Gli indimenticabili

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  1. _Nicoletta
     
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    Che ne dite se in questo argomento riportiamo
    i post più belli, più divertenti, più interessanti, più ironici, più profondi
    insomma i post che ci sono piaciuti di più del forum
    (usando maliziosamente ed indiscriminatamente il tastoimage
    per fare in modo di citare anche l'autore che è carino oltre che giusto ^_^ )??
    Così non ce li perdiamo in giro per il forum :rolleyes:

    Comincio io! :balla:

    da "Quello che non diciamo..."
    l'incipit di Alessia

    CITAZIONE (Alessia Va @ 6/1/2011, 22:26) 
    ........................

    La luce obliqua del tardo pomeriggio allungava le ombre degli alberi sul pavimento. Come al solito era arrivata prima degli altri. Non c’era modo di trovare un equilibrio: o arrivava troppo presto, o arrivava in ritardo.
    Chiara lasciò cadere a terra la borsa che si afflosciò con un tonfo sordo, e fece vagare lo sguardo nella stanza. Si, la palestra era completamente vuota. Silenziosa in un modo quasi minaccioso. Si chiese dove avrebbe potuto nascondersi nel frattempo, per non dare nell’occhio, per non essere costretta ad incontrare gli sguardi curiosi e indagatori di quelli che sarebbero giunti di li a breve. Non amava essere al centro dell’attenzione. Se l’insegnante fosse arrivata solo all’ultimo, poi, si sarebbe materializzato il suo incubo peggiore: essere scambiata per la conduttrice del corso, e dover cercare di spiegare, a volte interrompendo a fatica il flusso delle parole concitate che uscivano dai convenuti, alla loro prima lezione, che: no, non era lei. Si rifiutava di rivivere quella scena già vista scorrere migliaia di volte.
    “Accidenti!” esclamò sottovoce “sei sempre la solita! Ma perché non ti metti quel dannato orologio al polso, invece che improvvisare sempre!”.
    Sbuffando si sedette, accanto alla borsa, riflettendo sul da farsi.
    Non poteva infilarsi negli spogliatoi, perché erano chiusi. Probabilmente non volevano che ci entrasse della gente dopo l’orario scolastico.
    Nella palestra non c’erano angoli nascosti e in ogni caso non avrebbe potuto infilarsi dietro pile di materassi o mimetizzarsi con palloni e reti per poi sbucare fuori a sorpresa come un coniglio dal cappello del mago: sarebbe stato il modo peggiore per cercare di passare inosservata.
    Non vedeva quindi alternative.
    A meno che…
    Si alzò di scatto e si diresse con passo veloce verso le porte finestre. Provò a toccare una maniglia. Cedeva! Le porte erano aperte e spingendole un tantino si trovò proiettata verso il giardino esterno.
    Il tramonto tingeva di rosa le cime dei monti. “Sembrano cosi vicini che se allungassi una mano potrei toccarli…” pensò mentre si lasciava affondare con i piedi nell’erba soffice. Ma in fondo lo sapeva che era solo un’illusione. Un gioco di luci. Non erano poi cosi vicini. Per raggiungerli bisognava viaggiare per un bel po’. Però se davvero uno avesse intrapreso quel viaggio, sarebbe arrivato cosi vicino a quei monti ( ecco si: addirittura sulle cime di quei monti ) per poi accorgersi che non apparivano più come li aveva visti da lontano. Altra illusione, anche quella. E alla fine non sarebbe rimasta che una delusione. Che tristezza…
    Però, come era bello quel quadro dipinto dal sole calante. Rimase incantata, passeggiando lentamente nel prato, tra un pianta e l’altra, ad osservare lo spettacolo, dimentica di tutto e di tutti.


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    Edited by _Nicoletta - 9/1/2011, 17:33
     
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  2. Alessia Va
     
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    Oddio Nico :timido: che onore....

    Bella idea...provvedo anch'io...
     
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  3. vitoc
     
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    :paper: Concordo, bella e piacevole scelta, nonché lettura.
     
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  4. _Nicoletta
     
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    beh appena ne trovate qualcuno quotatelo e mettetelo qui :bacio:
     
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  5. Alessia Va
     
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    Inizio con questi due :

    Antonella è i suoi meravigliosi ricordi...

