Nucleare

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  1. _Nicoletta
     
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    Vincenzo Balzani è professore ordinario di chimica generale all'università di Bologna dal 1972 ed è
    tra i 100 chimici più citati al mondo..
    Per la sua attività scientifica ha ottenuto numerosi riconoscimenti,
    fra i quali la laurea "Honoris Causa" all'Università di Friburgo, la
    Medaglia d'oro Cannizzaro della SCI, la Ziegler-Natta Lectu...reship della
    GDC, il Premio Italgas per la Ricerca e l'Innovazione, Centenary
    Mostra tutto
    ANNOZERO 2011 - Intervista a Balzani chimico - 17/03/2011

    Le tecnologie sviluppate da Balzani ed equipe http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/sc.../motomolec.html
     
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  2. vitoc
     
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    Nel 1987 gli italiani furono chiamati a esprimersi su 5 requisiti referendari (2 sulla giustizia e 3 sul nucleare). Senza entrare nello specifico non era un referendum sul nucleare ma su alcune disposizioni di legge riguardanti aspetti particolari della problematica. Ricordo che in Italia l’istituto referendario può, di fatto, solo abrogare delle leggi esistenti esprimendosi con un sì o un no al quesito proposto, senza entrare nel merito e senza proporre alcunché. Il referendum comunque raggiunse il quorum e la percentuale dei sì impose la rinuncia, al governo di allora, a inserire nel piano energetico nazionale il nucleare (ma non impedì successivamente di comprare all’estero energia prodotta con questa tecnologia, in questo siamo veramente italiani!).
    A parte l’incredibile coincidenza che a 24 anni di distanza giustizia e nucleare tornano a essere argomenti forti di dibattito politico, fondante per le scelte vitali della nazione definite epocali, credo che vadano fatte, come si sta facendo da più parti, alcune semplici riflessioni (se mai questo paese possa riflettere e non essere chiamato continuamente a schierarsi).
    Non mi farò coinvolgere dall’onda emotiva, come ci viene esortato, ma il mio pensiero non può non andare alla popolazione in fuga dalle proprie case, minacciata da quella che ormai viene sempre più definita apocalisse, e ai quei tecnici che sono rimasti all’interno della struttura per evitare la catastrofe a costo della propria salute (e a questo punto della loro vita). Si è detto che era una cosa imprevedibile, e a questo non replicherò dicendo che è la cosa che affermiamo sempre di fronte alle catastrofi, ai nostri errori e al fallimento del nostro orgoglio.
    Non mi addentrerò nei capitoli tecnici e scientifici a favore o contro il nucleare, che dalle pagine dei giornali e dalle varie TV vedono affrontarsi scienziati, esperti e ministri (a proposito l’on. Prestigiacomo, ministro dell’ambiente, ha una laurea triennale conseguita nel 2006 in Scienze dell’Amministrazione presso LUMSA di Roma – Libera Università Maria Santissima Assunta -).
    Adesso anche chi è favorevole all’energia prodotta con il nucleare si dichiara propenso a una pausa di riflessione; strano fino a ieri spingevano spasmodicamente il paese per la scelta nuclearista … sarà la paura che un nuovo referendum chiuda la porta per sempre al nucleare in questo paese sulla spinta irrazionale ed emotiva legata al disastro giapponese?
    No non voglio annoiare con lunghe argomentazioni personali su quanto sia giusto investire sul rinnovabile, oppure su quanto sia necessario ripensare alla sostenibilità dello sviluppo così come fino a ora concepito nella nostra società capitalista, credo che la coscienza (o incoscienza?) popolare se interpellata oggi risponderebbe, ancora una volta, con un no alle centrali nucleari e anche io mi esprimo con un pacato, gentile, non urlato, ma fermo e determinato: “Nucleare? No, grazie.” come già feci 24 anni fa.
     
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  3. kiki13
     
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    concordo con quanto detto finora. la pausa di riflessione indispensabile riguarda a mio parere la sostenibilità dello sviluppo che dovrà, necessariamente, essere modificata. e non trovo, in questo, una minaccia al nostro benessere individuale e sociale, anzi...
     
