Lauree facili, la Procura apre un'inchiesta

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  1. _Nicoletta
     
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    da un intervento sul forum opsonline

    Consorzio Nettuno o Nettunouniversity?

    Il Consorzio nettuno è nato molti anni fa e si tratta di una "associazione" di Università Italiane che offrono la possibilitità di seguire le lezioni a distanza mentre gli esami si fanno nelle rispettivi sedi universitarie presso le quali si è iscritti. Giusto per essere chari, se uno studente si iscrive a Padova avrà il libretto universitario della Facoltà di Psicologia di Padova, se uno studente si iscrive a Roma avrà il libretto universitario della Facoltà di Psicologia di Roma ecc. ecc.

    NettunoUniversity è nata dopo il decreto del Ministero dell'aprile 2005 che autorizzava ed istituiva le università private teldidattiche.
    Se uno studente si iscrive alla NettunoUniversity di Roma avrà il libretto universitario rilasciato dalla Università privata NettunoUniversity .

    Fino a qui la situazione formale.

    In pratica cosa hanno fatto?
    Dopo anni di sperimentazione e preparazione dei materiali didattici fatti dalle università italiane per il consorzio nettuno, la Prof.ssa Annamaria Amato Garito, responsabile del Consorzio Nettuno, ha colto la palla al balzo ed ha fondato la NettunoUniversity.

    Il primo anno, come ricorda bene chi visitava il sito www.uninettuno.it la home page presentava i corsi del consorzio e c'èra un piccolo logo (uninett1) che rimandava alla NettunoUniversity che però aveva solo la home page e poche pagine attive.

    A dicembre del 2006, senza alcun avviso o comunicazione, chi andava sul sito www.uninettuno.it scopriva un nuovo portale dove si accedeva alla nuova università telematica e dove il rimando al Consorzio Nettuno originale è indicato da un link attivo raffigurato dal logo del Nettuno.

    Capite bene che la cosa ha destato non poco stupore (e incazzatura) da parte di tutte le Università Italiane che dopo anni di lavoro ed impegno si sono trovate ad aver fatto da traino all nuova Univerisità Privata, tanto che alcuni Atenei stanno valutando di uscire dal consorzio e gestire da sole i corsi teledidattici: perchè versare quasi tutte le tasse al consorzio di Roma quando poi gli studenti sono gestiti dalle facoltà dei singoli atenei?

    Chi era già iscritto al consorzio nettuno, quindi alle singole Università Ialiane dopo il primo attimo di confusione ci ha messo poco a capire che doveva andare sull sito www.consorzionettuno.it per ritrovare il "vecchio"sito che usava da anni.
    Mentre le nuove aspiranti matricole si sono tovate a non capire bene (nel caso migliore) o ad iscriversi alla NettunoUniversity.

    Che dire la cosa è stata studiata bene. Tanto di cappello! Daltronde abiamo a che fare con degli esperti in psicogia e comunicazione!
    Date un'occhiata al nuovo portale rispetto al "vecchio" che giace statico e immutato ed incompleto da anni!

    Sia chiaro, nulla di illecito o immorale, tuttavia le modalità della manovra lasciano perplessi e stupefatti. D'altronde le regole sulla pubblicità lo consentono, almeno lo spero ed anche non fosse così se apettiamo che intervenga il Garante della pubblicità e della concorenza stiamo freschi. Tanto per fare un esempio, ci hanno messo anni e speso soldi per una indagine (!?) per capire che solo l'Italia faceva pagare i costi di ricarica dei telefonini!!!

    Un 'ultima considerazione "bipartisan": se da un lato la Prof.ssa Garito ha usufruito del decreto Moratti dell'aprile 2005, dall'altro è amica personale di Romano Prodi (durante lo spoglio delle schede elettorali del 2006 attendeva i risultati nel salotto di Prodi).
    Come vedete quando si tratta di "fare" non conta il colore politico.
    (dal corriere della sera del 31-12-2006 http://www.corriere.it/Primo_Piano/...31/lauree.shtml).