    CITAZIONE (antonella67 @ 4/1/2011, 02:42) 
    quanti ricordi ....
    premetto: lo so che non è facile e non riesco neppure a immaginarlo
    visto che non sono mamma però mi sono venute in mente tante cose
    quando me ne sono andata da casa avevo 22 anni un lavoro precario
    e non in regola una paga da fame e non sapevo fare un uovo sodo
    per non parlare di lavatrici e tutto quello che comporta la gestione di un appartamento
    ho sbagliato tanto tantissimo su tutti i versanti
    però volevo staccarmi volevo imparare a volare da sola
    e anche se può sembrare retorico e scontato
    tutti gli sbagli fatti alla fine sono serviti per farmi crescere
    ricordo tutte le volte che sono rimasta senza soldi ed ho tirato avanti
    a pasta in bianco aspettatndo il giorno della paga
    ricordo tutte le volte che la lavatrice mi restituiva vestiti di colori
    diversi da quelli che gli avevo dato e via a comprare quelle bustine
    per colorare tutto di nero e rimediare al danno
    ricordo tutte le volte che ho lasciato le finestre aperte e ricordo
    anche tutte le volte che poi ho dovuto tirar su l'acqua da per terra
    ricordo tutte le volte che ho dovuto ingurgitare miscugli
    terrificanti frutto di un esperimento culinario non riuscito
    ricordo tutte le volte che per chissà quale tipo di misteriosa amnesia
    dimenticavo l'arrivo delle bollette per poi mettere insieme tutte
    le monetine e lasciare il motorino a casa per andare a lavorare in autobus
    senza biglietto per risparmiare anche i soldi della benzina
    ricordo maglioni infeltriti ed il mio sguardo perplesso che diceva
    ma dove ho sbagliato
    ricordo sere in cui tutta la mia voglia di indipendenza e di essere
    lasciata in pace svaniva come per incanto per trasformarsi in una
    nostalgia profonda per le urla di mia madre
    ma avevo deciso di voler frequentare la scuola della vita
    e dovevo farlo da sola ... la mia mumy che ancora oggi che
    di anni ne ho 43 si comporta da chioccia
    da una parte mi diceva dove vuoi andare non sai fare nulla non sei
    responsabile ma dall'altra non mi lasciava provare
    perchè la casa era il suo regno, la mia vita le mie idee i miei sogni
    sempre e comunque sbagliati così un giorno
    mi sono lanciata ...
    ed ora ricordo con tenerezza quella ragazza
    che voleva imparare a volare
    nel corso del tempo ho capito quanto le preoccupazioni della mumy
    fossero fondate però ho capito anche che se non mi fossi lanciata senza
    il paracadute non avrei mai spiccato il volo..
    ovviamente questo non vuole essere nè un giudizio sulla situazione di mari o di alessia
    nè un consiglio ma solo un pezzo di vita vissuta e rievocata dai vostri post...
    sorry ma i ricordi quando galoppano galoppano alla grande

    Nicoletta con il suo coraggio e il suo cuore grande...

    CITAZIONE (_Nicoletta @ 4/1/2011, 21:37) 
    Beh io ho sempre cercato di dare ai miei figli l'indipendenza
    poi quando il mio ex secondo marito mi ha lasciata per andare a stare con la sua morosa
    ho dovuto far crescere tutti molto velocemente, i gemelli erano i III elementare e abbastanza indipendenti
    la prima era in II media e dramamticamente dipendente e incasinata
    Beh lui mi ah mantenuta per un sei di mesi in cui ho fatto prima i lavori socialmente utili (LSU): lavori part time ma ti pagano poco
    poi mi sentive sempre più in pericolo
    infatti di punto in bianco lui ha mollato la cooperativa (quella in cui lavoro io adesso)
    e da un mese all'altro mi ha lasciata senza soldi da tutto la stipendio che mi passava per le spese a zero
    per cui sono andata a bussare in cooperativa e mi ahnno offerto il lavoro che aveva rifiutato lui: ma era il primo disponibile, ho iniziato a fare la spazzina.
    non ho mai pesato gli altri per il loro ruolo sociale eppure quanto mi pesava scopare le strade. Non aveva mai fatto un lavoro così umile. O comemssa, o impiegata
    un periodo in bancarella ma per arrotondare e il ragazzo che gestiva la cosa mi trattava benissimo.
    Mi sentivo depressissima. E mi sembrava che gli stavo anche facendo un favore a loro due. Ma dovevo mantener i miei figli. Quelli non li avrei lasciati per NIENTE al mondo.
    Ho pianto tanto, tantissimo.
    Al lavoro la mattina presto, nessuno mi vedeva in Strada vecchia dell'Istria spazzavo e piangevo... poi chiamavo il mio ex... chiedevo rassicurazioni per i filgi...spiegazioni...
    non mi dava neinte...tornavo a spazzare e piangere...
    i figli dovevano andare da soli a scuola e non facevano più la colazione...mio sentivo una pessima madre... ma dovevo comunque mandare avanti tutto
    andavo a prenderli col giubbotto fosforescente giallo...mi vergognavo ma non riuscivo a cambiarmi.
    Devo dire che le altre mamme non mi hanno allontanato, nè trattato diversamente, non c'è stato razzismo ma io me lo sentivo dentro e in più il fastidio perchè gli stavo rendendo tutto più facile.
    Mia figlia che non voleva crescere, è stata costretta a farlo, lo capiva anche lei. Era necessario che sapesse fare alcune cose. Ha sempre tentato di non farlo o farlo male ma era necessario. IO la criticavo molto meno e così i due piccoli, che si sforzavano di più, con risultati migliori...
    non credo di aver mai perdonato il mio ex marito per avermi fatto lasciare i figli così presto. E' stato un momento molto amaro. Però ho dovuto accettare che le cose come le facevano loro dovevano andare bene, sennò non le avrebbe fatto nessun altro. Ho dovuto lasciar fare. Ho dovuto mettere via il perfezionismo. Per 9 mesi ho fatto la spazzina, 3 stagioni. Inteminabile. Poi un amico in cooperativa ha fatto in modo di darmi un'altra opportunità: guidare il furgone e consegnare i pasti+ seguire il lavoro delle pulitrici della coopertiva appaltato dal Comune. Ero così giù, cupa e priva di forze che non sapevo se sentirmela, lui ha insistito e io ho creduto in me. Sono riuscita benissimo. Ho anche aumentato di 4 persone il numero delle pulitrici, il servizio andava bene, io ero brava, nel frattempo i figli erano più grandi e capaci di fare tantisime cose che i loro coetanei non facevano (rinfacciandomelo, ovviamente, soprattutto Katrin e Tommaso, Elia è stato sempre un po' più dalla mia parte) anche se capivano che non c'era altra possibilità.
    FARCELA DA SOLA è stata la cosa più bella di quel brutto periodo. IO ero CAPACE di sopravvivere ad un (secondo) fallimento matrimoniale,
    di guadagnare, di gestire figli, la loro scuola, le loro ribellioni, gli psicologi, chiedere aiuto, la spesa e la casa. E di stare pian piano meglio.
    IO ero CAPACE, capite? Dopo un marito che mi diceva sempre cosa NON andava bene, che voleva dimostrarmi che ero "difettosa"...
    Inebriante.
    Credo che sai stata la cosa che mi ha sostenuto di più
    e che ho ritrovato un po' nelle paste al burro di Antonella.
    L'orgoglio di farcela. Io. E i miei figli.
    E fanculo il resto