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  4. Alessia Va
     
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    Quando ci fu quel referendum, io frequentavo la terza media e non potevo votare.
    Ma avrei detto no, ricordo che a scuola facemmo un dibattito a riguardo...
    E oggi sono ancora di quel parere.

    Poi, però, bisogna pensare alle centrali che ancora abbiamo sul nostro territorio nazionale. Spente ma ancora in piedi.
    Quindi potenzialmente pericolose.
    Una di queste sta nel centro di ricerca dove ho lavorato per sei anni (ero praticamente a fianco, il muro di cinta del mio edificio confinava con quello del reattore) a 15km da qui.
    E non nascondo che ogni tanto c'era qualche allarme che scattava.
    Devono esserci i soldi per la manutenzione e lo smantellamento di queste centrali.
    Devono....che pretesa...
    Dovrebbero.


    Altro che "bunga-bunga"...
     
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  5. Alessia Va
     
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    Beppe Grillo ad Annozero:
    www.youtube.com/watch?v=izSOv0492zo
     
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  6. Ginepro
     
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    Ho risposto su un altro forum ad un tipo che mette sullo stesso piano gli incidenti aerei e quelli nucleari:

    Ogni tanto un incidente aereo càpita.
    Ogni tanto anche un incidente nucleare càpita.

    Ma non li metteremo mica sullo stesso piano, no?

    L’incidente aereo coinvolge le vittime e i loro familiari. Qualche centinaio di persone. E finisce lì (brutto a dirsi, ma è così). Per questo si continuano a costruire aerei da 800 posti e a farli volare. I benefici superano i costi.
    L’incidente nucleare, considerati i tempi di decadimento degli elementi radioattivi, coinvolge le vittime, i loro familiari, i loro figli, nipoti, pronipoti, e loro discendenti. E i discendenti dei discendenti. Milioni di persone. C’è da domandarsi, allora, se i benefici, in questo caso, superino i costi anche di un solo incidente.

    Il Chernobyl Forum (costituito da OMS, gli istituti superiori di sanità di Russia, Bielorussia e Ucraina, UNSCEAR, IAEA, FAO e più di 100 esperti internazionali), che stimò 4.000-5.000 morti su un arco di 80 anni a causa di Chernobyl, svolse e pubblicò il suo studio tra il 2003 e il 2005 (www.iaea.org/Publications/Booklets/Chernobyl/chernobyl.pdf). Già in questa relazione, tuttavia, fu riportato che fino al 2002 erano stati registrati quasi 5000 casi di tumore alla tiroide in persone che avevano da 0 a 18 anni ai tempi dell’incidente, con un incremento fino a 10 volte rispetto al periodo precedente (www.who.int/mediacentre/factsheets/fs303/en/index.html).

    Studi e dati più recenti, poi, dicono ben altro.
    Nel dicembre 2009, la New York Academy of Sciences ha pubblicato un libro (Chernobyl: Consequences of the Catastrophe for People and the Environment), ad opera di due studiosi del Centro per la politica ambientale russa di Mosca e dell’Istituto di Radioprotezione della Bielorussia, che basandosi sull’analisi della letteratura scientifica (1000 libri e più di 5000 articoli) forniscono ora la stima più aggiornata di 1.000.000 di morti per Chernobyl fino ad oggi, cioè in 25 anni (www.ens-newswire.com/ens/apr2010/2010-04-26-01.html).

    Tutto questo riguarda gli incidenti. Ma ammettiamo pure che i benefici superino i costi dei seppur rari incidenti.

    Ciò non significa, tuttavia, che la questione finisca qui. Non si può di certo far finta di nulla davanti ai numerosi studi scientifici che evidenziano un aumento significativo di tumori e leucemie nelle vicinanze delle centrali. Di centrali perfettamente funzionanti, intendo.

