libri di cinema

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  1. pike bishop
     
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    WALTER HILL
    a cura: GIULIA D'AGNOLO VALLAN
    ed: TORINO FILM FESTIVAL


    Bella monografia dedicata a Walter Hill pubblicata dal Torino Film Festival in occasione della retrospettiva a lui dedicata. Inizia con una lunga intervista che Giulia D'Agnolo Vallan fa a Walter Hill e continua con altre interviste a tecnici e attori che hanno lavorato con lui. Si analizzano i film della sua carriera affidando le recensioni a critici italiani e stranieri.
    Si continua con la filmografia e una bibliografia molto scrupolosa.
    Le fotografie, come sempre, nelle pubblicazioni del TFF sono molto belle, nel complesso, un libro di grande formato e di buon livello.
    Hill è un regista estremamente colto, un bibliofilo, un amante dei calssici e le sue storie ne sono intrise.
    Si tratti di sbandati che affrontano la grande depressione americana, guadagnandosi da vivere nel circuito della boxe, delle scomesse calndestine, oppure di piloti con insopprimibili bisogni di fuga, bande giovanili che si battono per un riscatto o capi indiani indomiti, sempre il suo è un cinema che ci narra le vicende di archetipi, di icone.
    Il cinema iconico di Hill fa coppia con un'altro grande tema che percorre la sua filmografia: la temetica del territorio e delle lotte per conservarlo.
    Hill è un grande cineasta a cui, piace contaminare i generi, e in questo è un'apripista.
    Si pensi a "Strade di fuoco", un musical rock-western oppure a "I guerrieri della notte" dove si trasfigura l'Anabasi di Senofonte e lo si trasporta in una New York anni '70 e ancora con " I guerrieri della palude silenziosa", che rievoca il trauma del Vietnam e la questione mai risolta con la minoranza Cajun. Anche "Geronimo", nasce sotto il segno della diversità, rendendo omaggio al grande guerriero, riconoscendo inoltre ad una parte dei soldati americani che , non daccordo sul trattamento riservato alle popolazioni autoctone si batterono per riconoscerne la dignità. Un omaggio a uomini che poco sono stati indagati dal cinema.
    Insomma un pioniere della contaminazione tra i generi, un regista, e qui esprimo una mia personale opinione, che anticipa Quentin Tarantino con quel imperfetto e pazzo film che fù "Rcercati: ufficialmente morti", un incredibile danza macabra, piena di caratteri tagliati con l'accetta e quasi sempre sopra le righe, una storia sfuggita di mano a Hill, con personaggi che si ribellano al suo creatore, per percorrere l'unica strada che sono capaci di intraprendere...fino in fondo.
    Poi ci sono i due 48 ore, "Danko", la classica storia di caratteri contrapposti che troveranno, nel corso della vicenda, modo di conoscersi e apprezzarsi.
    Non si dimentichi le ottime sceneggiature che fece per "Gateway" di Peckinpah e "Alien 3" di Fincher, e i lavori a varie serie di telefilm.
    Ne ha fatte di cose W. Hill, mi auguro che i produttori gli permetteranno di farne altrettante, senza mettergli continuamente i bastoni tra le ruote.
     
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  2. pike bishop
     
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    Billy Wilder e' uno di quei registi ,che ha nella sua filmografia, annovera diversi capolavori che resteranno per sempre nella storia del cinema. Film come " A qualcuno piace caldo", "Stalag 17" e "Viale del tramonto", non si possono scordare facilmente dopo averli visti. I buoni film invece, sono molti e' sono tutti da vedere e gustare. Il saggio di Gandini, a dire il vero, non mi soddisfa fino in fondo, avrei preferito piu' approfondimento sui singoli film mentre l'autore si sofferma sulle tematica della sua filmografia. L'ambiguita'. la maschera, il volto, la coscienza e altri argomenti che ricorrono nelle sue pellicole, interessante ma alla lunga annoia un po.


    http://www.lemanieditore.com/index.php?opt..._id=97&Itemid=1
     
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  3. pike bishop
     
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    http://4.bp.blogspot.com/_tCHjobGMgi4/Rw0i...gervasini_1.jpg

    Mauro Gervasini nella critica cinematigrafica è sinonimo di qualità e lo dimostra in questo saggio sul poliziesco francese.
    Questo lavoro di ottima fattura, ci parla del polar ma in comtemporanea ripercorre la storia della letteratura noir francese. Si può erroneamente pensare di trovarsi di fronte ad un lavoro ostico, pesante e adatto ad un pubblico specilizzato, ma non è così. Gervasini sa coniugare bene le informazioni, dandoci il piacere di una lettura facile e scorrevole.
    Il noir francese meglio conosciuto come polar è poco noto la grande pubblico e spesso frainteso.
    Ti ritrovi all'interno del libro a leggere dei romanzi di Leo Malet o di Jean Amila oppure Claude Izzo, sentir parlare delle storie che registi come Jean Pierre Melville, Claude Sautet, Jacques Becker, Alain Coeneau e molti altri, hanno saputo trarne. Storie di sbirri disillusi, delinquenti con valori d'altri tempi, amicizie onorate fino all'estremo, amori, tradimenti, insomma la vita. Se a questi personaggi ci metti le faccie di Alan Delon, Jean Paul Belmondo, Yves Montand, Serge Reggianì e molti altri allora il tutto diventa irresistibile.
    Una gran bella compagnia per un libro dalle molte informazioni che mai però, diventa un elenco, ma sempre scorrevole e piacevolissimo.
    Una lettura che una volta teminata apre ad altre letture, ad altri filim.
    Un lavoro raro in Italia sull'argomento e decisamente da leggere.
    Se dovessi pensare ad un'immagine, un'atmosfera che dica cosa è il Polar, penso a LO Spione (Le Doulos) di Jean Pierre Melville, ai suoi titoli di testa, dove il sempre grande Serge Reggianì percorre i sottopassi di una Parigi periferica, con le sue ombre, le nebbie, la luce della strada che filtra ed un futuro incerto.
    Per gli interessati un saggio imperdibile.
     
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2 replies since 19/3/2011, 15:35   97 views
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