Un film al giorno

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. archiestanton
     
    .

    User deleted


    e' uscito il dvd di Le tre sepolture , peccato se avete lo avete perso al cinema, ma noleggiatelo senza isiitazione, il miglior film della passata stagione. Tommy lee jones ne firma la regia, e mi sorprende con un film che parla di razzismo , violenza, amore , morte, solitudine , disincanto , sogno, castigo , redenzione, perdono, riscatto, destino. Un gioiello da vedere assolutamnete, un film a cui non interessano le strade asfaltate, la comodita' del viaggio , ma il fuori pista dove incontri vecchi che vogliono morire e uomini lontani da se stessi. tocca la scena in cui tommy chiede di amore ad una sua amante, perdutamente innamorata del marito, strani uomini e strane donne per un film raro.Stupendoooooooo!!!!!!!!
     
    .
  2. Indie
     
    .

    User deleted


    essì ...la passata stagione dovevo vederlo poi per vari motivi è saltato

    ...bella recensione :D e vedrò di recuperarlo in qualche modo ;)
     
    .
  3. _Nicoletta
     
    .

    User deleted


    Un post che mi mancava :occhiali:


    Ogni utente può mettere un film al giorno

    comincio io

    PROVACI ANCORA, SAM
    TITOLO ORIGINALE Play It Again, Sam
    ANNO 1972
    PAESE Usa
    REGIA Herbert Ross
    GENERE Commedia
    ATTORI PRINCIPALI Woody Allen, Diane Keaton, Tony Roberts, Jerry Lacy
    DURATA - FOTOGRAFIA 82' - colore
    PRODUTTORE DVD Paramount
    image
    Woody Allen la scrisse, sotto forma di pièce teatrale, alla fine degli anni sessanta: una commedia in tre atti che riscosse un grande successo e che approdò sullo schermo sotto la regia di Herbert Ross. Lui, Woody, certo non poteva mancare nel ruolo del protagonista e, a tutti gli effetti, Provaci ancora Sam è percepito come un film suo. Titolo e citazioni a iosa sono prese dal grande classico Casablanca, al quale si abbevera il cinefilo protagonista, Sam (Allan nella versione originale). L’angelo custode di questo omino nevrotico, un intellettuale ebreo, critico cinematografico mollato dalla moglie, pieno di fissazioni e frustrazioni, è nientemeno che “Bogey” (interpretato, nell’oscurità, da Jerry Lacy), il Bogart duro e risoluto dei migliori noir, quello delle scelte nette e definitive, il vero uomo. La vita può essere facile se sei lui, se hai quell’impermeabile e l’eterna sigaretta in bocca, ma per Sam, appesantito dalla timidezza, è decisamente un altro paio di maniche. Come affrontare l’universo femmineo senza rimanere scottato? Come penetrare l’illogicità delle donne? A confortarlo c’è solo una coppia di amici, marito e moglie: lui (Tony Roberts), carrierista in moto perpetuo, sempre incollato alla cornetta del telefono (i cellulari non esistevano ancora…), per rendersi reperibile ovunque vada, lei (Diane Keaton), frustrata dall’assenza mentale e affettiva del consorte. C’è tutto, della ricetta Allen, in Provaci ancora Sam (a proposito: è la citazione, in lingua originale, della mitica frase che la Bergman pronuncia in Casablanca): battute sul filo di un ironia tagliente, comicità mimica esplosiva, sapiente uso del grottesco.

    Woody Allen comincia a mostrare i caratteri che lo renderanno impareggiabile ed irrinunciabile protagonista del cinema di questi ultimi trent'anni. E' un film di cesura tra la comicità slapstick degli esordi e le opere ben più complesse e raffinate degli anni successivi.
    Allen ha la capacità unica di tratteggiare un nuovo antieroe americano, l'uomo solo e indifeso in una società sempre più incomprensibile e ridicola. La psicologia diventa fonte di comicità assoluta, sia nel confronto con Bogart, sia nella concretizzazione di sogni e paure di Sam. Ridiamo di gusto nel vedere quest'uomo perso nell'America degli anni '70, forse perchè vediamo gli indizi di ciò che ci ha portato ad un oggi ancora più ridicolo. Forse per questo non sappiamo ancora fare a meno di Woody Allen...


    image

    Perchè mi sento molto Woddy Allen di questi tempi... :flower:

    image

    Non so quale fosse la locandina originale...
    Un film delicato ma graffiante, un Woody Allen assolutamente al meglio del suo genio. Ma io sono di parte...

    Edited by _Nicoletta - 20/11/2006, 22:20
     
    .
  4. _Nicoletta
     
    .

