Taxi rosa

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  1. _Nicoletta
     
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    Taxi Rosa: strumento efficace per la mobilità delle donne o trappola?
    30.11.2011
    Scritto da Ilaria Biancacci

    Correvano gli anni settanta e tra gli slogan del movimento femminista si urlava “Riprendiamoci la notte”. Oggi le donne di tutto il mondo vogliono semplicemente riprendersi la libertà di essere donne. Perché nessun luogo è più sicuro per loro, e prima di tutto, le loro case. Perché i padri, i fidanzati e i mariti scaricano su di loro tutta la cattiveria e la violenza. Perché la maggior parte delle violenze sulle donne avvengono dove non te lo immagineresti mai. Perché andare a scuola, a lavoro, innamorarsi e sposarsi è un rischio.

    Numerosi comuni italiani hanno fatto proprio lo slogan femminista e hanno proposto uno strumento per tutelare la sicurezza delle cittadine italiane che vogliono spostarsi di notte: i Taxi rosa. Milano, Mestre, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. Un’ondata di “sicurezza per le donne” che dal Nord al Sud del nostro stivale ha sperperato soldi pubblici senza ottenere un risultato tangibile ed ottimale.

    Ora però i soldi sono finiti e le corse dei Taxi Rosa sono finite. Questo succede a Bologna dove, dopo tre anni dalla nascita, sono terminati i fondi stanziati dagli stessi conducenti. Sono state 40 mila le corse ribassate e circa 120 mila gli euro messi a disposizione. Il comune di Bologna non ha denaro per ripristinare il fondo cassa e l’amministrazione non è in grado di sostenere l’iniziativa promossa dalla giunta Cofferati.

    “I centri antiviolenza – ha dichiarato Chiara Cretella, addetta stampa della Casa delle Donne di Bologna – non hanno mai fatto affidamento su questo tipo di misure preventive. Prima di tutto bisognerebbe indirizzare i fondi pubblici verso il sostegno dei centri antiviolenza, i quali senza soldi, non possono garantire nemmeno il minimo sostegno alle donne che hanno bisogno di aiuto. I Taxi Rosa non risolvono il problema della violenza di genere, che nel 90% dei casi avviene all’interno delle mura di casa. Solo il 3% degli stupri viene compiuto da uomini estranei”.

    In Abruzzo il consorzio Cometa offre alle donne che viaggiano tra le 23 e le 6 del mattino corse urbane al costo di 5 euro e tariffe scontate del 30% per le corse extraurbane. A Roma sconto del 10% per le donne sole che viaggiano tra le 22 e l’una di notte. A Bologna un buono da ritirare presso gli U.R.P. comunali, del valore di 3 euro per donne sole che utilizzano un taxi tra le 22 e le 6 del mattino. Cremona propone uno sconto del 20% per le corse tra le 22 e la mezzanotte, nell’ambito del territorio comunale e uno sconto del 10% per le corse extraurbane. Novara adotta una formula simile a quella scelta dal comune emiliano: 3 euro di sconto, dietro presentazione di bonus distribuito dall’U.R.P. del Comune, per le donne che viaggiano tra le 19 e l’una di notte.

    A Bolzano è necessaria una taxi card, rilasciata dal Comune, per poter usufruire del consueto sconto di 3 euro. Il servizio può essere utilizzato da tutte le donne residenti o domiciliate in città, sole o accompagnate da altre donne o minori. La porta delle Dolomiti prevede uno sconto per le over 65 a partire dalle 20. Il capoluogo Toscano propone vetture guidate da sole donne e sconti per anziane. Parma distribuisce 5 voucher del valore di 4 euro, utilizzabili tra le 20 e le 7. Mestre offre corse gratuite tra le 21 e le 2 di notte sotto presentazione di un voucher da richiedere al Comune. A Milano ci sono i “City Angels” che accompagnano, tra le 21 e l’una e trenta, le donne sole che prenotano il servizio “Taxi Rosa”.

    La regione Liguria mette a disposizione un carnet di sconti per le donne che viaggiano sole, in piccoli gruppi o con minori. Napoli ha lanciato una raccolta firme per richiedere al Comune l’introduzione di agevolazioni. Sulla carta, l’iniziativa legata ad una mobilità più sicura per le donne, non fa una piega. In realtà il meccanismo è un po’ contorto e le cittadine dei vari comuni devono districarsi tra voucher, sconti, prenotazioni e orari.

    “Le politiche sociali dedicate alla tutela della sicurezza delle donne – continua Chiara Cretella – sono deleterie per noi. Una donna non è più libera di uscire di casa senza aver paura. Questa criminalizzazione dell’esterno non fa altro che aumentare il senso di insicurezza delle donne. È lo stesso problema delle ronde. Farsi scortare da un uomo armato, piuttosto che da un tassista, non cambia la visione generale. La discriminazione di genere, statistiche alla mano, avviene all’interno delle famiglia, nel contesto domestico, lavorativo e sentimentale. Questo è il vero problema delle donne italiane. Purtroppo però i giornali si focalizzano sullo stupro perpetrato dall’uomo straniero. In Italia mancano le basi. Se i centri antiviolenza venissero finanziati e tutelati, se ci fossero delle leggi più severe sulla violenza di genere, allora i taxi rosa avrebbero un senso, all’interno di un quadro generale. Nel momento in cui tutto questo manca i taxi non servono per risolvere il problema della violenza contro le donne”.

    A Bologna sono circa 120 mila gli euro messi a disposizione per il servizio dei Taxi Rosa. “Noi con tutti questi soldi lavoriamo un anno. Nel 2011 il Comune ci ha tolto 25 mila euro – afferma la Cretella – e non riusciamo a garantire il servizio a tutte le donne che ne hanno bisogno. Dobbiamo dir loro di no, quando vengono con i loro figli e sono a rischio omicidio, perché non abbiamo abbastanza posti letto”.

    In Italia, sono almeno sette milioni le donne tra i 16 ed i 70 anni che hanno subito una violenza almeno, e tra queste quasi 700 mila erano delle madri. Nel 2010, sono 127 le donne uccise dalla violenza familiare, da mariti, compagni, conviventi, ex partner. La violenza di genere non si può combattere sui tavoli della politica. Prevenzione è la parola d’ordine.

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