iSchool, la scuola sta cambiando

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  1. _Nicoletta
     
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    CITAZIONE
    iSchool, la scuola sta cambiando(e da oggi io torno in classe con 140 mila studenti)

    10 ottobre 2011
    Oggi comincio un corso davvero speciale: è il corso di Introduzione all’Intelligenza Artificiale dell’università di Stanford. Mi sono iscritto a fine agosto dopo aver letto la storia sul New York Times: allora gli iscritti erano 58 mila. Oggi che si parte, sono oltre 140 mila. E’ l’esperimento più avanzato di istruzione di qualità online e oggi ne parlo su Repubblica raccontando anche la bella storia di Kahn Academy per cercare di capire come la rete possa cambiare in meglio il settore cruciale di qualunque società che voglia avere un futuro: l’istruzione appunto.
    Ma su Repubblica ho avuto anche l’occasione di citare quelle che secondo me sono le iniziative italiane con più possibilità di cambiare davvero la scuola. La prima è OIL Project, chi segue il Post la conosce bene perché le lezioni di attualità vanno in streaming anche qui. Dalla settimana prossima la piattaforma di Marco De Rossi punta a diventare il luogo dove i docenti possono caricare le rispettive lezioni per creare un grande catalogo di sapere condiviso, gratuito e facilmente accessibile. Mi piacerebbe molto che la cosa funzionasse.
    La seconda iniziativa è firmata dalla casa editrice Garamond, specializzata in editoria digitale per l’istruzione e la didattica. Da tempo il suo direttore Agostino Quadrino è in polemica con i grandi editori di libri scolastici e con il fatto che non si passi davvero ad avere libri di testo scaricabili da Internet come promesso nel 2008 e sancito da relativa legge. Per questo ha lanciato una piattaforma dove i docenti possono caricare i loro libri di testo e gli strumenti didattici che usano.

    Avendo fatto questa scelta, so di aver lasciato fuori tante altre iniziative importanti in corso (su tutte la WIILD, la lavagna multimediale interattiva in ambiente Linux attivata hackerando un controller della Wii). Ma questo della scuola è uno dei temi che più mi sta a cuore. Mi piacerebbe continuare a parlarne, raccogliere storie e poi organizzare un grande momento di comunicazione e di progettazione…

    Buona conversazione se vorrete.
    Riccardo Luna
    da www.ilpost.it/riccardoluna/2011/10/...-mila-studenti/

    link: corso di Introduzione all’Intelligenza Artificiale dell’università di Stanford
    la storia sul New York Times

    OIL Project
    seconda iniziativa è firmata dalla casa editrice Garamond
    WIILD, la lavagna multimediale interattiva in ambiente Linux attivata hackerando un controller della Wii

    CITAZIONE
    NELLA "scuola del futuro" non ci sono banchi rotti, muri sporchi ed edifici fatiscenti. Per la verità non ci sono proprio i banchi, i muri e gli edifici. E nemmeno le cattedre. Ci sono soltanto gli unici due elementi assolutamente indispensabili perché si possa parlare di un corso di studi: i docenti, ma solo quelli bravi davvero. E soprattutto gli studenti, tantissimi studenti.

    Mai visti tanti studenti in una sola classe: quelli che stamattina aprono l'attesissimo corso di Introduzione all'Intelligenza Artificiale dell'università di Stanford, sono più di 140 mila e vengono da tutte le parti del mondo. Anzi, non vengono affatto perché ciascuno di loro, da oggi fino al 12 dicembre quando si terrà l'esame finale, per seguire le lezioni se ne starà a casa propria, o magari in un parco con un laptop sulle ginocchia, oppure starà facendo altro e si collegherà in rete quando gli sarà più comodo rivedere il professore su YouTube.

    Fermiamoci un attimo. Perché qui nessuno sta scherzando. Mentre gli studenti scendono in piazza per il diritto allo studio, una autentica rivoluzione didattica è in corso davvero, ed è più forte dell'ignoranza di certi ministri o dalla miopia di tanti politici che considerano l'istruzione un costo da tagliare e basta. Dopo aver stravolto i pilastri dell'industria culturale - dalla musica al cinema, dai libri ai giornali - , Internet sta ora attaccando il luogo dove batte il cuore del sapere da più di duemila anni: la scuola.

    L'obiettivo finale è creare dei campus virtuali dove il sapere è distribuito in rete, i libri di testo si leggono gratuitamente sui tablet e le lezioni sono ribaltate rispetto a quanto siamo abituati a fare da due secoli: basta con discorsi fatti ex cathedra e compiti a casa. Meglio invece guardarsi a casa il video del prof tante volte quanto necessario a ciascuno di noi (visto che siamo tutti diversi, come ha spiegato il guru dell'istruzione Ken Robinson), e poi in classe si discute e si fanno gli esercizi.

    La scintilla della rivoluzione si è accesa per caso. Se nel 2004 la piccola Nadia non avesse avuto problemi in matematica, il cugino Salman Khan non avrebbe iniziato a farle ripetizioni: solo che, visto che si trovavano in due città diverse degli Stati Uniti, Salman le sue lezioni le faceva via Yahoo! Messenger, un servizio di chat, mostrando le formule delle operazioni su un taccuino virtuale, Microsoft Paint.