    User deleted


    image
    Lenny


    Lenny (1974)
    Genere: Biography / Drama
    Valutazione: 7.5/10 (2,831 votes)
    Durata: 111 min
    Riconoscimenti: Nominated for 6 Oscars. Another 5 wins & 8 nominations

    * Regia: Bob Fosse

    * Sceneggiatura: Julian Barry Julian Barry

    * Fotografia: Bruce Surtees

    * Cast: Buddy Boylan

    * Produzione: Robert Greenhut David V. Picker Marvin Worth

    * Colonna Sonora: Ralph Burns

    * Montaggio: Alan Heim

    Vita e carriera di Lenny Bruce un comico che, negli anni Cinquanta, scandalizza il pubblico americano e le autorità con i suoi modi, il suo linguaggio e, soprattutto, il suo parere favorevole alla liberalizzazione della droga.
    Bruce scandalizza i benpensanti con un tipo di comicità greve e aggressiva, fatta di volgarità ma anche di sberleffi al potere e all'establishment. Sposato con la spogliarrelista Honey Harlowe, anche nella vita privata non si comporta in modo meno burrascoso.

    Premi e riconoscimenti
    1974 - Miglior Film Candidature [Academy Awards]
     
    .
  5. Indie
     
    .

    User deleted


    ma belli Nico *__* un Woody Allen d'annata è doveroso :lol:

    ...penso a qualcosa poi posto ;)
     
    .
  6. Indie
     
    .

    User deleted


    image

    The Departed - Il bene e il male
    Titolo originale: The departed
    Nazione: U.S.A.
    Anno: 2006
    Genere: Drammatico, Thriller
    Durata: 149'
    Regia: Martin Scorsese

    Trama:
    Boston. È in atto una guerra tra la Polizia locale e una banda della malavita organizzata.. Billy Costigan, giovane poliziotto in incognito, riceve l'incarico di infiltrarsi nella gang capeggiata dal boss Frank Costello. Mentre Billy guadagna rapidamente la fiducia di Costello, Colin Sullivan, giovane criminale incallito, infiltrato nel dipartimento di polizia come informatore della gang, guadagna una posizione di rilievo nell'unità speciale di investigazione. Sia Billy che Colin vivono questa doppia vita come un'esperienza alienante, alla ricerca di piani e contropiani delle operazioni. Ma appena appare chiara l'esistenza di una talpa, sia all'interno della polizia che fra i gangster, Billy e Colin si ritrovano improvvisamente in pericolo. Entrambi dovranno, in una corsa contro il tempo, scoprire l'identità dell'altro per salvarsi.


    Presentato alla Festa del Cinema di Roma (Rome Film Fest), il nuovo film di Scorsese rientra a buon diritto fra i migliori della sua carriera.
    Liberamente ispirato al film “Infernal Affairs” (Hong Kong) ,The Departed è ambientato tra il mondo della malavita bostoniana e il mondo “antagonista” della polizia locale e non solo …
    Un’analisi nel suo interno sullo sfondo dei quartieri irlandesi fra cattolicesimo,vena ferocemente ironica ,fatalismo ,scontro fra moralità e amoralità di facciata.(evidenti alcune analogie con Inside man di Spike Lee)
    Due le figure chiave della storia ,due giovani (anti)eroi alle prese con i rispettivi compiti ,mantenere fino alla fine le loro coperture …in questo contesto si inseriscono una miriade di altri personaggi solo in apparenza di contorno ma che interagiscono in ogni vicenda per completare il quadro di puzzle perfetto.
    Cast stellare che si fa dirigere senza sbavature ,un Jack Nicholson che non si stanca mai di perfezionare il suo “personaggio feticcio” ancora più convincente nel ruolo del boss dei boss (“ è morta un sacco di gente ,perché diventassi quello che sono”).Interessante anche Di Caprio che ..stranamente tiene testa al mito e sa contrastare egregiamente il suo contraltare narrativo Matt Damon.
    Film corale ,differente dai precedenti film del regista italoamericano che solitamente preferisce confronti più individualistici ,ma che nella complessità degli intrecci , scorre magistralmente in un ritmo di costante tensione fino all’epilogo.

     
    .
  7. _Nicoletta
     
    .

    User deleted


    Devo vederlo questo e Miami vice... :ohoh:

    Le relazioni pericolose
    ( 1988 )

    image



    TITOLO ORIGINALE
    Dangerous Liaisons
    NAZIONE
    USA / Gran Bretagna
    GENERE
    Drammatico
    DURATA
    119 min. (colore)
    REGIA
    Stephen Frears
    SCENEGGIATURA
    Christopher Hampton
    image
    PROTAGONISTI
    Glenn Close :cuoricino: Mme de Merteuil
    John Malkovich :cuoricino: Valmont
    Michelle Pfeiffer Mme de Tourvel
    Swoosie Kurtz
    Uma Thurman
    Keanu Reeves
    Mildred Natwick

    La Marchesa di Merteuil chiede al suo antico amante, il visconte di Valmont, di sedurre la fanciulla che l'ex marito della donna intende sposare. Il visconte ha però in mente un'altra conquista ben più ardua: una donna spendida, sposata e molto pia...
    image


