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vitoc.
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A proposito di meditare (ottimo articolo e intervento).
Liberamente tratto da “non all’amore, non al denaro, né al cielo” di F. De André ispirato all’opera di Edgar Lee Masters “Antologia dello Spoon River”, il personaggio del Dottore.
“Da bambino volevo guarire i ciliegi perché rossi di frutti li credevo feriti, la saluta per me li aveva lasciati coi fiori di neve che avevano perduti. Un gioco fu un gioco ma non durò poco per questo decisi che avrei fatto il dottore, e non per un Dio e nemmeno per gioco, perché i ciliegi tornassero in fiore.”
Volevo riprendere questi pochi versi per restituire idealità, sogno e speranza a una professione che, per me, rischia di soffocare, annichilirsi, fra le spire mortali del bilancio, della redditività, dell’efficienza, se non peggio del profitto, termini moderni per nascondere l’antica logica dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo consumato sul terreno più doloroso e infame che è quello della salute e ancora peggio del dolore.
Un terreno sul quale si confronteranno le soluzioni politiche proposte sia dal governo centrale che locale, visto che la Sanità è una delle prime conquiste del federalismo a livello regionale. Terreno sul quale si stanno concentrando gli occhi di una imprenditoria privata sempre più interessata alla sanità, nuova frontiera di investimenti e profitti.
Le conseguenze di tutto questo rischiano di pagarle oltre gli utenti, come ora vengono chiamati i pazienti, i lavoratori del settore che già stanno subendo pesanti tagli economici, di investimenti e di personale, a fronte di una richiesta di maggiori prestazioni … Saremo in grado di vigilare su tutto questo, di mantenere viva una coscienza popolare, di sviluppare le dovute tutele? Oppure lo tsunami mediatico gonfio di vicende giudiziarie e riforme istituzionali sempre più lontane dagli interessi generali, l’informazione fatta di gossip, merce e mercificazione di uomini e donne, di avvilimento dei sentimenti, una società dove cultura, solidarietà ed equità vengono proposti come fardelli che impediscono lo sviluppo e la realizzazione personale, sempre più individuale e rampante, impediranno di vedere questa nuova minaccia sociale, dopo quella ormai consumata del lavoro?
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