    Famosa, ad esempio, la ricerca del 2008, commissionata dal Governo tedesco e conosciuta come KKK (Kinderkrebs in der Umgebung von KernKraftwerken, cioè “Cancro nei bambini nelle vicinanze degli impianti nucleari”). Questa ricerca ha evidenziato un significativo aumento di cancro (+ 54%) e leucemie (+ 76%) nei bambini con meno di 5 anni nel raggio di 15 chilometri dalle centrali nucleari.
    (trad. inglese qui: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ijc.23330/full)

    Siccome però esistono anche ricerche che non sembrano confermare questo risultato (assieme ad altri studi che, invece, lo confermano), un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Health (www.ehjournal.net/content/8/1/43) ha ripreso ed esaminato tutti gli studi effettuati in materia. L’autore dell’articolo non è l’ultimo arrivato, nel campo (www.cerrie.org/people/fairlie.php). Egli, dopo aver considerato accuratamente ogni aspetto di questi studi, ha riscontrato che le ricerche da cui emerge un aumento dei tumori e delle leucemie nei bambini sono (guarda caso…) quelle in cui i criteri di indagine sono più accurati e il campione preso in esame è significativo.

    L’ipotesi è che le emissioni radioattive delle centrali nucleari, che sono un dato di fatto (pur essendo basse), siano assorbite dalla madre ed incorporate dall’embrione. I tessuti dei feti e dei neonati avrebbero una sensibilità alle radiazioni superiore a quella finora stimata e questo potrebbe essere il motivo della più alta incidenza di cancro e leucemie infantili accanto alle centrali nucleari.

    Anche quest’ultimo, ad ogni modo, sembra ormai un dato di fatto.

    Che i tessuti di feti, neonati e bambini siano più “sensibili” a fattori esterni non è così strano, considerato che si tratta di organismi in via di formazione.
    C’è da chiedersi, allora, se nel nucleare i benefici effettivamente superino i costi, in termini di salute pubblica (e privata), non solo nel caso dei (rari) incidenti, ma anche e, a maggior ragione, nel caso di impianti perfettamente funzionanti.
     
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  7. dariats58
     
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    Un'amica mi ha mandato questo video. Se è tutto vero .... mah, mi vengono i brividi! :pirata:

    www.youtube.com/watch?v=qqQ0IqHrzII

    P.S. Questo Gianni Lannes mi sembra una persona credibile. Sono andata a cercare qualcosa su di lui e sul suo giornale ItaliaTerraNostra (pare ora "oscurato")...

    Le inchieste - Gianni Lannes ha portato avanti numerose inchieste, in particolare si ricordano le seguenti.

    [modifica] Sulle navi dei veleni Dal 1972 in poi, nelle acque del Mar Adriatico, tra il Gargano e le Isole Tremiti, sono state affondate una incredibile quantità di navi insieme a "ordigni proibiti" a base di uranio impoverito, iprite, fosforo, fosgene, ...: (Manattia Japas-Greco, Armant, Silversky, Elen, Mirsti, Despinat, Mehmet Guveli, Rolleremme, Gulf Eagle, Isola Celeste, Irene, Ketty, Selin, Deval, Storm, Silni, Panayota ( Nounak, Vosso), Esram, Prosperità, Nedal, Raduzhny, Osogovo, Limmat 1, Omskiy 143, Vasiliy Shuskhin, Edev V (Et Suyo Maru...) La conclusione a cui è pervenuto il giornalista è che tra lo Ionio, il Tirreno e l'Adriatico, e in tutto il Mediterraneo, a cominciare dagli inizi degli anni '70, risultano essere state localizzate centinaia di navi affondate cariche di rifiuti tossici e radioattivi e circa un migliaio di container.[10] Sul giornale online, Italia Terra Nostra, Gianni Lannes spiega ...