    Glenn Close è strepitosamente e inutilmente crudele, è ambigua e determinata, mai vista così in forma come in questo film, Malkovich, eccezionale il sorrisino affettato, Thurman e Pfeiffer assolutamente all'altezza. Diretto da Frears prima di essere Wilde. Da vedere. Film claustrofobico, in quanto lo spazio di azione è dentro i cuori. Ma i cuori sono seccati. Maniacale al punto giusto per farci uscire dalla sala e dare una svolta alle propria relazione affinchè non diventino asfitticamente pericolose. E così si compie il passaggio in cui l'immorale diventa morale e didattico.
    image


    Interessante approfondimento :yoda:

    LE DONNE LIBERTINE
    image
    Una raffigurazione classica della seduzione libertina:
    Honoré Fragonard, «Le verrou» (Il chiavistello, o La resistenza inutile)

    Considerato a lungo espressione dei valori decadenti dell’aristocrazia, il libertinaggio del XVIII secolo è visto oggi piuttosto come una manifestazione dello spirito sovversivo che avrebbe presto rovesciato la classe dominante. Scrive a questo proposito Peter Nagy nel suo libro Libertinage et Révolution (Parigi, 1975):

    Il libertinaggio o la licenza, nella letteratura come nella vita, non sono soltanto fenomeni negativi o di decadenza: in quanto segni e strumenti della liberazione delle coscienze, essi rivestono una grande importanza. Che questa volontà di liberazione si manifesti più spesso e con maggior vigore nel campo dei costumi sessuali è, per così dire, naturale: è questo il terreno dei tabù più forti, fardello e aspirazione di tutti, che facilmente assume figura di sineddoche in una presa di coscienza liberatrice.
    Contraria agli interdetti del cristianesimo, l’irregolarità dei costumi è avvertita come una pericolosa prefigurazione dello spirito libero, erede in questo delle sue origini filosofiche nel secolo XVII.
    Nel suo romanzo Laclos pone interrogativi inquietanti proprio sul rapporto tra leggi e costumi, sul contrasto tra pregiudizi della morale sessuale e la possibilità dell’esperienza erotica nelle nsotre società. Nati da una stessa matrice di ribellione di principio contro questi divieti e pregiudizi, libertinaggio maschile e libertinaggio femminile differiscono profondamente per la loro situazione sociale. Vissuto pubblicamente e ammesso, il primo, è soprattutto riservato al secondo il potere di suscitare scandalo e di minacciare l’ordine sociale.
    Anne Marie Jaton (in un saggio per il bicentenario del romanzo di Laclos) nota l’ambiguità del libertinaggio maschile. Esso infatti mira a perdere socialmente la sua preda abbassandola in nome dei valori morali che sfida. Se il suo aspetto positivo consiste nel «mettere in evidenza l’urgenza del desiderio che l’etica cristiana impone di nascondere nella vergogna», compiendo la seduzione di una donna responsabile come processo di conoscenza di sé, d’altra parte dà prova di conformismo quando, dopo aver profanato tutte le regole ammesse per sedurre la sua vittima, «è su queste stesse regole che si appoggia per perderla», per esporla cioè alla condanna della società.
    Osserva ancora Anne Marie Jaton:

    Il libertinaggio maschile finisce dunque per assumere un aspetto paradossale e incarna valori diametralmente opposti che spiegano la sua connivenza col partito dell’ordine. Quando lotta indirettamente per la libertà dei sensi, appartiene al grande conflitto contro il sistema degli interdetti e scalza subdolamente l’edificio sociale; ma nel momento che Roger Vailland chiama «la messa a morte» della vittima, il libertino reintegra la raasicurante condanna della vittima: allora egli, dopo aver calpestato tutte le nozioni ammesse, si pone dalla parte dei benpensanti, i quali lo accolgono e gli perdonano in nome del suo ritorno finale all’ordine.

    Costretto al segreto, il libertinaggio femminile è anche considerato più colpevole e incorre in più gravi punizioni. È il caso della marchesa di Merteuil, rispetto a quello di Valmont. Che una donna assuma il ruolo di libertina per rivendicare la propria libertà, «è ciò che sconvolge al tempo stesso gli schemi fissi della società e tutte le idee ricevute sulla “femminilità”», scrive Anne Marie Jaton, ricordando come nella sua lettera autobiografica Mme de Merteuil dica di essere votata par état (per condizione) al silenzio e all’inazione. «È dunque contro uno stato e non contro una natura ch’ella si ribella e la sua impresa si presenta come un tentativo di evitare un destino sociale e non ontologico che tende a chiuderla in un ruolo limitato».
    Aggiunge la Jaton:

    Attraverso le due grandi figure femminili del romanzo, entrambe votate alla disgrazia, Laclos ha voluto in effetti denunciare le contraddizioni di una società che, privando le donne di un’educazione degna di questo nome, confinandole in uno spazio sociale stretto, votandole all’amore e interdicendo loro di abbandonarvisi, le condanna a essere infelici come la Presidente, o pericolose come la Marchesa.
    Dopo essere stata complice di Valmont, toccherà a Mme de Merteuil rivoltarsi contro il libertinaggio maschile, fino a distruggerlo distruggendo se stessa, e così denunciando la connivenza tra libertino e società. Il romanzo di Laclos è infatti anche la rappresentazione del conflitto tra i due libertinaggi, quello maschile e quello femminile, destinati al reciproco annientamento. La Marchesa rovescia quella che è considerata la “naturale” supremazia dell’uomo sulla donna, mette in causa l’egemonia che la società conferisce all’uomo e «che riduce la donna a una schiavitù dorata o, come nel suo caso, alla ribellione solitaria».
    Anne-Marie Jaton indica nel personaggio della marchesa de Merteuil la grandezza dell’eroina libertina. Questa donna eccezionale «rompe gli ormeggi che legano le donne a un’etica dell’ubbidienza e che ingiungono loro di sottomettersi insieme al re, al padre, al marito e a Dio. Offrendo l’immagine della lucidità, dell’intelligenza di sé e degli altri, essa lascia intravvedere allo stesso tempo che le leggi potrebbero essere rovesciate».
    Ma non sarà lei a rovesciarle. Il romanzo di Laclos mostra al tempo stesso la grandezza e la miseria della libertina. «Obbligata, per lottare contro le apparenze, a conformarsi alle apparenze, essa non può vivere che una sfida vana e silenziosa», scrive la Jaton. E conclude:

    Il libertinaggio femminile gira dunque in un circolo vizioso: lottando con le armi del nemico, violenza, astuzia, tradimento, la libertina può vincere una battaglia ma non abolisce la guerra. […] Antisociale, essa finisce per agire soprattutto contro se stessa. Preferendo la lotta all’abbandono, la coscienza all’accecamento, il piacere vivo ma fugace dell’erotismo alla dolcezza e al dolore della passione, passa deliberatamente, e non senza segreta nostalgia, a lato dell’amore. […] Ribellandosi contro il sacrificio dell’amore in nome di un’etica della coscienza e della libertà, apre una porta che dà sul non-senso dell’esistenza e l’eterna solitudine del ribelle.

    Edited by _Nicoletta - 22/11/2006, 18:06
     
    .
  8. _Nicoletta
     
    .

    User deleted


    2046



    Wong Kar-Wai
    Italia/Francia/Hong Kong 2003


    Directed by Wong Kar-wai
    Produced by Wong Kar-wai
    Written by Wong Kar-wai
    Starring Tony Leung Chiu-Wai
    Gong Li
    Faye Wong
    Takuya Kimura
    Zhang Ziyi
    Carina Lau
    Chang Chen
    Bird Thongchai McIntyre
    Dong Jie
    Maggie Cheung

    129 min.
    Language Cantonese, Japanese, Mandarin
    Budget USD 12,000,000 (est.)

    image



    da Film Tv (Emanuela Martini)

    2046 non è il remake di In the Mood For Love (come Wong Kar-Wai ha più volte sottolineato), anche se il protagonista si chiama come quello precedente, Chow Mo-wan, come lui è scrittore e come lui è interpretato dall’elegantissimo, sensuale Tony Leung. Quasi certamente, anzi, è lui, avvolto dal fumo della sua sigaretta, dalle pagine che si sgranano sotto la sua grafia (e, questa volta, si concretizzano in immagini che vanno a saldarsi senza soluzione di continuità con la sua vita), da storie d’amore vissute ma non inseguite, volute ma non concretizzate, sfuggite, perdute, sognate, dimenticate.
    image
    Ma la memoria, soprattutto la memoria dell’amore, non perde nulla; se mai occulta, inscatola, mette via, in qualche deposito sommerso, pronto a scoperchiarsi a un volto intravisto, una musica sentita, un profumo, uno sguardo, una voce, una frase buttata là quasi per caso sulla carta.
    image
    Qualcosa sfarfalla alla coda dell’occhio, i suoi personaggi inventati ripartono per il 2046, e Cho Mo-wan ritrova o rimpiange i gesti di una donna, Gong Li, Zhang Ziyi, Faye Wong (non Maggie Cheung, non la compagna dell’altra storia, che compare solo in una fulminea, amichevole partecipazione, quasi un déjà vu appena suggerito che va a saldarsi con il continuum "psichico" del film). Fatto di movimento sinuoso, di particolari ravvicinati, di gambe, mani, capelli e sguardi femminili, e scandito da una colonna musicale "cosmopolita" che accentua l’effetto onirico dell’insieme (il "tormentone" questa volta è Siboney in diverse interpretazioni, mentre il tema di Finalmente domenica! di Truffaut, tra tante accorate figure di donna, non è certamente inserito a caso), 2046 è un film più da "sentire" che da seguire, più da "vivere" (o rivivere) che da interpretare.
    image