    :cuoricino:

    ...e poi proseguo con Mari - stella santa con questo dolcissimo spaccato di affetti intimi...

    CITAZIONE (maristella52 @ 8/1/2011, 12:12) 
    Invece mio padre era un poliziotto buono, e io era la figlia prediletta!!!! Mio padre pregava tanto e ogni domenica bisognava andare a messa tutti vestiti a festa. La sera dopo cena si diceva il rosario e io mi addormentavo tra una litania e l'altra . :o:

    Forse pregava perchè non amava la violenza, e dimenticava spesso la pistola di servizio a casa. Povero padre mio!

    :bacio:
     
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  6. _Nicoletta
     
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    Vitoc in Quello che non diciamo...
    CITAZIONE (vitoc @ 27/1/2011, 04:55) 
    :caro:
    Vorrei riflettere su un aspetto della nostra relazione con il lavoro, questa dimensione così presente nella nostra vita e alla quale dedichiamo gran parte del nostro tempo e delle nostre energie.
    Indubbiamente il lavoro acquista la dimensione di valore (anche forte), di un "qualcosa" che ci spinge ad assumere atteggiamenti e comportamenti condivisi con gli altri, attraverso il quale ricostruiamo il senso di quello che ci circonda e di quello che ci è dentro. Tutto questo "lavoro" (psicologico e sociale) ci porta talvolta ad identificarci fortemente con il "nostro" lavoro e ciò capita più facilmente nei casi in cui le prestazioni richieste dal lavoro coinvolgono aspetti personali dell'individuo, quindi non solo il suo sapere le cose, ma come le comunica, come si relazione con gli altri, come si pone di fronte all'utenza (studenti, malati, gente che ha bisogno, o che chiede un servizio, clienti...).
    Spesso p. es. nel mio ambiente ci si presenta con il ruolo svolto (sono il dottor...,sono l'infermiere...) proprio a sottolineare questa identificazione.
    Tutto questo emerge in forma di difficoltà e talvolta anche di disagio in certi momenti della nostra vita: per esempio quando l'identificazione comporta grossi carichi personali oppure mostra delle incongruenze con altri aspetti di noi (un nuovo interesse, una forte esperienza extra-lavorativa), o quando è minacciato o si rompe il contratto psicologico tenuto con l'organizzazione lavorativa.
    Credo che dovremmo approfondire in questo caso la nostra relazione, ponendoci delle domande serene su cosa veramente ci "identifica", su quali emozioni rifocillano il nostro Sé, l'unico in grado di spingerci verso nuovi ed entusiasmanti risultati, e se il caso regalarci una coccola in grado di restituirci affetto e rispetto per noi stessi: una passeggiata, un tramonto, un gelato, un vecchio caro amico (o una vecchia cara amica) che non vedo da tempo, quella mostra che dico sempre che mi piacerebbe visitare ma che poi non si ha mai tempo per le "nostre" cose...
    Scusate non voleva essere una "lezione", ma studiare e lavorare sono due dimensioni conciliabili, anche se talvolta o spesso ci fanno arrabbiare o sentire delusi o ancora incapaci di andare avanti.
    Un in bocca al lupo a tutti per questo grande sogno e avventura! :cuoricino:

