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vitoc.
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Sabato sono stato a un convegno/aggiornamento sui modelli ospedalieri per livelli di cura, un modo di concepire l’assistenza sanitaria rispettando la scarsità di risorse, resa oggi ancora più evidente e lacerante dalla crisi economica in atto, coniugando a fronte di questo efficacia ed efficienza.
Stiamo parlando di risposte alla domanda di salute da parte del cittadino, di intervento sulla malattia, di riparazione di un danno … insomma di assistenza, forse di prevenzione secondaria, lontani dalla prevenzione primaria e dalla promozione di salute e benessere, slogan di qualche anno fa.
Si è continuamente detto, nel corso della giornata, che c’è un cambiamento in atto inevitabile, l’unica possibilità è quella di farne parte, in qualche modo e in virtù di posizioni di potere conquistate, o di subirlo.
Peccato che questo cambiamento non è evolutivo, non parte dal basso, non è coscienza nuova, speranza e futuro, ma è adattamento, sopravvivenza, salvaguardia dei poteri e delle lobbie economico-finanziarie. Un cambiamento che non vede la popolazione coinvolta e impegnata in prima fila non è un cambiamento, ma nasconde, spesso, una nuova forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Credo, riprendendo quanto discusso in Psicologia di comunità, che si sta delineando, chiaramente, il fronte del conflitto fra risorse e diritti acquisiti, quest’ultimi conquistati dopo lotte sociali e politiche che hanno portato a conquiste, sia nel campo del diritto alla salute che di quello del lavoro, che ora vengono viste come fastidiosi intralci allo sviluppo e al progresso.
C’è bisogno di vigilanza, di attenzione da parte di chi ha gli strumenti per comprendere questi passaggi, di informazione e controinformazione, se necessario di mobilitazione e di azione …
e riprendendo Alessia in un suo splendido intervento: “Studiamo quanto sia importante accudire, educare, proteggere i bambini, e ci sono bambini maltrattati,
abusati e sfruttati. Studiamo quali effetti devastanti abbia un lutto o un trauma, e ci sono guerre, terremoti,
tsunami che non è in nostro potere impedire.
Studiamo quanto delicati siano i processi biochimici e biologici del nostro cervello, quanto sia importante preservarli,
e c'è chi si distrugge la mente bevendo, drogandosi, o peggio...
Non è che, a questo punto, non serve a nulla quello che studiamo.
Anzi.
Proprio per questo serve, e tantissimo.
Perché servono persone che abbiamo uno sguardo diverso su quello che accade.”
Sì è proprio quello che avrei detto
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