    « Come si fa a smaltire un carico di rifiuti tossici e magari radioattivi? Elementare Watson: basta stivarlo su una nave in pessime condizioni e poi venderlo a qualche signore della guerra che in cambio chiede solo una buona partita di armi. Oppure comprare una carretta e affondarla insieme ai veleni. Dunque, si acquista un mercantile, si imbottisce di rifiuti pericolosi dichiarando un carico di materiale innocuo e, infine, si inabissa il natante o almeno si tenta; male che vada il relitto viene abbandonato alla deriva. Soltanto negli ultimi 25 anni sono state affondate misteriosamente circa una sessantina di navi nei mari a ridosso della penisola italiana (in particolare Tirreno, Jonio e Adriatico); ma la stima è errata per difetto, anche se soltanto i Lloyd's di Londra ne certificano 40. Si tratta di imbarcazioni in condizioni disastrose da far sparire sia per truffare le compagnie assicurative sia per smaltire illecitamente sostanze pericolose. Parecchie di queste navi sono state utilizzate prima dell'inabissamento, sia per portare rifiuti verso paesi del Terzo mondo sia per il traffico di armi. La concomitanza fra lo smaltimento illecito di rifiuti e il traffico di armi appare ormai come un dato fondante e svela lo scenario di un doppio coinvolgimento della mafia, ma soprattutto di governi, multinazionali e faccendieri in particolare dei nostri servizi segreti (ex Sismi e Sisde) [...][11] »


    Edited by dariats58 - 4/4/2011, 21:54
     
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  8. _Nicoletta
     
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    Un incredibile video dei test nucleari dal 1945 al 1998

    L'artista giapponese Isao Hashimoto ha trovato un modo davvero impattante di rappresentare le esplosioni nucleari (bombe o test nucleari) che sono avvenute nel nostro pianeta dal 1945 al 1998.
    Ogni esplosione nucleare corrisponde a un suono, ogni mese ad un altro suono e gli anni che passano a un beep.
    All'inizio tutto parte in maniera molto lenta, ma dal 1962 è una discoteca...

    P.S.: Più di 2000 esplosioni nucleari....


    link: http://www.tuttogreen.it/forum/tuttogreen-...-al-1998-a-362/

    le bandierine sono gli stati: Inghilterra, Francia, URSS, USA
    sotto Pakistan, India e Cina
    dal 12' minuto circa il video fa un riepilogo delle esplosioni per stato e regioni interessate
    IMPRESSIONANTE 2053 esplosioni nucleari!!!
    E poi ci chiediamo come mai il cancro, come mai tante allergie, gli anziani che hanno respirato meno schifo vivono pià a lungo...lo strano è che siamo ancora vivi :|:
     
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  9. _Nicoletta
     
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    Un nuovo documentario racconta la costruzione del primo deposito permanente di scorie nucleari in Finlandia, e traccia uno scenario futuro

    NOTIZIE – E se la fine del mondo (o almeno un grave disastro in grado di rendere inabitabile una vasta porzione del nostro pianeta per centinaia di migliaia di anni) fosse nelle mani di un archeologo? Immaginiamolo mentre scopre un luogo sigillato – molto sigillato – che mostra i segni di una civiltà antica, molto avanzata tecnologicamente. Dei simboli sono posti all’entrata di quello che sembra un monumento nascosto nelle viscere della terra, celato accuratamente. Prezioso o pericoloso? I simboli incisi all’entrata sono misteriosi. Andranno decifrati, ma intanto, cosa fare? Sicuramente l’archeologo tenterà di usare ogni mezzo tecnologico a disposizione per capire cosa è nascosto lì dentro, ma la natura del luogo è talmente aliena che non sa nemmeno cosa cercare. Cosa farà alla fine? Lo aprirà, o si terrà a distanza, lasciando che venga dimenticato per altre decine di migliaia di anni?

    Questa domande se le pongono anche i responsabili della costruzione di Onkalo. Onkalo è, anzi sarà, il primo deposito permanente di scorie nucleari al mondo, e il regista Michael Madsen ne ha fatto l’argomento del suo recente documentario intitolato “Into eternity”, proiettato la scorsa settimana a “Le voci dell’inchiesta”, il festival pordenonese.

