La sindrome degli antenati di A.A. Schuetzenberger

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  1. _Nicoletta
     
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    La sindrome degli antenati di A.A. Schuetzenberger

    Nel testo della Schuetzenberger (La sindrome degli antenati ed. Di Renzo) si parla di come il nome di battesimo sia fondante dell’identità dell’individuo. Il cognome non si può scegliere, ma il nome si.

    Può riflettere una tradizione familiare, una scelta religiosa, dovuta alla moda, o il tentativo di aprire i confini e rompere con la tradizione. Si può decidere un nome che piaccia e basta o di un parente deceduto.
    Talvolta il nome di una persona è indicativo della sua provenienza, delle sue origini. Per esempio i nomi religiosi sono più diffusi nel sud Italia.
    Il solo nome di battesimo ci dà già delle informazioni sulla nostra famiglia o su chi lo sceglie.

    Il nome è la prima eredità che riceviamo. La prima parola del nostro romanzo familiare.
    Il nome è una delle basi dell’identità, ci ricorda la Schuetzenberger.
    Chiedere a una persona come mai si chiama così, diventa un ottimo punto di partenza per la ricostruzione biografica della sua famiglia.

    La ricostruzione della propria identità sia in termini genealogici, sia psicologici è un’operazione complicata, ma nel suo libro si trova l’esplicazione di come farla elaborando insieme al paziente un genosociogramma.
    Forse gli psicologi avran già sentito parlare e usato il genogramma.
    Per i non addetti ai lavori, il genogramma si fa partendo dal nome del paziente e mettendoci intorno i nomi di persone e animali significativi per il paziente, indicando con delle frecce il tipo di relazione che intercorre tra il paziente e gli altri e inserendo le date principali della sua vita. La sola realizzazione grafica può già dare delle indicazioni sul tipo di personalità della persona.

    Il genosociogramma va oltre. E’ un vero e proprio albero genealogico (a cui si possono anche aggiungere le persone extrafamiliari importanti per il paziente), dove vengono annotati gli avvenimenti significativi di tutti e le date in cui sono accaduti.
    Facendo così l’autrice ha scoperto che i segreti di famiglia e/o i non detti, malattie, incidenti e sciagure varie, non si riscontravano solo nella vita del paziente, ma che erano presenti anche nelle vite dei suoi antenati.

    Ciò che i suoi predecessori non avevano risolto nelle loro vite, veniva come lasciato in eredità ai posteri, che si trovavano così ad affrontare i loro traumi irrisolti.
    La Schuetzenberger comincia il suo libro descrivendo i presupposti teorici alla base del genosociogramma e delle sue scoperte, e accompagna per mano il lettore attraverso Sindromi da anniversario, Doppie sindromi da anniversario, Venti di proiettili, Incesti genealogici.

    Man mano che si procede, si passa da un testo didattico a un romanzo avvincente, che rende veloce la lettura.

    Rimane un grande quesito irrisolto. Come avviene questa trasmissione tra le generazioni?
    C. G. Jung riteneva che esistesse una eredità psichica. E se fosse così? E se oltre al patrimonio genetico, ci venisse passato anche un patrimonio psichico?
    24-02-2011
    tratto da Obiettivo Psicologia. Formazione, lavoro e aggiornamento per psicologi
    http://www.opsonline.it/index.php?m=show&id=25127

    Mi ricorda un libro
    Manuale ad uso dei bambini che hanno genitori difficili
    intelligente, originale e perfino un po' umoristico
    che afferma los tesso concetto cioè che le storie della famiglia vengono riproposte e risolte da ognuno a modo suo.

    Ma senza basi genetiche
     
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0 replies since 4/3/2011, 21:41   135 views
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