    Spero di ever dato un contributo utile a chiarire la situazione.

    P.S. Al di là di tutto io mi sono fatto un mazzo per dare 42 esami in tre anni ed ho speso una cifra tra libri e viaggi presso la sede della facoltà per sostenere gli appelli d'esame e poi per registrare i voti: ci mancava solo questa polemica che ora rischia di gettare discredito su tanti sacrifici miei e di tanti colleghi di studio.

    Ah dimenticavo: gli studenti del terzo anno del Cdl Discipl. della ric. psicologico sociale stanno ancora aspettando che la Prof.ssa Garito registri le sue video del corso Tecnopsicologie e processi formativi: infatti non sono ancora disponibili. Probabilmente la Prof.ssa di è dimenticata di prepararle o, forse, è stata troppo impegnata a preparare la nuova Università.

    Saluti.

    Pazzesco!!! L'articolo del Corriere del 31 .12.2006 è questo


    Il boom conquista anche professori celebri
    I docenti pubblici
    e l'affare delle lauree online

    Undici le università su Internet e dietro l'ultima nata si nasconde il Cepu Slogan ingannevoli e denunce.

    «Dottor Figus, lei dove ha studiato?». «Al Cepu». «Chiaro! Come mai non si sveglia, il paziente?» La scenetta di Tel chi el telùn era solo una delle tante in cui Aldo, Giovanni e Giacomo hanno scherzato per anni sul più famoso centro che «aiuta» gli studenti a studiare. Anche nell'ultimo film dei tre, Anplagghed, i protagonisti sono «un robot, un terrone e un ingegnere positronico laureato al Cepu». Un gioco: non ci si laureava, lì. Fino a ieri, però: dietro una delle 11 università telematiche autorizzate da Letizia Moratti, alcune un attimo prima di lasciare il ministero, c'è infatti (sorpresa!) anche una creatura clonata dalla società diventata celebre grazie a un martellante spot con Alex Del Piero. Che tra poco, se il ministro Fabio Mussi non si metterà di traverso, potrà finalmente far tutto in casa: lauree comprese. Capiamoci: non è che il Cepu sia il primo centro del genere a portare a compimento il «ciclo produttivo». L'aveva già fatto «Universitalia», che campeggia su Internet e sui giornali con slogan che ricordano i «sette chili in sette giorni». Questo diceva infatti uno spot: «Dieci esami in dieci mesi!» Poi corretto (massì, abbondiamo) in un trionfante: «Undici esami in dieci mesi!». Per essere ancora più «gajarda», la home-page del sito mostra anzi una bella ragazza che impugna bellicosamente i guantoni e colpisce con un sinistro la scritta: «Esami, usa il metodo forte». Il tutto in linea con uno dei protagonisti, Stefano Bandecchi, ex paracadutista, amministratore unico della Edizioni Winner che della Universitalia è azionista al 50%.

    Metodi forti, metodi spicci. Basti ricordare che poche settimane fa Sara Nardi, una dei responsabili dell'istituto, è stata rinviata a giudizio dal pm romano Giuseppe Corasaniti per aver ingannato una ragazza con la proposta contrattuale «soddisfatto o rimborsato». Seccante. Come seccante fu il coinvolgimento due anni fa nell'inchiesta della procura di Verona su un giro di "diplomi facili", di Alfredo Pizzoli, oggi amministratore unico dell'Isfa, uno dei soggetti che controllano il Consorzio Risorse Umane, da cui è stata originata, appunto, la Unisu: Università telematica delle Scienze umane. Tutto corretto? Sotto il profilo legale magari sì. Ma anche uno dei docenti, Giuseppe Castorina, ordinario di Inglese alla Sapienza e presidente del comitato tecnico organizzatore dell'ateneo, ha detto al Corriere dell'Università e del Lavoro: «Sapevo che Winner fosse tra i finanziatori del Consorzio ma non che Winner fosse anche Universitalia. Il conflitto d'interessi? Indubbiamente la situazione è equivoca». Dotata di un comitato tecnico organizzatore presieduto da Umberto Margiotta, ordinario di pedagogia alla Ca' Foscari, la Unisu ebbe il via libera dalla Moratti il 10 maggio scorso, un mese dopo la sconfitta della destra e pochi giorni prima che Letizia passasse le chiavi del ministero al successore. Nella banca dati del ministero, per quanto quei numeri vadano presi con le pinze, non risulta avere neppure un docente di ruolo. Zero carbonella, per dirla alla romana. Le facoltà tuttavia sono quattro: Giurisprudenza, Economia, Scienze politiche e Scienze della formazione.