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  7. _Nicoletta
     
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    Ginepro in "Quello che non diciamo"
    CITAZIONE (Ginepro @ 16/2/2011, 20:24) 
    Zanettovich inseriscilo pure nella lista delle "bombe", è un grande prof., tanto che io avrei intenzione di fare la tesi magistrale con lui. L'esame di Psicologia dinamica con lui è stato un piacere. A parte gli argomenti, che sono la mia più profonda passione, ma proprio lui all'esame è stato speciale.
    Ho fatto questo esame il 1° luglio 2009, era il primo esame orale che facevo e ho preso 30 e lode. Una parte della pagina di diario che ho scritto su questo esame, la sera stessa:

    Quando mi hanno chiamata mi sono portata dietro la mia bottiglietta d’acqua, per conforto; avevo i sandali sportivi, un paio di calzoni blu e una camicetta sciolta, ampia, libera, bianca. Ero piuttosto spettinata, perché ogni tanto mi scompigliavo i capelli, per conforto. Ma ero io. Ecco, questo potrei dire: durante questo esame, ero io. Parlavo con le mie parole. Non m’importava niente di essere perfetta: m’importava di raccontare la mia passione per la psicoanalisi, e la mia passione era anche in quel tremore e nelle parole mie, che venivano anche dal fatto che la realtà di tutti quei concetti la sto sperimentando sulla mia pelle, attraverso la psicoterapia, attraverso il diario e i sogni.

    All’inizio il prof. mi ha chiesto se avessi frequentato le lezioni e gli ho detto di no, aggiungendo che sono al III anno del teledidattico Nettuno e che avevo voluto cambiare due esami del mio piano con Psicologia dinamica.

    Durante l’esame tremavo, ma, nonostante il tremore e la tensione, mi sono lasciata coinvolgere anche emozionalmente dal piacere della discussione di argomenti che mi appassionano, con questo docente che ho trovato interessante e, soprattutto, da bravo psicoanalista, ben disposto a capire veramente “le mie ragioni”, i motivi per cui a certe domande dello scritto avevo dato delle risposte magari non del tutto corrette, e a permettermi di ripensarci, rivederle, rispiegarle. Un professore con la voglia di ascoltare, ma di ascoltare in profondità.

    Sapevo più di quanto lui mi richiedesse: ho ripreso il significato etimologico greco di una parola per spiegargli un concetto, gli ho parlato, ad esempio, della coazione a ripetere, un concetto che, mi ha fatto notare, lui non aveva nominato a lezione, ma che io avevo inserito in modo non del tutto opportuno nel compito, e mi ha lasciato spiegare, anche con domande di approfondimento da parte sua, che cosa intendessi dire. Mi ha ascoltata con estrema cura, osservandomi con attenzione per tutto il tempo, e commentando alla fine: "E' un'interpretazione interessante...ho capito, ciò che intende dire". Gli ho fatto capire, perché me l'ha lasciato spiegare, che avevo dato una risposta un po’ “al di fuori delle righe” ben consapevole del fatto che lo fosse e di ciò che stavo facendo, e non per ignoranza o incomprensione dei concetti.

    Oggi ho conosciuto una persona veramente interessante. E’ stato un esame veramente interessante, non solo per gli argomenti, ma proprio perché ho potuto andare oltre la semplice ripetizione di ciò che avevo appreso. E’ stato un esame “vivo”. Proprio questa è la parola giusta: un esame vivo. Ha qualcosa a che fare, questa sensazione, con quanto mi ha detto la mia terapeuta recentemente, a proposito delle emozioni, le uniche cose che ci fanno sentire vivi? In questo esame ho lasciato che l’emozione, derivante dal fatto che la psicoanalisi è il mio sogno, la strada che sento più mia, mi attraversasse tutta: è per questo che l’ho vissuto come un esame vivo? Probabilmente è così. Naturalmente ha contato anche l’atteggiamento aperto, serio, profondo e partecipe del prof. Mentre gli spiegavo le mie ragioni mi osservava come se volesse entrare nella mia testa e nel mio cuore, dapprima con un’espressione attenta, poi annuendo in segno di reale intendimento, e infine di condivisione.