    Non un film per i partiti delle connessioni logiche o del plot, né per gli iper-razionali, per gli esegeti della purezza o per quelli che pretendono da un autore ogni volta un capolavoro. In the Mood For Love era certamente più bello, più perfetto: ma Cho Mo-wan ha lasciato i suoi segreti e suoi ricordi nella fessura della pietra sbrecciata di un tempio; ci ha lasciato la vecchia Hong Kong e la vecchia Cina; quello che ne è sfuggito torna confusamente a protendersi verso il futuro, nel 2046.


    image



    Assolutamente un emozione...non è un film è un moto d'animo, sentimento

    Edited by _Nicoletta - 19/11/2006, 19:11
     
    .
  9. _Nicoletta
     
    .

    User deleted


    Su artling :cuoricino:
    www.artling.it/2046


    ...può essere troppo presto per il vero amore o troppo tardi...
    Toni Leung (Chow Mo Wan)
    in un film stranamente fantascientifico
    si trasforma nel suo viaggio immaginario verso il 2046
    dove il tempo non cambia mai,
    in questa ricerca continua del passato,
    dell'unica donna che abbia veramente amato
    (la prima Su Li interpretata da Maggie Cheung),
    la quale abitava proprio nella stanza accanto alla sua, la 2046.


    su wikipedia ho trovato anche la musica...

    Original music:

    * Shigeru Umebayashi: "2046 Main Theme" (scenes 5, 15 and closing credits), "2046 Main Theme (Rumba Version)" (scene 25), "Interlude I" (scenes 29, 38), "Polonaise" (scenes 37, 43), "Lost", "Long Journey" (Scenes 40-41), "Interlude II" (Scene 30), "2046 Main Theme" (With Percussion, Train Remix)
    * Peer Raben: "Dark Chariot" (Scenes 7-9, 12-13), "Sisyphos At Work" (Scene 4)

    Non-original music:

    * Xavier Cugat: "Siboney" (scenes 6 (instrumental), 17, 19, 24), "Perfidia" (scenes 10, 39)
    * Dean Martin: "Sway" (scene 18)
    * Georges Delerue: "Julien et Barbara" (originally from the soundtrack of Francois Truffaut's Vivement Dimanche!) (scenes 21-23, 42)
    * Connie Francis: "Siboney"
    * Vincenzo Bellini and Felice Romani: Norma opera: "Casta Diva", performed by Angela Gheorghiu and the London Symphony Orchestra, directed by Evelino Pido - recorded in 2000 (scenes 11, 14, 28, 36)
    * Zbigniew Preisner: "Decision" (originally from the soundtrack of Thou shalt not kill, Part 5 of Krzysztof Kieślowski's The Decalogue)
    * Secret Garden: "Adagio" with David Agnew (cor anglais) (scenes 3, 27, 31, 34)
    * Nat King Cole and the Nat King Cole Trio: "The Christmas Song" (scenes 20, 35)
    * Bellini Il Pirata (scenes 16, 26)


    Interessante anche la spiegazione del titolo 2046
     
    .
  10. Tonks.81
     
    .

    User deleted


    CRUEL INTENTIONS _1999 _ (Roger Kumble)

    image

    All'inizio delle vacanze estive Court lascia Kathrin e si fidanza con l'innocente Cecile. Per vendicarsi di Court, Kathrin spinge il fratellastro Sebastian a corteggiare Cecile con l'intenzione di farle perdere la verginità. Sebastian accetta la sfida, ma ritenendola troppo facile sposta le sue mire sulla figlia del nuovo preside, Annette. La ragazza, autrice di un articolo in cui dichiara che intende mantenersi vergine fino al matrimonio, solletica la curiosità di Sebastian che cerca di farla cadere in tentazione.







    editato da Indie per motivi tecnici

    Edited by Indie - 20/11/2006, 21:58
     
    .
  11. Indie
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (archiestanton @ 7/11/2006, 18:29)
    e' uscito il dvd di Le tre sepolture , peccato se avete lo avete perso al cinema, ma noleggiatelo senza isiitazione, il miglior film della passata stagione. Tommy lee jones ne firma la regia, e mi sorprende con un film che parla di razzismo , violenza, amore , morte, solitudine , disincanto , sogno, castigo , redenzione, perdono, riscatto, destino. Un gioiello da vedere assolutamnete, un film a cui non interessano le strade asfaltate, la comodita' del viaggio , ma il fuori pista dove incontri vecchi che vogliono morire e uomini lontani da se stessi. tocca la scena in cui tommy chiede di amore ad una sua amante, perdutamente innamorata del marito, strani uomini e strane donne per un film raro.Stupendoooooooo!!!!!!!!

    visto ...

    condivido la tua interpetazione ,un bel film sulle vie perdute dell'America odierna che ancora non sa rispettare le minoranze etniche ,e segue un "sogno" ormai alla deriva.
    Bravo nella regia Tommy Lee Jones ,nel primo tempo di affida ad onirici falshback e flashfoward per poi indirizzare il racconto in maniera più lineare quasi a seguire un flusso di coscienza .
    Bella la fotografia ,spettacolari e speculari gli scenari messicani .
    Ottima interpretazione di Barry Pepper già apprezzato ne La 25esima ora .

