protected]). «AMMUCCARE dalle mie parti significa “credere, abboccare, cascarci”. Es: “C’ha ammuccato!”= “Ci ha creduto!”.

    Ammucchiarsi.
    Verbo riflessivo: cadere rovinosamente, avere uno scontro in auto o in motorino. Es: “Stava correndo, è inciampato e s’é ammmucchiato per terra”. Proposta da Nur ([email protected]).

    Ammugghiare.
    Rollare una canna. Il termine, utilizzato comunemente nella lingua italiana, deriva dall'omonimo verbo siciliano che vuor dire "avvolgere". Proposta da Eufemia, da Catania ([email protected]).

    Ammummiarsi.
    Imbambolarsi, fissare immobili un punto. Proposta da Luigi di Trani, Puglia ([email protected]).

    Ammuninare.
    Napoletano e campano in generale, viene da “moina” e significa mettere confusione, fare baccano, creare marasma, oppure mettersi in cerimonie.Proposta da Nicola Coppola, 34 anni, Avellino ([email protected]).

    Ammuzzo.
    A caso, così come viene.
    Proposta da Sarah Sasso di Torino ([email protected]). Precisa Lorenzo da Bari ([email protected]): «Credo che l’etimologia di questa parola sia “a muzzo”, espressione che si usa anche al Sud con lo stesso significato, dove “muzzo” indica una quantità di roba non meglio definita».

    A palo.
    Al massimo. "Ho lo stereo a palo"= "Ho lo stereo al massimo". Proposta da Simone Callegher, di Settime (Asti) ([email protected]).

    Ape.
    È l’aperitivo. Proposta da Serena, 26 anni, Milano ([email protected]).

    Appagno.
    Impennata di veicolo a due ruote, usato in area trapanese. Proposta da Annalisa, neolaureata in Lettere Moderne con tesi sull’italiano regionale ([email protected]).

    Appalazzare.
    Mettere le tende . Es: Non ti appalazzare, non rimanere a lungo in un posto. Proposta da Annamaria, Molise ([email protected]).

    Appallozzarsi.
    Vuol dire riposare, quasi a sfiorare lo stato larvale.
    Proposta da Jacopo Manna di Terni, nella frase "Quando pozzo m'appallozzo! Spesso pozzo!" ([email protected]).

    Apparecchiarsi.
    Viene usato con due accezioni diverse: 1) cadere, soprattutto se in una buca, 2) preparararsi con un look che sfocia nell'eccessivo.
    Da Ida di Napoli.

    Apparroccolare.
    Intraprendere atteggiamenti amorosi con ragazze/i, fino a fare sesso sfrenato.
    Proposta da Enza Chiarello da Crotone ([email protected]).

    Appatellarsi.
    Avere una persona fastidiosamente interessata a te, come una patella di mare sta attaccata alla roccia in modo tenace, e non riuscire a liberarsene. Es: “Mi si è appatellato Gigi”. Proposta da Valentina ([email protected]).

    Appattare.
    Far quadrare i conti. Proposto da Vincenzo Cusimano ([email protected]). Per Marco, Napoli ([email protected]), significa discutere, anche animosamente, per risolvere una questione non facile (es.: "amma appattà"= dobbiamo appattare).

    Archiviarsi.
    Andare a dormire quando si è molto stanchi per aver lavorato o studiato tutto il giorno. Es: "Adesso mangiamo, poi ci archiviamo a letto". Proposta daAlbertoP., Vicenza([email protected]).

    Area.
    Modo scortese per richiamare l’attenzione di una persona (“Ehi tu!”). Usato nella zona di Treviso, proposto da Federica ([email protected]).

    Aristofreak.
    Giovane di buona famiglia con frequentazioni underground.
    Da Beniamino Marini di Milano ([email protected]).

    Arrifardiarsi.
    Ritirarsi da/abbandonare un programma, piano, un invito . La provenienza credo sia di origine palermitana, almeno così mi dicono, anche se è fortemente in uso in provincia di Ragusa.
    Proposta da Giovanni Carpenzano ([email protected]).

    Asciugare.
    Rubare.
    Proposta da Eleonora Caselli di Milano ([email protected]).
    Daniela, 22 anni di Busto Arsizio, ha invece un’altra interpretazione: ASCIUGARE (QUALCUNO): fare una testa tanta a qualcuno raccontando sempre le solite cose o cose noiose. Da qui derivas il termine SCOTTEX (o ASCIUGONE o ASCIUGONE REGINA) per designare una persona che fa così sempre. Es: Marco ha fatto un’ora ad asciugarmi col Milan. ([email protected]).