     
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  8. _Nicoletta
     
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    Patrizia974 in "Quello che non diciamo..."
    CITAZIONE (Patrizia974 @ 21/2/2011, 18:53) 
    Errore.
    Un sacrificio è immolarsi per qualcosa che richiede un grosso costo, più o meno tutto, e poco dà.sacrificio dell'agnello sull'altare.
    Si sente sacrificato lui?

    Noi non ci stiamo sacrificando, noi stiamo INVESTENDO in noi stessi. il che significa: grossi sacrifici e grosso guadagno.
    cosa te ne fai dopo con la laurea?se uno ce la fa a realizzarsi grandemente felice lui/lei (dai che provo ad esserlo!), altrimenti, che crescita abbiamo noi con questi studi????è qualcosa di spropositato, è arricchire la mente, lo spirito, capire e inquadrare, vivere meglio, avere delle lenti in più attraverso le quali guardare il mondo, avere più strumenti di difesa.è un patrimonio.
    e chi non lo capisce, navighi nel suo brodo primordiale di molecola che si muove senza senso in mezzo al caos!
    'CIAPA QUA! :pesce: :lol:

    :fiori:
     
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  9. _Nicoletta
     
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    vitoc da "Il DSM cancella il Disturbo Narcisistico di personalità"
    CITAZIONE (vitoc @ 27/2/2011, 10:41) 
    Possiamo, in fondo, dire di tutto a questo uomo che sta alla Presidenza del Consiglio, a capo di un governo che giorno dopo giorno si barrica dentro il palazzo ergendo muri di autoreferenzialità, proclamando ripetutamente di rappresentare un paese che non è mai stato così lontano dalle istituzioni, così stanco e sfiduciato. Un paese incapace di raccogliersi intorno ai suoi valori fondanti, di riconoscersi in una identità nazionale alla quale in passato molti hanno dato il loro sacrificio estremo, circostanza questa ormai buona solo da ricordare nelle ricorrenze, che fra un po' le faremo nel salotto di casa ben raccolti e alla fine del turno di lavoro.
    Possiamo indignarci, manifestare, esporre le motivazioni più articolate affinché in questo paese si torni alla normalità necessaria per dare risposte urgenti alla sua gente e a quelle che disperatamente si stanno affacciando alle sue porte.
    Possiamo dire tutto di questo uomo piccolo che ci ha resi simili alla sua dimensione: un paese che urla, si spaventa e batti i piedi come un fanciullo di 150 anni.
    Il riso esposto di fronte alle domande, alle interrogazioni (anche penali), alle legittime aspirazioni della gente per una vita dignitosa e per un lavoro in grado di ridare speranza nel futuro, sta assumendo sempre più il ghigno del potente, dell'arroganza di chi banchetta sulle spalle della gente, di chi, rispolverando un vecchio motto di un' Italia che credevamo restituita agli archivi, esclama con impunita velleità: "Me ne frego!".
    Possiamo e dobbiamo. Ma poi restituiamolo, con serenità, al suo mondo di prostitute, di serate fatte di amici sinceri che hanno voglia di divertirsi e che amano quello stile di vita che lui stesso ha definito del "bunga bunga", goliardico e spensierato, un gruppo di galantuomini, innocente come può esserlo un branco di iene (mi perdonino i poveri animali per l'accostamento). :jene:
    Fatto questo possiamo dedicarci al nostro lavoro, per chi ancora ce l'ha, alla società, all'educazione dei nostri figli, testimoniare loro che questo è un paese diverso da quello che si vuole far apparire, ricordare loro la storia che l'ha costruito, fatta di menti, uomini e donne eccezionali. Dire chiaramente ai loro cuori impazienti che amare non vuol dire comprare un corpo o esibirlo come merce, che il sesso è esercizio di libertà, non sottomissione o sfruttamento. Uomini e donne sono chiamati insieme a dare un senso a questo mondo, un senso di equità, giustizia e solidarietà.
    Dobbiamo strapparli alle mode che li vorrebbero consumatori di, e consumati da, mode alienanti, fargli capire che lo sballo non può essere una cultura ma è una rinuncia al valore che ciascuno di noi rappresenta, che la vita è bella perché partecipata, vissuta, sofferta magari, ma nostra e non delegata a qualche trasmissione, alla casa mediatica di qualcuno o all'imbonitore televisivo di turno. Che essere se stessi richiede impegno, costanza e applicazione e non lo si trova come accessorio di un vestito alla moda, o come gadget di qualche applicazione tecnologica. Che vivere significa lottare, anche duramente se necessario, talvolta anche contro noi stessi, le nostre paure, le nostre ipocrisie, il nostro voler far presto, la nostra voglia di scorciatoie, la nostra perenne scusa che intanto così fan tutti e che tutto è inutile.
    E se dopo tutta questa tiritera ci sembra che non abbiano capito, avere il coraggio di minacciarli dicendogli che se non si comportano bene diventano come quello lì (indicando il Cavaliere).
    Sì sognare un paese finalmente tornato normale, pronto a raccogliere le sfide vere, per andare avanti tutti insieme, dove ciascuno possa riconoscersi senza distinzione di sesso, colore, religione, ammontare del conto corrente in banca. Dove poter dire sorridendo "berlusconi...chi?". :D