    [nota di Nico: ho quotato archie perchè spostando i messaggi in questo topic si perdeva il senso]

    Edited by _Nicoletta - 25/10/2009, 17:18
     
    .
  12. _Nicoletta
     
    .

    User deleted


    image
    Il Giardino Delle Vergini Suicide

    Genere: Drama / Mystery
    Valutazione: 7.2/10 (25,152 votes)
    Durata: 97 min / Germany:90 min (TV version)
    Riconoscimenti: 3 wins & 9 nominations

    * Regia: Sofia Coppola

    * Sceneggiatura: Jeffrey Eugenides Sofia Coppola

    * Fotografia: Edward Lachman

    * Cast:

    * Produzione: Willi Bär Suzanne Colvin Francis Ford Coppola Julie Costanzo Fred Fuchs Jordan Gertner Dan Halsted Chris Hanley Gary Marcus Fred Roos

    * Colonna Sonora: Air Jean-Benoît Dunckel Nicolas Godin

    * Montaggio: Melissa Kent James Lyons

    * Trama: La vita di un eclettico gruppo di ragazzi verrà sconvolta per la loro ossessione verso cinque sorelle.

    * Recensione: Il giardino delle vergini suicide
    I ragazzi del vicinato hanno scoperto le sorelle Lisbon. Cecilia (Hanna R. Hall, "Forrest Gump") ha 13 anni, è bizzarra e celestiale; Lux (Kirsten Dunst, "Le ragazze della casa bianca", "Small Soldiers") ha un anno in più ed è una bisbetica inebriante; poi c'è Bonnie (Chelse Swain) una quindicenne incredibilmente bella. Chiudono la carrellata la sedicenne Mary (A.J Cook) che spicca per la sua eleganza e Therese (Leslie Hayman) la più grande con i suoi 17 anni, una ragazza intelligente e bellissima.
    I ragazzi sono affascinati dalle 5 sorelle e ogni momento è buono per spiarle e cercare di capire il loro cuore. Quando Cecilia si uccide l'attrattiva dei ragazzi diventa curiosità perversa.
    Diretto da Sofia Coppola (al suo esordio in un lungometraggio), figlia del grande regista Francis Ford Coppola, "Il giardino delle vergini suicide" (presentato l'anno scorso a Cannes per la "Quinzaine des realisateurs"), tratto dal romanzo di Jeffrey Eugenides, si sviluppa lungo una serie di momenti rubati, interviste e annotazioni giornalistiche raccontate proprio dai ragazzi del vicinato che ora sono cresciuti. E partendo dal loro profondo sentimento di nostalgia la storia assume un aspetto quasi mitologico, laddove le ragazze in tutta la loro bellezza e il loro fascino sono considerate come delle dee, delle figure impossibili da raggiungere dando luogo allo stupore e all'incanto. Tuttavia quando questa situazione comincia a trasformarsi in ossessione, la storia assume toni più cupi e drammatici; e non mancherà di far discutere. Il risultato è una storia malignamente divertente e sincera sull'animo romantico dell'adolescenza.
    Oltre alle giovani protagoniste nel cast (nel ruolo dei genitori) ci sono anche Kathleen Turner ("Un genio in pannolino", "La guerra dei Roses") e James Woods ("Ogni maledetta domenica", "Incontriamoci a Las Vegas").
    (filmup.it)

    Sinceramente terrorizzata ho rimandato la visione perchè il titolo comunque mi intrigava e mi respingeva,fino alla settimana scorsa...e meraviglia...non è affatto un film deprimente. La storia è vista a ritroso attraverso le parti narrate dai ragazzi vicini delle 5 sorelle Lisbon.
    Una storia di una rovina in tema col più tetro Thomas Hardy (Jude l'oscuro) ma alleggerita dalle storie di queste ragazze che si affacciano alla vita e ne sono affamate . Le protagoniste non hanno una personalità...sono sguardi...qualche dialogo...sono sempre in gruppo, contorno si staccano solo Lux e Cecilia...sono viste già mito dai loro vicini che raccolgono tutte le notizie a partire dal diario di Cecilia dal cui suicidio prende l'avvio la storia...bellissimi i dialoghi che commentano l'adolescenza dal punto di vista femminile...

    "Abbiamo scoperto che le ragazze, loro sapevano tutto della vita, in modo naturale e a noi chiedevano solo di fare chiasso, per metterci in mostra" dice uno dei vicini

    sono già una figura mitologica una specie di donna a 5 facce in cui però c'è lo smarrimento di aver voluto vivere troppo...troppo per i canoni degli anni '50 in America che le condananno tramite la madre a non avere più vita...ad essere recluse...queste bionde ragazze sempre sorridenti ed ubbidienti non possono vivere, di conseguenza il suicidio è l'unica scelta che decidono di fare per la loro vita.

