La scuola pubblica e la scuola privata

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  1. _Nicoletta
     
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    Ho trovato questi pezzi nei commenti e nelle note di amici su facebook
    voglio condividerle anche qui che forse sono meno volatili

    CITAZIONE
    "E’ la nostra esperienza che parla a favore della Scuola di Stato; è il fatto che tutti, o quasi tutti noi siamo insieme cresciuti in questa scuola di Stato, e...ppure siamo diventati in casi diversi, cattolici, e buoni cattolici; socialisti, ...e buoni socialisti; comunisti, e buoni comunisti.
    Ma che cosa abbiano trovato in quella scuola – anche se molti di noi l’hanno frequentata nel suo periodo più triste – che cosa abbiamo trovato che c e la fa sentire così cara e così unicamente libera? Abbiamo trovato lì dei professori che potevano portare voci diverse, e gli scolari venivano educati secondo i meriti, la capacità, la buona fede. Si può dire che simile garanzia di libertà, di libera formazione, venga data dalla scuola privata?”

    Dal discorso pronunciato da Walter Binni - studioso della letteratura italiana - all’Assemblea Costituente nella seduta del 17 aprile 1947
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    e il discorso di Pietro Calamandrei del 1950
    uno dei membri della Costituente
    CITAZIONE
    Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto:

    - rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.

    - attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.

    - dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico!
    Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. » la fase più pericolosa di tutta l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito […].

    Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato”. Come sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche […]. Ma poi c’è un’altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la “frode alla legge”, che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla […]. E venuta cos” fuori l’idea dell’assegno familiare, dell’assegno familiare scolastico.



    Il ministro dell’Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve servire a “stimolare” al massimo le spese non statali per l’insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno […].
    Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? » un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica.

    Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile. Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l’arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l’arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! […]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito“.

    Piero Calamandrei, 1950



    Parte del discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell'Associazione a Difesa della Scuola Nazionale (ADSN) a Roma l'11 febbraio 1950.

     
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  2. Ginepro
     
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    "Magari non fossimo noi stessi a rovinare i costumi dei nostri figli! Noi fin dall’inizio rammolliamo i bambini con comodità e piacevolezze di ogni tipo. Quel tipo di educazione priva di energia, che chiamiamo permissivismo, fiacca ogni forza morale e fisica. Cosa non arriverà a desiderare da adulto chi da bambino è abituato a muoversi tra la porpora? Non riesce ancora ad articolare le prime parole e già si intende del cuoco e chiede ostriche da mangiare. Noi educhiamo il loro palato ancor prima della loro parola. Crescono nelle lettighe: non fanno in tempo a toccare terra che subito s’appoggiano alle mani di chi li sostiene da tutti e due i lati. Ci rallegriamo se dicono qualcosa d’indecente: reagiamo con sorrisi e baci a parole che non sarebbero ammissibili neppure alle raffinatezze alessandrine. E non è strana la cosa: noi glielo abbiamo insegnato, da noi hanno sentito tutto questo; vedono le nostre amanti, i nostri concubini, ogni banchetto risuona dello strepito di canti osceni, s’assiste a cose che sono vergognose anche solo a parlarne. Da quest’andazzo deriva una consuetudine di vita, da essa a sua volta scaturisce l’inclinazione naturale. Quei poveri bambini imparano tutto questo prima ancora di sapere che si tratta di vizi: quindi rammolliti e senza più nerbo, non riportano dalle scuole questi gravi difetti, ma sono loro a portarli nelle scuole".

    [Quintiliano, Institutio oratoria 1, 2, 6-8, I sec. d.C.]
     
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  3. vitoc
     
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    Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande "I CARE". È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: "me ne importa, mi sta a cuore". È il contrario esatto del motto fascista "me ne frego".
    Da Lettera ai giudici

    sempre Don Milani...
     
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2 replies since 27/2/2011, 12:57   62 views
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