     
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  10. _Nicoletta
     
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    Vito in "Quello che non diciamo..."
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    sai che hai centrato quello che diceva lo spicologo (nel senso di tu spic :lool: )
    e da un solo accenno !!! :huh: Questo forum ha creature soprannaturali!!! :amore: image
    CITAZIONE (vitoc @ 2/5/2011, 19:09) 
    :B): Riprendo gli interventi di Nicoletta e Kira, scusandomi di non eusare il quote... :rolleyes:
    Si fa riferimento spesso a questo Forum come di un dottore dell’anima, sfogliando le sue pagine ricche di fatica, desiderio, passione, quotidianità, e tanto altro ancora, non si può fare a meno di lasciarsi accarezzare da tante anime … da tante coscienze: non a caso è popolato da persone che si dedicano alla psicologia.
    Mi sono curato con le riflessioni di Nicoletta e Kira, mi sono lasciato scaldare dalla loro cruda analisi, dalla loro necessità di urgenza e distinzione, dalla caparbietà di trovare un senso a tutto questo, una irriducibile voglia di essere e non apparire semplicemente, di offrire e non di appropriarsi, di condividere e non emarginare, di amore che trasforma e crea invece di consumare e ridurre.
    Nicoletta che squarcio profondo apri quando accenni alla parola come creatrice di significato! “In principio era il Logos” dice il prologo del Quarto Vangelo, sottendendo la funzionalità della parola alla relazione, parliamo per cercare una attinenza, una relazione, un nesso con gli altri. Più tardi per il Cristianesimo il Verbo si farà carne per saldare l’alleanza eterna e offrire la salvezza.
    Per Vygotskij il linguaggio crea il nostro modo di percepire il mondo e di viverlo, cerchiamo l’altro, lo desideriamo perché espressione anch’esso di ricerca e di desiderio, non solo per un soddisfacimento fisico, naturale. Il linguaggio come veicolo di costruzione personale e sociale … E’ facile sentirsi stranieri quando non si parla la stessa lingua: sei al ristorante, credi di aver ordinato una fettina ai ferri e ti viene presentato un piatto del tutto diverso e indefinito … Credevi di aver chiesto amore, dignità, rispetto ed emancipazione e nella tua vita trovi tutt’altro.
    Tutto nasce dall’incontenibile necessità di pensarci; già da bambini esistiamo perché pensati dall’altro che ci ama, che sa consolare i nostri pensieri più brutti, ostili e aggressivi. All’inizio il tutto avviene senza il bisogno di parole, il pensiero è sentimento vivo, tradotto in atteggiamento totale, intimo, esclusivo, una comunicazione amodale.
    Ma presto si armerà delle prime parole per creare relazione, sempre più matura e ampia, dall’intimo al sociale, per dare azione al nostro pensiero, per fare in modo che esso arrivi agli altri, trasformi il mondo.
    Sarà difficile separarli, non un’anima e un corpo ma un qualcosa di profondamente intrinseco: non può esistere pensiero senza una parola che lo esprima, non esisterà una parola senza un pensiero che gli dia relazione, senso riferito a qualcosa dentro e/o fuori di noi.
    Sì Kira il pensiero si muove talvolta misterioso dentro di noi, talvolta facendo finta di essere noi stessi, chiamandoci alla coerenza e all’azione … spesso in modo insistente. Però, talvolta, come dice Guccini in un suo testo, è un “tarlo mai sincero”, frutto di tante nostre vicissitudini, anche trascorse e a noi ignote, fantasmi del passato e vecchi amici che ci fanno compagnia. Oggi più di sempre il nostro pensare sembra minacciato dalla necessità imposta da una società sempre più veloce, alta e forte, che ha bisogno dei nostri pensieri, delle nostre anime per autoproclamarsi: via allora al frastuono, alle luci accecanti, alle immagini seducenti e impressionanti, all’uso della parola come schiaffo, intimidazione, negazione dell’altro, privandola del magico potere relazionale e creativo, “chiacchiera assoluta, senza comunicazione, contro il dialogo …”.
    Per questo mi unisco, in silenzio per quanto il mio chiacchierare concede, alle tante goccioline d’olio pronte a unirsi e fondersi: una volta l’olio era prezioso per alimentare le lampade che rischiaravano le notti della gente, un buio “allora” misterioso e spesso pericoloso.
    Un abbraccio a tutte/i, uno in particolare a MG, il mio percorso in questa esperienza è ricco delle sue preziose e importanti tracce. :bacio:

     
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  11. _Nicoletta
     
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    Alessia in "Quello che non diciamo..."