    Notizie su Thomas Hardy
     
    .
  13. archiestanton
     
    .

    User deleted


    Il Torino Film Festival ha appena dedicato una retrospetiva a Robert Adrich, grande narratore di storie e sguardo sul mondo lucido e imparziale. La sua filmografia e' ricca di buone cose, con pochi inciampi, mi vengono in mente, L'ultimo apache, Prima linea con l'appena scomparso Jack Palance, Non e' piu' tempo di eroi, Quella sporca dozzina, Vera cruz, L'occhio caldo del cielo, Che finea fatto Baby Jane, Grison Gang, Piano piano dolce carlotta, Il volo della fenice, Quella sporca ultima meta e potrei continuare ancora. Ma uno a mio parere si distingue da tuttti gli altri, anche se suppongo sia solo una mia preferenza, vi invito comunque a cercarlo e a darmi una vostra opinione, mi riferisco a " Nessuna pieta' per Ulzana" trovo sia un piccolo capolavoro sfiorato. "Nessuna pieta' per Ulzana " appartiene a quel sottogenere di western con indiani ma si distingue dagli altri per la sua lucida oggettivita' ( si dice cosi', mah speriamo devo stare attento qua' son tutti laureati), la storia narrata e' essenziale, niete fronzoli, caratteri approfonditi ma veri perche' controversi ne fanno un film che puo' competere ancora oggi con filmetti riffiani e politacemente corretti. impegnati piu' ad avere il battage pubblicitario e il consenso della critica piuttosto di dire o almeno tentere di farlo . La vicenda narra di un gueriero indiano che stufo delle imposizioni del governo americano decide di fuggire dalla riserva, seminando morte e distruzione lungo il cammino. Incaricato della sua catturae' un giovane ufficiale insieme ad un plotone di soldati, una guida indiana e l'esperto Mac Intosh interpretato da uno strepitoso Burt Lancaster. La fiera delle crudelta' non risparmia nessuno, bianchi e pellerossa sono accomunati nella loro cecita', questi uomini sono braccati da nemici esterni ed interni , bivaccano nelle loro menti odio e razzismoe la presunzione di essere sempre dalla parte del giusto. La consapevolezza di Mac Intosh che guarda la voglia del giovane ufficiale di capire trasformarsi in odio disegna un personaggio malinconico e consapevole del destino che puo' celarsi dietro ogni roccia e il finale , raro da vedere ancora oggi, ne tira le fila. Film e regista da recupere, ottimo antidoto a filmetti ruffiani e ipocriti come Balla coi lupi. Aldrich e' un regista intelletualmente onesto, poco propenso ai compromessi, nessuna paura di infastidire chi chessia, bene hanno fatto alcuni critici definirlo un anarchico. Forse i suoi film ci parlano di un mondo senza speranza, ad Aldrich gli uomini non piacciono, non crede in loro e non crede che il suo amato paese sia un esempio da seguire, ma forse, ogni tanto incontri qualcuno per cui vale la pena rischiare, qualcuno da ascoltare e capire, anche se e' un perdendente, anche se e' stato in galera e pensa in modo diverso dal tuo. I singoli insomma, i solitari, gli anarchici, qualcuno come lui. Aldrich, Peckinpah, Leone, Siegel,Ford, Botticher, Maan mi mancano questi cineasti da ultima frontira che si spingono sempre piu' avanti degli altri, uomini che non hanno riguardo per nessuno, uomini senza nessuna pieta'.
     
    .
  14. Indie
     
    .

    User deleted


    Chapeau !
    giusto dire "lucida analisi" laurea o meno non picchiamo nessuno :D

    vedo che ti piace il "genere western" anche se Aldrich è da considerarsi un vero autore al di fuori da ogni genere ,anche se personalmente preferisco la schiettezza di Peckinpah (Cane di paglia su tutti).


    Oggi propongo :

    image
    Miami Vice
    Titolo originale: Miami Vice
    Nazione: U.S.A.
    Anno: 2005
    Genere: Azione, Commedia, Poliziesco
    Durata: 134'
    Regia: Michael Mann
    Cast: Jamie Foxx, Colin Farrell, Gong Li, Naomie Harris, Ciarán Hinds, Justin Theroux, John Ortiz, Luis Tosar
    Produzione: Universal Pictures, Michael Mann Productions