    Asfaltare.
    Vomitare. Il vomito, soprattutto se causato da alcool, ha l'effetto delle macchine che asfaltano le strade.
    Proposta da Giancarlo Russo ([email protected]).

    Atempesta.
    Molto volentieri, moltissimo. Es: “Hai studiato per l’esame?”. “Sì, atempesta!”. Proposta da Massimiliano, 30 anni, attualmente emigrato in Gran Bretagna ma siciliano di nascita, residente a Madrid ([email protected]).

    Attaccar pezza.
    Parlare logorroicamente specie di cose che non interessano: “Quello mi ha attaccato una pezza”.
    Proposta da Graziano Coppa di Bologna.

    Attaccare.
    Marinare la scuola. Es: “Domani attacchiamo” significa “domani saltiamo la scuola”.
    Proposta da Alessia (Alele), provincia di Milano, zona Brianza ([email protected]).

    Attapirarsi.
    Rattristarsi. Da “Striscia la notizia”, la faccia di quelli che ricevevano il ‘Tapiro” si attapirava! ([email protected]).

    Aggiunge Luca Brivio ([email protected]): "Non credo che il termine abbia a che fare con una trasmissione televisiva. Chi è intristito, (o comunque ne ha l'aspetto), fa infatti "il muso lungo" come quello del tapiro".

    Attassato.
    Soggetto molto annoiato. Proposta da Simone da Avola(SR) ([email protected]).

    Attassare.
    Dal freddo, sentire parecchio freddo, congelare.......essere disturbati dal freddo molto forte. Proposta da Marco Amato, dalla Sicilia ([email protected]).

    Attasso.
    Sfortuna. Es: Quello porta attasso. Proposta da Annalisa, neolaureata in Lettere Moderne con tesi sull’italiano regionale ([email protected]).

    Attizzare.
    Piacere fisicamente, riferito a una persona, o spesso a un divo del cinema o della televisione, in genere detto da ragazze (es. "quello m'attizza parecchio").
    Proposta da Luigi Spagnolo, 16 anni di Tortora, provincia di Cosenza. ([email protected]).

    Attraccare.
    Conoscere una ragazza e cominciare una storia. Se va buca, attraccare al molo.
    Proposta da Gigi Barletta dall'Ecole Centrale de Lille ([email protected]).

    Attraversare.
    Usato in senso negativo per indicare cosa o persona non interessante. Per esempio: tu mi attraversi, non m'interessi.

    Autiere.
    Guidatore dell’autobus, solitamente quello di linea. Proposta da Irene, 19 anni, Arezzo ([email protected]).

    Avanzare.
    Usato a Roma dai più malandrini. Tipo: "Che m'avanzi qualcosa?" nel senso "Che c'hai qualcosa da dirmi?" detta cercando di intimide e scoraggiare la persona con cui si sta parlando. Proposta da Francesca Bottoni, da Roma ([email protected]).

    Aver magiato il pollo.
    Indica il fumare avidamente una canna, dando la netta impressione di non volerla passare ad altri. Probabilmente l’espressione nasce dal fenomeno di alta vischiosità delle mani che si manifesta dopo aver mangiato il pollo arrosto. Si usa amichevolmente per far notare a un amico che è giunta l’ora di passare lo spinello. Es: “Mangiato il pollo stasera? Passala, dai!”. Proposta da Giuseppe Cortese, disoccupato, 27 anni, da Napoli e provincia.

    Azzeccarsi.
    Essere azzeccato, forse in relazione agli acidi su francobollo che si leccano, vuol dire essere diventato, ormai, definitivamente 'schizzato' per la droga, ipercinetico. Per l'effetto di un acido o di troppe canne.
    Proposta da Gabriella Taddeo ([email protected]).
    Precisa Giuseppe Cortese, disoccupato, 27 anni, da Napoli e provincia: «L’origine di “azzeccarsi” nasce dall’ambito meccanico. “Azzeccare le punte”’, “essere azzeccato” o “mi fa azzeccare” (correlati al gesto della mano dove indice e pollice si uniscono) fa riferimento agli elettrodi (punte)delle candele del motore a scoppio, che nel momento in cui si avvicinano determinano il malfunzionamento del motore stesso. Quindi “azzeccato” è una persona che ha subìto danni dall’uso di droghe chimiche (lsd, mdma, ketamina e simili) il cui comportamento ha dei picchi (in positivo e in negativo) che ricorda il motore con problemi elettrici».