    CITAZIONE (Alessia Va @ 6/9/2011, 15:55) 
    CITAZIONE
    hai ragione, è il paese che non va, e il governo non va perché è lo specchio del popolo.
    che dire?meglio non dire.

    Non sono d'accordo, sai. Il popolo non è un'entità astratta. Sono tante persone,
    storie, vissuti. E io sono ottimista. Vedo tanto cambiamento, nelle persone.
    Attorno a me, lontano da me, in tutto il mondo.
    Le teste si stanno alzando, gli spiriti tornano ad ardere, le anime si stanno facendo
    forza e coraggio, e penso che stiamo andando verso qualcosa di nuovo.
    I governi che non sapranno accogliere questa trasformazione non avranno lunga vita.
    Guardate cosa sta capitando in Israele! Non si era mai visto che quella gente, istruita,
    inquadrata militarmente, ad obbedire sempre e comunque, per il bene e la sicurezza della
    nazione, scendesse in piazza per dire basta alla corruzione, basta calpestare i diritti della gente,
    basta a un sistema che impone...

    So che sei amareggiata, Patrizia, ma le ingiustizie purtroppo esistono. I sopprusi, purtroppo esistono.
    Le violenze purtroppo esistono. Il dolore, purtroppo, esiste.
    Studiamo quanto sia importante accudire, educare, proteggere i bambini, e ci sono bambini maltrattati,
    abusati e sfruttati. Studiamo quali effetti devastanti abbia un lutto o un trauma, e ci sono guerre, terremoti,
    tsunami che non è in nostro potere impedire.
    Studiamo quanto delicati siano i processi biochimici e biologici del nostro cervello, quanto sia importante preservarli,
    e c'è chi si distrugge la mente bevendo, drogandosi, o peggio...

    Non è che, a questo punto, non serve a nulla quello che studiamo.
    Anzi.
    Proprio per questo serve, e tantissimo.

    Perché servono persone che abbiamo uno sguardo diverso su quello che accade.

    Ecco.
    Io la penso cosi.

    :caro:
     
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  12. Alessia Va
     
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    La nostra Nico, in "quello che non diciamo" :cuoricino:

    CITAZIONE
    La retorica psudo giovanilistica aveva rotto anche post '68 e mia madre voleva "essere mia amica". Trovavo l'idea confusamente raccapricciante. Sia perchè per quanto l'adorassi come madre (beh forse all'epoca ero più alla sopportazione infastidita) ma l'avevo molto adorata. Si, si. Una così però come amica non me la sarei scelta mai. E subdoravo che era lei che non voleva lasciarmi andare, non voleva che io crescessi. Non tanto. Non come volevo io. Con tutti i valori di autonomia e crescita personale affanQulo tranquillamente. Le mamme sanno essere molto opportuniste con le idee e i valori. Lo so. Lo sono anch'io.

    Beh se io crescevo lei faceva una cosa orribile, una cosa che detestava: lei invecchiava. Non me lo avrebbe permesso. Per cui si aggrappava a quella cosa stupida dell' "essere amiche". C'ha anche provato. Figurarsi. Mia mamma è un Bufalo nell'oroscopo cinese. Rendo l'idea? Una testona cocciuta. Insomma io mi arrabbattavo con la mia crescita e questa voleva trattenermi e non faceva neanche la cattiva?? Pazienza. IO sarei cresciuta lo stesso. E il senso di colpa non attaccava. Io le mie uscite con rientro tardissimo me le facevo lo stesso. Lei faceva la vittima e io non la caçavo. Ma per piacere amiche no! Il MIO compito era crescere. Come lo è stato per i miei figli. E fa male. Fa male per le incertezze che hai da adolescente, i mille dubbi su tutto, ma fa male anche ai genitori. Devono rinunciare a quella onnipotenza che piace tanto, per essere una crestina qualsiasi, per cui che fanno? NON vogliono farli crescere. Non vogliono crescere che vuol dire invecchaire. Vogliono essere "amici dei figli" o nei casi più ridicoli come i figli opeggio ci sono quelli che volgiono essere meglio dei figli. Tristezzza infinita.

    Pure a me stanno sui co9/ioni le mitiche età dell'oro. Anche perchè non ci credo. Come l'Infanzia. Certo ero bambina ed ero felice ma onestamente non pura, cercavo di essere onesta ma se potevo sceglievo quello che mi pareva vantaggioso per me stessa. Oh c'erano delle testine di cazzo niente male pure all'epoca dei giardinetti e delle feste in casa. Certi molto peggio di me, che gli scrupoli me li avevano insegnati, insieme al rispetto. Non mi dispiace ma è stato faticoso camminarci insieme.