    Prima che lo vedessi, un amico descrivendomelo l’ha definito “filosofico”. Mi chiedevo come. Personalmente, il lavoro di Madsen mi ha fatto venire in mente le atmosfere di Werner Herzog (per esempio quello di “Encounters at the end of the world”, ma soprattutto di “Wild blue yonder”), e se anche qui non si raggiungono le vette del genio visionario del grande regista tedesco il lavoro di Madsen è certamente degno di attenzione.

    Forse non tutti lo sanno, ma nonostante esistano al mondo numerose centrali nucleari e vengano prodotte tonnellate e tonnellate di scorie nucleari (pare al momento che ce ne siano in giro circa 250.000 in tutto il mondo) anche dagli ospedali e dall’industria, non esiste al momento nemmeno un solo deposito permanente. I rifiuti nucleari sono per ora mantenuti in depositi temporanei in superficie, custoditi in maniera transitoria in attesa di essere stoccati in qualche luogo definitivo. Che però ancora non esiste.

    Onkalo (letteralmente “luogo nascosto” in finlandese), con il suo vasto sistema di profondi tunnel sotterranei, è situato nella zona di Olkiluoto in Finlandia e si appresta (è ancora in fase di test e costruzione) a diventare il primo deposito permanente di rifiuti nucleari al mondo. Il luogo è stato scelto per la stabilità geologica del substrato roccioso, che secondo gli esperti è assolutamente al sicuro da rischi sismici, e dovrà accogliere per il prossimo secolo (dopodiché verrà sigillato) le scorie provenienti dalle attuali quattro centrali nucleari finlandesi.

    Madsen si sofferma poco sulla tecnologia per stoccare le scorie, ancora meno sulla questione dell’energia nucleare (è sicura? È sensata?). Nel documentario soprattutto si chiede cosa lasceremo ai posteri. Il film si apre infatti spiegando che la civiltà umana è vecchia di 50.000 anni, e le piramidi (fra i monumenti più antichi costruiti per mano umana) hanno solo 5.000 anni. Le scorie nucleari però sono tossiche per – almeno – 100.000 anni. Onkalo, negli intenti, è progettato per resistere così a lungo. Ma è davvero credibile, si chiede Madsen? Possiamo davvero assicurare che una struttura pensata e costruita dall’uomo possa durare così a lungo? Possiamo immaginare davvero a cosa potrebbe andare incontro da qui a 100.000 anni? Senza considerare che solo certi tipi di scorie nucleari sono tossiche per 100.000 anni. Altre lo restano per milioni di anni.

    Anche se fossimo davvero fortunati, e cioè se gli eventi naturali non riuscissero a intaccare Onkalo per così tanto tempo, come prevedere il fattore umano? Cosa succederebbe se i nostri discendenti trovassero Onkalo fra qualche decina di migliaia di anni? Il fil rouge su cui si svolge “Into eternity” è proprio la voce di un uomo del passato (il nostro presente) che come in un sogno si rivolge agli uomini che nel futuro avranno scoperto Onkalo. Non un dialogo però, perché Madsen ci lascia intuire che sarà successo l’irreparabile, e che la voce dal passato più che avvertire del pericolo, sta chiedendo scusa.

    La fiction si intreccia alla realtà, anzi è il modo per raccontarla. Perché è proprio la “comunicazione col futuro” il problema che viene affrontato ogni giorno da chi è responsabile della costruzione di Onkalo (in primis il governo finlandese). Ed è qui che il pratico e il filosofico si sfumano l’uno nell’altro. Esistono due posizioni distinte sulla questione dell’incontro futuro fra i nostri discendenti e Onkalo: come si spiega nel documentario c’è chi crede sia assolutamente necessario porre dei segnali (iscrizioni, simboli) che indichino ai posteri l’enorme pericolo celato all’interno del deposito, ma anche chi al contrario ritiene che fare questo invoglierebbe ancor più in nostro “archeologo del futuro” a scoperchiare il vaso di Pandora nucleare e che meglio sarebbe che venisse dimenticato per sempre.