    Dopo un po' Nadia gli disse che preferiva un video, "perché posso rivedermelo se non ho capito qualcosa". E così il 16 novembre 2006 il cugino aprì un profilo su YouTube dove caricare le spiegazioni. Ora Salman non era un cugino qualsiasi: nato a New Orleans ma originario del Bangladesh, ha nel curriculum tre lauree al MIT di Boston e un master ad Harvard. Insomma è un mezzo genio. Anzi, leviamo il "mezzo". E così le sue clip per Nadia in rete sono diventate un cult: grazie a banali moduli scritti in Java, uno dei più noti linguaggi di programmazione, alla fine di ogni video di Khan ci sono delle batterie di domande, e solo se rispondi esattamente a tutte, sali ad un livello superiore e hai altre domande. Funziona come un videogame, praticamente, ma intanto Nadia imparava. E non solo lei.

    In rete questi video furono subito un successo, al punto che Salman Khan dopo tre anni decise che quella sarebbe stata la sua vita: lasciò il posto di gestore di fondi finanziari ad alto rischio, ottenne un piccolo finanziamento da un venture capital di Silicon Valley e da quel giorno il suo canale lo ribattezzò "Kahn Academy". Ma la vera svolta doveva ancora arrivare: la scorsa estate dal palco del Festival delle Idee di Aspen, il fondatore di Microsoft Bill Gates in persona lodò il sito rivelando che i suoi figli lo usavano abitualmente. Per farla breve, Salman si è trovato con un milione e mezzo di dollari dalla Bill & Melinda Gates Foundation, seguiti da altri due milioni da Google (Google in questa storia è importante, poi vedremo perché).

    Oggi la Kahn Academy è un colosso dell'istruzione primaria con 2600 video lezioni di storia, matematica, finanza e fisica; sulla homepage del sito ha un contatore che aggiorna quante lezioni ha già impartito (siamo vicini alla stratosferica cifra di 80 milioni). E si è data la missione di insegnarci "quello che vogliamo, quando lo vogliamo e al nostro ritmo di apprendimento". Piccola postilla: è tutto gratis.

    Ma le sorprese non erano finite. Sei mesi fa a Long Beach si riuniscono un centinaio di cervelloni di tutto il mondo per l'annuale conferenza del TED. Bill Gates cura la sessione dedicata all'istruzione e sul palco porta Salman Khan naturalmente. In sala c'è un giovane tedesco sul quale da adesso punteremo i riflettori: si chiama Sebastian Thrun, ha 44 anni, gli occhi blu, è professore di informatica a Stanford dove guida il Laboratorio per l'Intelligenza Artificiale.

    Thrun è al TED perché ha realizzato per Google il prototipo della auto che si guida da sola. Quando tocca a lui parlare spiega che la vettura ha già alle spalle 140 mila chilometri percorsi senza pilota per le strade della California e in sala molti hanno un brivido: "Aspetto con ansia il momento in cui le generazioni dopo di noi guarderanno indietro e diranno quanto fosse ridicolo il fatto che gli umani guidavano le auto". Ma poi Thrun ascolta il discorso di Salman Khan e decide di mettersi alle spalle le auto per dimostrare quanto sia ridicolo il fatto che l'istruzione di qualità, che è il presupposto indispensabile per immaginare un mondo migliore, sia così costosa e riservata a così poche persone.

    Nasce così il corso di Stanford che parte oggi. Il professor Thrun non sarà solo. Al suo fianco c'è Peter Norvig, 55 anni, capelli bianchissimi, un set di camicie hawaiane indossate con disinvoltura, per molto tempo responsabile dei robot della Nasa e poi capo del settore ricerca di Google.

    Ecco, Google ha un ruolo centrale perché saranno alcuni strumenti realizzati in collaborazione con il colosso informatico di Mountain View a rendere possibile la gestione di 140 mila studenti contemporaneamente: le loro domande e i compiti che ogni settimana avranno da fare per ottenere fra due mesi, se passeranno l'esame finale, un certificato di frequenza con un punteggio di valutazione. Non varrà come una laurea, quel pezzo di carta, ma le lezioni saranno le stesse di chi paga 50 mila dollari l'anno. C'è naturalmente un piccolo "problemino" che Thrun e Norvig non hanno ancora risolto: ovvero come impedire a qualcuno di fare i compiti al posto di un altro e quindi valutazione finali sballate. "Ma se supereremo questo ostacolo, l'istruzione cambierà per sempre".

    Vedremo. Intanto stamattina suona la prima campanella. Naturalmente è il cinguettio di Twitter: "La prima lezione è stata caricata. Guardatela e poi ne riparliamo".

    Riccardo Luna
    10 ottobre 2011
    Riccardo Luna su Repubblica

    mica una novità per noi studenti a distanza :balla:
     
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0 replies since 21/10/2011, 20:53   38 views
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