    Visto un paio di mesi fa
    questo remake filmico è un progetto a se’ ,rispetto alla serie televisiva totalmente privo di immagini e situazioni glamour che tanto si adattavano alla “frivolezza” degli anni’80.
    Il film si apre nel bel mezzo di una missione,i personaggi inizialmente sono come figurine in un gioco pericoloso ,nulla o quasi si sa di loro importa solo seguire l’azione che si snoda quasi esclusivamente in una Miami notturna ,cupa ,stilizzata ai limiti ...in cui le luci ,i palazzi ,i motoscafi sfreccianti vengono ripresi in inquadrature solo apparentemente superficiali.
    Sì perché Mann ricrea una strana magia fatta di immagini notturne musica e volti dalla potente forza espressiva .Senza esagerare un saggio di come si fa cinema tecnicamente perfetto su un soggetto considerato “minore” come l’action movie .Un serie di in quadrature a spalla ,carrelli, steady che trascinano la storia in situazioni sempre più realistiche fino a sfiorarne l’aspetto intimista.
    Un cinema che si struttura nei molteplicità dei segni (e segnali) attraverso il sapiente uso della macchina da presa e del digitale a cogliere tutte le variabili di una sceneggiatura d’azione come tramite per arrivare alla natura ,all’essenza dei personaggi in cui uno sguardo un sorriso malinconico valgono più di mille parole.
    La bravura nell’analizzare i rapporti umani di personaggi ai limiti da qualsiasi parte essi stiano
    (la scena al bar in cui si accenna ad un eventuale matrimonio tra Sonny il poliziotto e la trafficante ,uno sguardo un’auto posteggiata fuori dal locale …ad indicare un percorso sognato ..)
    Una sottile malinconia nel non riuscire ad uscire da un gioco troppo grande ,che si prende la giuste pause nel rifugio degli innamorati ,un’alba malinconica per un nuovo giorno che non ci sarà mai.

    Edited by Indie - 27/11/2006, 20:55
     
    .
  15. Indie
     
    .

    User deleted


    image

    I figli degli uomini

    Titolo originale: Children of men
    Nazione: U.S.A.
    Anno: 2006
    Genere: Drammatico, Thriller
    Durata: 114'
    Regia: Alfonso Cuarón
    Sito ufficiale: www.childrenofmen.net
    Sito italiano: www.uip.it/ifiglidegliuomini/


    Cast: Clive Owen, Julianne Moore, Michael Caine, Chiwetel Ejiofor, Charlie Hunnam, Claire-Hope Ashitey, Ilario Bisi-Pedro, Lucy Briers
    Produzione: Universal Pictures, Strike Entertainment, Beacon Communications LLC, Hit & Run Productions, Quietus Productions Ltd
    Trama da Film up :
    Il Caos e l'anarchia dilagano nel mondo della prossima generazione, dove dilaga un difetto nella capacità di riprodursi da parte degli uomini. Il più giovane cittadino del mondo è appena morto all'età di 18 anni, e l'umanità si trova ad affrontare la probabilità della sua stessa estinzione. Ambientato in una Londra lacerata dalla violenza e dalle guerre fra sette nazionalistiche. Il disilluso burocrate Theo diventa l'improbabile difensore della sopravvivenza della Terra. Quando l'ultima speranza del pianeta viene minacciata, questo riluttante eroe si trova costretto ad affrontare i suoi demoni personali e a difendere la Terra dalla catastrofe incombente...

    2027 un futuro (im)possibile.
    Questo è lo scenario dell’ultimo film di Alfonso Cuaron (Y tu mama tambièn).
    “I figli degli uomini” tratto dal romanzo di P.D.James (1992) racconta del declino della civiltà occidentale in un futuro non molto lontano.
    Strani meccanismi portano l’umanità alla ricerca di una purezza della razza (non è prevista nessuna nascita non controllata ed è disponibile il “kit del suicidio”..),gli immigrati cacciati e maltrattati , rigurgiti di sentimenti nazionalisti che scatenano ribellioni sui vari fronti .La figura del burocrate ,uomo oramai senza speranza che a poco a poco prende coscienza del mondo circostante e del ruolo che gli è stato affidato ,portare in salvo una ragazza africana ,unica donna ad asettare un bambino dopo diciotto anni ,unica via di salvezza per l’intera umanità attraverso la “contaminazione”…

    La sceneggiatura spesso si perde in cambi di prospettiva un po’ troppo azzardati ma nell’insieme puo’ starci ,molto interessanti i lunghi piani –sequenza a dare maggiore senso di alienazione ,soprattutto nella battaglia finale, in cui appaio gocce di sangue sull’obbiettivo ,errore ammesso dal regista ma che risulta involontariamente funzionale alla sceneggiatura come “soggettiva estrema”.
    I figli degli uomini ,ricalca altri film di questo tipo 1984 ,Brazil ,V for Vendetta ,28 giorni dopo ,Codice 46 ,Blade Runner ma a differenza di quest’ultimi si sviluppa in un futuro più probabile senza alcun riferimento alla simbologia futuristica,ma in un quadro di degradazione terrena ,edifici distrutti ,comune umanità in una randagia quotidianità dominata da un potere totalitario e subdolamente invisibile.





     
    .
185 replies since 7/11/2006, 18:29   6375 views
  Share  
.