    Non so a voi, ma a me fa venire i brividi. Non mi resta che consigliarvi la visione di questo eccellente lavoro.

    Link: http://ulisse.sissa.it/scienza7/notizia/20...Uesp110419n001/
     
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  10. _Nicoletta
     
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    I tempi di isolamento delle scorie che oscillano indicativamente dai 300 anni al milione di anni. Questo è il tempo necessario affinché le scorie diminuiscano la loro radiotossicità fino al valore dell'uranio naturale; dopo tale periodo la radiotossicità delle scorie non è zero, ma comunque, essendo pari a quella dei giacimenti di uranio normalmente presenti nella crosta terrestre, è accettabile in quanto sostanzialmente si ritorna -in termini di radiotossicità- alla situazione di partenza.

    da : http://it.wikipedia.org/wiki/Scoria_radioattiva

    2011 aprile
    Itali@mbiente, il film ecologista che viene dal Web


    Un film di denuncia sullo stato dell’ambiente italiano che parte dalla Rete.

    WEB & NEW MEDIA – Il titolo, Itali@ambiente, è stato stabilito con un’apposita votazione e da quella @ è subito chiaro a tutti che Internet c’entra qualcosa. L’idea è partita dal geologo Mario Tozzi: un film corale sull’ambiente in cui sono gli stessi cittadini a fare da registi, sceneggiatori e cineoperatori. Una formula che potrebbe rivelarsi vincente visto che Life in a Day, il film-documentario prodotto da Ridley Scott e che è interamente prodotto con materiale caricato dagli utenti di Youtube, è già diventato un cult.

    Si potrebbe dire che l’operazione segue il motto Think globally, act locally: pensa globale e agisci locale, cioè se vuoi difendere l’ambiente parti dal territorio.

    Il Manifesto del film nomina 10 tematiche da trattare:

    1. consumo di territorio: ogni anno l’Italia ne brucia 250.000 ettari, come nessun altro in Europa;
    2. perdita di habitat e biodiversità: l’Italia è il paese europeo a massima biodiversità
    3. fiumi e laghi perduti: le acque dolci sono in grave stato di disagio, più di quelle marine
    4. perdita delle coste e delle spiagge: il problema dell’erosione marina
    5. perdita delle foreste e riforestazione
    6. traffico urbano
    7. desertificazione e perdita di suoli
    8. cave e miniere
    9. impianti industriali
    10. rifiuti

    Ma come si fa un film con centinaia di autori? Nel caso di Life in a Day, gli utenti avevano 24 ore di tempo (24 luglio 2010, tra le 00-1 e le 23.59) per inviare il loro contributo (tema: un assaggio della propria quotidianità) e successivamente la selezione, il montaggio e la regia “complessiva” è passata nelle mani dei professionisti.

    AvoiComunicare, l’azienda che si è fatta carico del progetto ha invece deciso di affidarsi a una piattaforma Wikia per l’occasione, cioè l’organizzazione dei contributi (video, sceneggiature, proposte) è centralizzata in un’unico sito che è una sorta di Wikipedia personalizzabile. Video, immagini e documenti dei più diffusi formati si vanno archiviando, come pure le prime idee per amalgamare il tutto. Mario Tozzi, geologo e divulgatore noto per la trasmissione Gaia – il pianeta che vive, supervisionerà gli aspetti scientifici e molto probabilmente il prodotto finale si reggerà sulla sua narrazione.

    I primi file inviati sono in evidenza nella pagina di upload ed è chiaro che non sarà un lavoro facile dare omogeneità al prodotto e allo stesso tempo mantenerne la coralità: i video sono molto diversi, sia come tecniche che come stile ma già in queste fasi embrionali il progetto si dimostra piuttosto interessante, visto che i contributi denunciano situazioni gravi che, in un modo o nell’altro, stanno ricevendo pubblicità. Tra i vari casi, discariche abusive, inquinamento da metalli pesanti, cementificazione.