     
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  13. _Nicoletta
     
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    nubenera in Quello che non diciamo
    CITAZIONE (nubenera @ 12/11/2011, 13:38) 
    Io più vado avanti più mi rendo conto di quanto le mie risorse mentali siano e siano sempre state SCARSE,
    anche se lo studio in questi anni un po' mi ha migliorato,
    ma soprattutto mi rendo conto che la capacità di comprendere quello che sto studiando è un processo che a me non risulta immediato, può anche richiedere giorni (e talvolta può ...non andare affatto a buon fine :lol: ...vedi per molti passi di Pensiero, ragionamento e decisione che l'ho fatto due anni fa e che leggendovi la scorsa settimana ho compreso ... di non aver compreso :o: !!!!!!! MA ADESSO HO COMPRESO ^_^ !!!)
    ...per me vale lo stesso principio che applico per la corsa: qualcosa rimane (fa bene) sempre ...
    Sì, il risultato (la media) è importante, aiuta anche la motivazione per lo step successivo, ma in fondo in fondo è solo un numero - che si dimentica - più del risultato, credo, rimane l'esperienza che hai vissuto, il percorso mentale (per lo studio) e quello ambientale (per la corsa!) che hai intrapreso che è un ritaglio della tua vita, che emotivamente colori per bene (dal nero incaxxato al rosso appassionato!) e che - almeno per me - vale di più del raggiungere il traguardo ...che mi sa tanto di fine...
    ...io tante volte ho paura di rimanere incatenata al concetto di risultato, che se da un lato può essere motivante dall'altro - se non ben gestito - ti può inibire e portare alla rinuncia ... è che per fortuna (sfortuna) il tempo passa e allora ti rendi conto che, se non osi e non vivi adesso - a rischio anche di incappare in risultati disastrosi - difficilmente ti verrà data, oppure avrai, un altra possibilità ... per cui TOWANDA, bisogna ciaparse ed andar....
    Un abbraccio! :bacio:

     
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  14. _Nicoletta
     
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    nubenera in "Quello che non diciamo..."
    CITAZIONE (nubenera @ 6/5/2012, 19:30) 
    Siamo tutte bravissime!!! :auguri:
    L'importante è muoversi, fare, prendere aria
    è la stagione che stimola a farlo!
    Sai cos'è Patty che mi sono accorta?
    Che "carichiamo" troppo sul nostro fisico tutti gli stress che ci capitano,
    è come se facessimo resistenza fisica agli stress psichici irrigidendo nervi e i muscoli,
    come se costruissimo una barriera...
    ....io ad esempio quando sono un po' tesa
    - che molte volte vedo non dipende neppure da fattori esterni,
    a volte mi sveglio così, già troppo reattiva -
    tendo ad irrigire la parte destra delle spalle ed il braccio ....
    Facendo attività fisica, i movimenti che metto in atto sono "forzati"
    e a volte mi capita, già durante la corsa, che mi vengono fuori dolori
    e generalmente sempre dalla parte opposta!!!
    Comunque facendo tanta corsa sto acquisendo consapevolezza delle mie parti "contratte"
    ....a volte comincio a correre e mi sento la gobba di IGOR (anzi Aigor!) di FranKestin junior :lol:
    che per fortuna si dissolve dopo pochi chilometri....
    Oggi le mie ruggini hanno iniziato a ruotare bene solo verso l'undicesimo chilometro,
    che eravamo già quasi a costiera finita...
    (la mezza è partita da Duino)
    In tutto sono stata due ore e qualche spicciolata di minuti per terminarla,
    l'arrivo in Piazza Unità è stato emozionantissimo
    perchè c'era tanta gente che faceva il tifo,
    che sensazione, ho avuto un groppo alla gola,
    non ho mai avuto un brivido così in vita mia....
    Sai cos'è? Che il risultato alla fine lo scordi,
    il risultato è un numero che ti capita alla fine
    di un vissuto che in ogni caso meritava vivere!
    Sììììììììììì, è importantissimo anche quello,
    ma non determinante,
    ci sono tante cose connesse che meritano
    anche se il numero è basso (università)
    alto (corsa! :lol: )
    E giuro che quel numero rappresenta solo in parte le emozioni,
    le sensazioni, le VISIONI, i sorrisi,
    che s'incontrano lungo il tragitto ...

     
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  15. vitoc
     
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    :B): in appelli ex-nettuno
    [QUOTE=_Nicoletta,17/1/2013, 22:07 ?t=53476466&st=0#entry372975562]
    Beh dai se trovassimo risposta senza trovare altre domande sarebbe finita la parte interessante :giusto:
     
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15 replies since 9/1/2011, 14:47   224 views
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