    Aggiunge Gaetano De Martino, 24 anni, Cava de’ Tirreni, Salerno, ([email protected]): «Premesso che anche da noi “azzeccarsi” si fa derivare dall’uso di sostanze stupefacenti (però non sui picchi di umore), specificatamente significa “di individuo che fissa insistentemente qualcosa con lo sguardo un po’ smarrito”, oppure “che si fossilizza su un determinato argomento o persona”.

    Azzeccare.
    Aver voglia di fare qualcosa. Es: “Oggi non mi azzecca di pulire la cucina”. Proposta da Roberto, da Matera ([email protected]).

    Azzizzato/a.
    Abbellito/a dall'arabo "AZIZ" bello/a.
    Proposta da Eugenio Sciabica. ([email protected]).


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  2. _Nicoletta
     
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    Rivoluzioni linguistiche/l'italiano di fine millennio
    Parliamoci in under-18
    di Maria Simonetti
    Ecco l'inchiesta di copertina del 19 novembre 1998 sui nuovi linguaggi giovanili da cui è nata l'iniziativa di mettere on line Slangopedia

    L'avete mai sentito un gruppo di ragazzi salutarsi al grido di bella!, con la mano destra in alto? Inutile cercare la fighetta della comitiva. La parola vuol dire ciao. Ed È pure inutile cercare di scoprire l'origine di questa sorta di saluto, chi l'abbia inventato. Di certo c'è solo che bella, ormai, lo dicono tutti. Tutti gli under 18 naturalmente. Per capirsi tra di loro, ma soprattutto per non farsi capire dagli adulti. È il nuovo linguaggio giovanile di fine Millennio. Uno slang scherzoso, ludico, creativo e fantasioso. Fatto di sigle e metafore inventate, rielaborate, accorciate, raddoppiate. Tentano gli studiosi di codificarle e intrappolarle in pensosi dizionari. Fatica sprecata. Sempre di più le parole dei giovani sono meteore velocissime che, dicono gli esperti, durano al massimo una decina d'anni e poi scompaiono. Di vocabolari, in realtà, negli ultimi anni ne sono stati compilati a bizzeffe: da "Il linguaggio giovanile degli anni Novanta" curato per la casa editrice Laterza da Emanuele Banfi e Alberto Sobrero (1992), fino a "Peso vero sclero" di Gian Ruggero Manzoni (il Saggiatore, 1997). Ora arriva "Linguagiovani", il primo dizionario online. Dato che il linguaggio dei teen-agers si muove con tanta rapidità, l'unica è stargli dietro in tempo reale. Questo deve aver pensato Michele Cortelazzo, docente di Filologia neolatina all'università di Padova, che ogni giorno accende il computer per vedere quanti nuovi lemmi e fonemi sono arrivati al suo indirizzo e-mail.

    E sono direttamente i ragazzi a segnalarglieli, inviando schede firmate e con la propria città d'origine. Perché alla radice del linguaggio giovanile spesso c'è, opportunamente rielaborato, il dialetto. Di più. Secondo Edgar Radtke, docente di linguistica italiana all'università di Heidelberg nonché uno storico dell'argomento visto che sta per mandare in stampa un "Dizionario della lingua parlata dei giovani italiani 1982-1992", questa nuova lingua .via via, negli ultimi venticinque anni, si è andata affinando come realizzazione linguistica che sostituisce il dialetto a livello di parlare emotivo, affettivo e informale.

    Spiega lo studioso: "Fino agli anni '50-60 si usava l'italiano per le situazioni formali e il dialetto per quelle colloquial-familiari. Da quando nel nord-ovest e nel centro Italia il dialetto è quasi scomparso, il bisogno di comunicare con emotività ha contribuito a creare il linguaggio giovanile. Che nel Sud si è sviluppato con dieci anni di ritardo. Solo oggi se ne vedono i primi accenni".

    All'origine, dunque, e siamo a Milano all'inizio degli anni Ottanta, fu il gergo paninaro reso celebre dal "Drive In" televisivo di Antonio Ricci ed Enzo Braschi. Certo, se ora dici .galloso. (favoloso, stupendo, dal gallo sul piumone Monclair, quello dei paninari doc) sei proprio un cacirro, una persona fuori moda oppure fai rate cioè, come si direbbe papale papale in italiano adulto, fai schifo. Perché da allora, mille altri nuovi slang sono venuti alla ribalta. Con tutto il loro peso. Spiega Gian Lorenzo Coveri, filologo all'università di Genova: "Se fino al '68 quella dei ragazzi era una realtà marginale e a loro non si chiedeva altro che diventare adulti, adesso il mondo giovanile, dallo sport alla musica al look e a ogni altro tipo di consumo, è sempre più visibile, sotto i riflettori".