    Per partecipare e cominciare da subito a collaborare è sufficiente registrarsi e seguire le linee guida generali del wiki, ma per il momento non ci sono, comprensibilmente, previsioni sulla data di distribuzione del prodotto finito, naturalmente via Web.
    www.youtube.com/user/lifeinaday

    Link: http://ulisse.sissa.it/scienza7/notizia/20...Uesp110413n002/

    Life in a Day, il film-documentario prodotto da Ridley Scott e che è interamente prodotto con materiale caricato dagli utenti di Youtube, è già diventato un cult.

    Si potrebbe dire che l’operazione segue il motto Think globally, act locally: pensa globale e agisci locale, cioè se vuoi difendere l’ambiente parti dal territorio.

    Il Manifesto del film nomina 10 tematiche da trattare:

    1. consumo di territorio: ogni anno l’Italia ne brucia 250.000 ettari, come nessun altro in Europa;
    2. perdita di habitat e biodiversità: l’Italia è il paese europeo a massima biodiversità
    3. fiumi e laghi perduti: le acque dolci sono in grave stato di disagio, più di quelle marine
    4. perdita delle coste e delle spiagge: il problema dell’erosione marina
    5. perdita delle foreste e riforestazione
    6. traffico urbano
    7. desertificazione e perdita di suoli
    8. cave e miniere
    9. impianti industriali
    10. rifiuti


    Ma come si fa un film con centinaia di autori? Nel caso di Life in a Day, gli utenti avevano 24 ore di tempo (24 luglio 2010, tra le 00-1 e le 23.59) per inviare il loro contributo (tema: un assaggio della propria quotidianità) e successivamente la selezione, il montaggio e la regia “complessiva” è passata nelle mani dei professionisti.

    AvoiComunicare, l’azienda che si è fatta carico del progetto ha invece deciso di affidarsi a una piattaforma Wikia per l’occasione, cioè l’organizzazione dei contributi (video, sceneggiature, proposte) è centralizzata in un’unico sito che è una sorta di Wikipedia personalizzabile. Video, immagini e documenti dei più diffusi formati si vanno archiviando, come pure le prime idee per amalgamare il tutto. Mario Tozzi, geologo e divulgatore noto per la trasmissione Gaia – il pianeta che vive, supervisionerà gli aspetti scientifici e molto probabilmente il prodotto finale si reggerà sulla sua narrazione.

    I primi file inviati sono in evidenza nella pagina di upload ed è chiaro che non sarà un lavoro facile dare omogeneità al prodotto e allo stesso tempo mantenerne la coralità: i video sono molto diversi, sia come tecniche che come stile ma già in queste fasi embrionali il progetto si dimostra piuttosto interessante, visto che i contributi denunciano situazioni gravi che, in un modo o nell’altro, stanno ricevendo pubblicità. Tra i vari casi, discariche abusive, inquinamento da metalli pesanti, cementificazione.

    Per partecipare e cominciare da subito a collaborare è sufficiente registrarsi e seguire le linee guida generali del wiki, ma per il momento non ci sono, comprensibilmente, previsioni sulla data di distribuzione del prodotto finito, naturalmente via Web.
    lo rilinko http://ulisse.sissa.it/scienza7/notizia/20...Uesp110413n002/
     
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  11. vitoc
     
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    :B): Bene allora iniziamo!
    Bisogna alzare la guardia, adesso anche sulla privatizzazione dell'acqua stanno pensando di emendare come sul nucleare... stiamo vivendo una sorta di "democrazia sospesa", brutta anticamera di una dittatura democraticamente eletta e voluta dagli elettori (sigh!).
    P.S. Domani la guerra non si farà per il petrolio... ma per l'acqua.
     
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  12. _Nicoletta
     
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    Beh anche il legittimo impedimento non sarebbe male che NON passasse
    sarebbe equivalente ad una bomba nucleare per il cav

    :jene:
     
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11 replies since 18/3/2011, 23:14   110 views
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