    Un miracolo? No. Almeno sulla carta. Nell'Università italiana (a differenza che negli ospedali) non esiste infatti alcuna norma che regoli le pretese di un docente di un ateneo pubblico di lavorare anche per uno privato. Certo, Mussi ha già annunciato di volere cambiare al più presto queste regole perché «non sta né in cielo né in terra che un dirigente della Fiat possa lavorare anche per la Renault o la Bmw». Ma per adesso la situazione è questa: centinaia di docenti sono a carico dello Stato (dallo stipendio agli assegni familiari, dalle ferie ai contributi pensionistici per una media da 150 a 180 mila euro l'anno lorde, un ordinario) come dipendenti pubblici e arrotondano con le accademie private. In particolare le telematiche. Una delle quali, la Uninettuno, che peraltro passa per essere una delle più serie (Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Psicologia e un assetto societario che vede in prima fila il Consorzio Nettuno di cui fanno parte anche l'ex ministro dell'Istruzione Giancarlo Lombardi e l'ex direttore generale della Rai Franco Iseppi) ha un docente pubblico addirittura come rettore: Amata Maria Garito. Ordinaria di psicologia alla Sapienza e grande amica di Prodi, che proprio a casa sua attese il 10 aprile i risultati elettorali.

    Il fatto è che nell'affare delle università telematiche hanno tentato di buttarsi in tanti. Ovvio: gli studenti fanno tutto in Internet (lì scaricano le lezioni registrate dei docenti, lì trovano le esercitazioni da fare, lì partecipano ai forum didattici, lì "chattano" con la controparte) e possono teoricamente vedere questo o quel «prof.» solo il giorno dell'esame. Quindi basta una sede neppure troppo grande, un po' di professori part-time, uno staff che abbia dimestichezza con Internet ed è fatta. Senza alcuna necessità di investire decine di milioni di euro. Ed ecco la Telematica universitas mercatorum, costituita a novembre del 2005 per iniziativa dell'Unioncamere (Presidente è Andrea Mondello, che guida l'associazione): una facoltà (Economia) e due corsi di laurea triennale, Management delle risorse umane e Gestione d'impresa. E poi la Pegaso (due facoltà, Giurisprudenza e Scienze umanistiche, zero docenti di ruolo in banca dati) che ha come azionisti Danilo, Raffaele e Angelo Jervolino, che già hanno interessi in vari istituti scolastici privati partenopei. E poi la Giustino Fortunato (solo Giurisprudenza, nessun docente di ruolo in banca dati) che fa capo alla fondazione Efiro di Benevento, presieduta da Angelo Pasquale Colarusso, già noto nel Sannio per una scuola privata che da molto tempo aiutava nelle rimonte scolastiche. E poi ancora la Leonardo da Vinci, zero docenti di ruolo (per la banca dati), tre facoltà (Scienze dei Beni culturali, Scienze della Formazione e Scienze manageriali) e un legame strettissimo con l'Università Gabriele D'Annunzio" di Chieti-Pescara (nota anche per un gran numero di speedy-lauree) il cui patriarca indiscusso è Franco Cuccurullo, ex-presidente del Comitato etico nazionale nominato da Rosy Bindi per esaminare il protocollo Di Bella, presidente del Comitato di indirizzo di valutazione sulla ricerca e futuro presidente dell'Istituto Superiore di Sanità. E poi ancora la Unitel (zero docenti fissi in banca dati, tre facoltà: Agraria, Architettura e design industriale e Scienze motorie ma con un solo corso di laurea attivato: design della moda) che appartiene a una società di cui fanno parte la Fondazione Renato Dulbecco (28%), l'Associazione centro interdisciplinare studi biomolecolari (12%), Mediolanum comunicazione (8%), Fininvest Servizi (8%) e sbloccata dalla Moratti l'8 maggio scorso, nove giorni prima che si insediasse il nuovo governo. Per finire con la Iul (ancora zero docenti ufficiali, una facoltà, proprietà di un consorzio con l'Università Bicocca di Milano, l'Università di Firenze, di Macerata, di Palermo e la Lumsa…), la Tel.Ma. (un docente di ruolo, Donato Limone, e due facoltà, voluta a quanto pare dal Formez e dall'Anci).