    Eccole, allora, le nuovissime parole di questo linguaggio giovanile. Che, secondo il professor Cortelazzo, si auto-alimentano attraverso processi di formazione interna. Il più vistoso è lo scorciamento: dove mate sta per matematica, vaitra per vai tranquillo e seico per sei coglione. Ma anche il raddoppio va forte: guardate come impazza, a "Striscia la notizia", il molto molto del comico Dario Ballantini, pseudo stilista Valentino (Molto molto chiffon!). O il ciao ciao.

    Altro serbatoio inesauribile sono i forestierismi, parole che di straniero, però, mantengono solo la faccia. Dall'inglese, ora reale ora improbabile, arrivano, per esempio, parents e genitors (i genitori), o stoned (sta per stonato). Molto più esilaranti e allusivi sono gli ispanismi: come vamos a la playa, per dire si va in piazza, l'intramontabile no tengo dinero o il cucador, quello che fa la corte alle ragazze. Di vocaboli tedeschi Radke ne ha trovati invece solo uno: blitz, nell'espressione sei proprio un blitz per dire che non capisci niente. E pazienza che in tedesco blitz voglia dire guerra-lampo, cioè tutto il contrario. Invenzioni ludiche e fantasiose, quindi. Ma fatte da esperti. Un gioco linguistico che può permettersi chi l'italiano e le lingue straniere le conosce e le parla.

    Secondo Claudio Giovanardi, docente di Didattica della lingua italiana all'università Roma 3, il linguaggio giovanile ha un marchio d'appartenenza preciso, caratterizzato dall'estrazione sociale: "C'è quello scherzoso e innovativo degli studenti acculturati delle classi più elevate, in grado di usare anche la lingua formale, ufficiale e seria", spiega il professore: "I giovani di borgata, invece, più svantaggiati e meno scolarizzati, hanno come unica risorsa linguistica il loro parlato. Che ha ancora una forte componente dialettale e che attinge a gerghi molto specialistici". Come quello motoristico, ad esempio. Svalvolato, a Roma, è chi sta fuori di testa, come un motore che va fuori giri. Mentre dal sottobosco della droga arrivano sballato, para e rota (depressione). Senti chi parla Ssoprattutto È il mondo dei media che offre una fonte, e contemporaneamente uno specchio, al linguaggio giovanile. Diffondendo e riproducendo neologismi, metafore, giochi di parole. Ieri non si riusciva a sfuggire ai tormentoni arboriani di "Quelli della notte", dai nanetti al brodo primordiale fino al non capisco ma mi adeguo. Poi è venuto il trionfo dei Lorenzo, ragazzi sciamannati e sdruciti che, sulla scia del successo degli show demenzial-chic dei fratelli Guzzanti, non sapevano più dire altro che da paura., quelo e la seconda che hai detto.
    Alla radio, oggi la linea la danno i disc jockey. Massimo Moneglia, ricercatore presso il dipartimento di Linguistica dell'università di Firenze e autore dello studio "La lingua delle radio locali giovanili" (pubblicato nel volume "Gli Italiani trasmessi: la radio" a cura dell'Accademia della Crusca), di trasmissioni dedicate ai giovanissimi ne ha ascoltate per ore e ore. Concentrandosi soprattutto su quelle di Albertino, sovrano dei disc jockey italiani e leader del network nazionale Radio Deejay. Dice Moneglia: .Con i loro jingles, gli enunciati brevi, le vocine e le interiezioni più pazzesche, i d.j. inventano un tipo di lingua molto colloquiale e simile al parlato diretto dei giovani.. Sarà per questo che moltissimi di loro, ogni sera, corrono a sintonizzarsi sull'emittente tv Mtv e sulla sua star, il d.j. Andrea Pezzi. Che, inquadrato con una telecamera dall'alto a effetto deformante, parla a mitraglia impastando energia, iper-tecnologia e creatività. E non dimentichiamo il cinema, come modello di slang e tic linguistici. Alzi la mano chi, dei ragazzi d'oggi, non ha ancora gridato dietro a una ragazza qualcuna delle fulminanti battute di cui Carlo Verdone ha infarcito il suo ultimo film campione d'incassi "Gallo Cedrone". Come "Che bel sorriso verticale, chi te l'ha scolpito, Michelangelo?". Oppure: "Che bel panettone che c'hai, quand'è che lo scartamo?". Fino a: "Lo sai che c'hai un sito da paura...Te c'hanno mai cliccato sopra?".