    Voi chiederete: ma perché questa corsa? Il miele che attira le api, quelle buone e quelle meno buone, è la possibilità di rastrellare una quantità mai vista prima di «aspiranti dottori». Merito di quella riformetta che permette un po' a tutti di «mettere a frutto il proprio lavoro». Facendosi riconoscere, sulla base dell'esperienza accumulata come ragionieri o guardie forestali, giornalisti o vigili del fuoco, impiegati catastali o brigadieri dei carabinieri, una gran quantità di crediti formativi universitari (fino a 140, prima che Mussi imponesse un tetto massimo di 60 su 180) così da poter puntare a una laurea con pochi esami. È vero: l'hanno fatto un sacco di atenei, anche tra quelli additati come «più seri». Ma alcuni ci hanno dato dentro alla grande. Come la telematica «Marconi», che risulta avere fatto la bellezza di 30 bandi di gara per docenti ma di averne a carico due soli: il ricercatore Umberto Di Matteo (nemmeno confermato, pare) e l'ex senatore democristiano e poi aennino Learco Saporito, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Berlusconi. Rettore: Alessandra Spremolla Briganti, fino a qualche mese fa ordinario a Roma Tre. Proprietà: la Fondazione Tertium. Facoltà: Lettere, Giurisprudenza, Economia, Scienze e tecnologie applicate, Scienze della formazione, Scienze sociali. Amatissime, stando alla raffica di convenzioni sbandierate su Internet, da un sacco di associazioni di categoria. «Avevamo la fila alla porta di gente che voleva laurearsi e ci proponeva mille o duemila iscritti a botta», spiega Francesco Paravati, responsabile del marketing della Uninettuno che quasi si vanta di avere solo 600 iscritti contro gli oltre quattromila della Marconi. Il delegato di un gruppo di agenti di custodia, racconta, "arrivò a dire chiaro e tondo: la laurea ci serve solo per passare di grado. Non daremo fastidio a nessuno, non faremo danni usandola. Le altre ci riconoscono cento, centodieci crediti… Perché voi no?».

    Restava il giallo su chi stesse dietro l'undicesima università telematica, la E-Campus, approvata il 30 gennaio scorso. Di chi poteva essere? E perché la proprietà aveva ritenuto opportuno starsene nell'ombra dietro due finanziarie? Finché, passin passino, siamo arrivati a capo del mistero: dietro c'è, come dicevamo all'inizio, il gruppo di Francesco Polidori, fondatore del Cepu. Come mai tanta riservatezza? Chissà, perché forse qualcuno al ministero avrebbe potuto ricordare non una ma quattro sentenze dell'Autority per pubblicità ingannevole. L'ultima è di tre anni fa.

    Gian Antonio Stella

    31 dicembre 2006
     
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