    Già, il linguaggio informatico: le parole del mondo dei computer entrano a passo di carica nel lessico dei giovani. A sedurli sono soprattutto le forme abbreviate, rapide e incisive: come nick per dire nome (da nickname, il soprannome da scegliere per entrare nelle chatline, le linee telematiche di chiacchiere), o mandami una mail al posto di scrivimi una lettera oppure non me ne importa un bit. Ancora, scrivono sui muri appassionati messaggi d'amore condensati in sigle come T.V.B (ti voglio bene) o 6 bella (sei bella). Ma quante di queste espressioni giovanili sono in grado di ballare per più estati e sopravvivere al passar del tempo? Certo, oggi matusa e gettonare sono proprio "vetero". Ma è anche vero, come fanno notare gli esperti, che parole come casino, sgamare e cuccare sono ormai entrate con tutti i crismi nel vocabolario Zingarelli. Insomma, sono a pieno titolo lingua italiana.

    (19 novembre 1998)

    fonte
     
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  3. _Nicoletta
     
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    Cosa c’è dentro la Slangopedia
    di Maria Simonetti
    Comincia con "a come ammucchiarsi" e finisce con "z come zaccagnata" mettendo in fila più di 1200 voci e modi di dire: Slangopedia, autocompilato by mail e oggi anche by video (telecamera o telefonino), è il primo dizionario slang della digital generation, teeagers anni 2000 che riscrivono e reinventano ogni giorno l'alfabeto a botte di sms, mail e blog.

    Più di 3 milioni di 14-18 enni che navigano abitualmente su Internet, più della metà dei quali possiede un Ipod o un lettore mp3 e che scrivono oltre 10 sms al giorno. In nome dell'imperativo categorico: comunicare, essere connessi con più persone possibile e in minor tempo.

    Scorrendo la Slangopedia salta agli occhi che sono digitali, sì, i nuovi teenagers, ma come i loro papà tra loro soprattutto parlano di sesso, adocchiamenti, abbordaggi e avvicinamenti carnali: espressi da Monza a Catania con neologismi come "carniforare", "pasturare", "misciarsi", "ammoccarsi" oltre a "quiko" (una sveltina), "domopack" (il profilattico), "profiterol" (uno che ci prova sempre), "stare a ferro" (non avere un fidanzato da tanto tempo).

    Di certo frequentano il mondo di spinelli e affini, i teeager, da cui vengono "barella"(cocaina), "paparina", "crecola", "geografica" "bonza", "bob marley"(spinello), "pepperepè". Il look li classifica in "pariolini" (a Roma), "piazzarotti" (a Treviso), "crocettini" (a Torino), "fumobici" (a Bologna), "carlotte", "cozzale" e "vrenzole" (a Firenze, a Bari, a Napoli).

    Uno dei loro desideri più diffusi è marinare la scuola, che si dice da regione a regione in oltre 20 modi diversi, come "cagnare", "bossare", "jumpare", "nargiare", "fare lippe", "fare cavalla", "fare forca", "fare chiodo". Infine, sono bravissimi a inventare neologismi dall'inglese, come "allipparsi" (to lip, baciare), "allokare" (to look, gaurdar fisso), "flettosa" (flat, piatta), "oddinico" (odd, vecchio), "drinkare" (to drink), "oneshottare" (one shot).

    E anche ad arricchire il "texting language", ossia il linguaggio sms vero e proprio, con parole abbreviate, raddoppiate e invertite, tipiche da gruppo a gruppo. Come "cisi" (ci ci vede), "brenso" (breve+ intenso), "gs" (già sai), LOL (laughing out loud, ammazzarsi di risate), CTM (cazzi tuoi mai?), "mela" (mail), MOM ('miezz 'o mercato, ossia taroccato).


    Voci da
    * A come Ammucchiarsi (100)
    * B come Babbiare (129)
    * C come Cofanare (160)
    * D come Drummata (28)
    * E come Emo (14)
    * F come Fighetto (71)
    * G come Grozzo (64)
    * H come Homer (4)
    * I come Ingrippato (46)
    * J come Jappognocca (9)
    * K come Kawaii (6)
    * L come Lambascione (27)
    * M come Mindrone (68)
    * N come Nabbomba (18)
    * O come Oddinico (4)
    * P come Pariare (117)
    * Q come Quoto (3)
    * R come Rebonzo (41)
    * S come Sconigliare (228)
    * T come TVB (83)
    * U come Utonte (8)
    * V come Vrenzola (15)
    * Z come Zaccagnata (50)


    link: http://temi.repubblica.it/espresso-slangop...la-slangopedia/
     
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2 replies since 4/3/2007, 20:31   3042 views
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