Senza schema: don Lorenzo Milani

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  1. _Nicoletta
     
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    Scuola di Barbiana: LETTERA A UNA PROFESSORESSA
    Libreria Editrice Fiorentina

    Cara signora,
    lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti.
    Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che «respingete ». Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.

    La timidezza
    Due anni fa, in prima magistrale, lei mi intimidiva.
    Del resto la timidezza ha accompagnato tutta la mia vita. Da ragazzo non alzavo gli occhi da terra.. Strisciavo alle pareti per non esser visto.
    Sul principio pensavo che fosse una malattia mia o al massimo della mia famiglia. La mamma è di quelle che si intimidiscono davanti a un modulo di telegramma. Il babbo osserva e ascolta, ma non parla.
    Più tardi ho creduto che la timidezza fosse il male dei montanari. I contadini del piano mi parevano sicuri di sé.
    Gli operai poi non se ne parla.
    Ora ho visto che gli operai lasciano ai figli di papà tutti i posti di responsabilità nei partiti e tutti i seggi in parlamento.
    Dunque son come noi. E la timidezza dei poveri è un mistero più antico. Non glielo so spiegare io che ci son dentro. Forse non è né viltà né eroismo. E’ solo mancanza di prepotenza.

    I montanari
    la pluriclasse

    Alle elementari lo Stato mi offrì una scuola di seconda categoria. Cinque classi in un’aula sola. Un quinto della scuola cui avevo diritto.
    E’ il sistema che adoprano in America per creare le differenze tra bianchi e neri. Scuola peggiore ai poveri fin da piccini.

    Scuola dell’obbligo
    Finite le elementari avevo diritto a altri tre anni di scuola. Anzi la Costituzione dice che avevo l’obbligo di andarci. Ma a Vicchio non c’era ancora scuola media. Andare a Borgo era un’impresa. Chi ci s’era provato aveva speso un monte di soldi e poi era stato respinto come un cane.
    Ai miei poi la maestra aveva detto che non sprecassero soldi: « Mandatelo nel campo. Non è adatto per studiare ».
    Il babbo non le rispose. Dentro di sé pensava: « Se si stesse di casa a Barbiana sarebbe adatto ».

    Barbiana
    A Barbiana tutti i ragazzi andavano a scuola dal prete. Dalla mattina presto fino a buio, estate e inverno.
    Nessuno era « negato per gli studi ».
    Ma noi eravamo di un altro popolo e lontani. Il babbo stava per arrendersi. Poi seppe che ci andava anche un ragazzo dì S. Martino. Allora si fece coraggio e andò a sentire.

    Il bosco
    Quando tornò vidi che m’aveva comprato una pila per la sera, un gavettino per la minestra e gli stivaloni di gomma per la neve.
    Il primo giorno mi accompagnò lui. Ci si mise due ore perché ci facevamo strada col pennato e la falce. Poi imparai a farcela in poco più di un’ora.
    Passavo vicino a due case sole. Coi vetri rotti, abbandonate da poco. A tratti mi mettevo a correre per una vipera o per un pazzo che viveva solo alla Rocca e mi gridava di lontano.
    Avevo undici anni. Lei sarebbe morta di paura. Vede? ognuno ha le sue timidezze. Siamo pari dunque.
    Ma solo se ognuno sta a casa sua. O se lei avesse bisogno di dar gli esami da noi. Ma lei non ne ha bisogno.

    I tavoli
    Barbiana, quando arrivai, non mi sembrò una scuola. Né cattedra, né lavagna, né banchi. Solo grandi tavoli intorno a cui si faceva scuola e si mangiava.
    D’ogni libro c’era una copia sola. I ragazzi gli si stringevano sopra. Si faceva fatica a accorgersi che uno era un po' più grande e insegnava.
    Il più vecchio di quei maestri aveva sedici anni. Il più piccolo dodici e mi riempiva di ammirazione. Decisi fin dal primo giorno che avrei insegnato anch'io.

    Il preferito
    La vita era dura anche lassù. Disciplina e scenate da far perdere la voglia di tornare.
    Però chi era senza basi, lento o svogliato si sentiva il preferito. Veniva accolto come voi accogliete il primo della classe. Sembrava che la scuola fosse tutta solo per lui. Finché non aveva capito, gli altri non andavano avanti.

    La ricreazione

    Non c’era ricreazione. Non era vacanza nemmeno la domenica.
    Nessuno di noi se ne dava gran pensiero perché il lavoro è peggio. Ma ogni borghese che capitava a visitarci faceva una polemica su questo punto.
    Un professorone disse: « Lei reverendo non ha studiato pedagogia. Polianski dice che lo sport è per il ragazzo una necessità fisiopsico... » 1.
    Parlava senza guardarci. Chi insegna pedagogia all’Università, i ragazzi non ha bisogno di guardarli. Li sa tutti a mente come noi si sa le tabelline.
    Finalmente andò via e Lucio che aveva 36 mucche nella stalla disse: « La scuola sarà sempre meglio della merda ».

    I contadini nel mondo
    Questa frase va scolpita sulla porta delle vostre scuole. Milioni di ragazzi contadini son pronti a sottoscriverla.
    Che i ragazzi odiano la scuola e amano il gioco lo dite voi. Noi contadini non ci avete interrogati. Ma siamo un miliardo e novecento milioni 2. Sei ragazzi su dieci la pensano esattamente come Lucio. Degli altri quattro non si sa.
    Tutta la vostra cultura è costruita così. Come se il mondo foste voi.
    1 Polianski = non sappiamo chi sia, ma sarà un famoso educatore.
    Pedagogia = arte di educare i ragazzi.
    fisiopsico... = metà di un parolone che adoprò quel professore e che non ricordiamo intero.
    2 Abbiamo contato nella cifra anche chi vive peggio dei contadini: cacciatori, pescatori, pastori (Compendium of Social Statistics » ONU New York 1963).

    Maestri
    L’anno dopo ero maestro. Cioè lo ero tre mezze giornate la settimana. Insegnavo geografia, matematica e francese a prima media.
    Per scorrere un atlante o spiegare le frazioni non occorre la laurea.
    Se sbagliavo qualcosa poco male. Era un sollievo per i ragazzi. Si cercava insieme. Le ore passavano serene senza paura e senza soggezione. Lei non sa fare scuola come me.

    Politica o avarizia
    Poi insegnando imparavo tante cose.
    Per esempio ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica.
    Sortirne da soli è l’avarizia.
    Dall’avarizia non ero mica vaccinato. Sottogli esami avevo voglia di mandare al diavolo i piccoli e studiare per me. Ero un ragazzo come i vostri, ma lassù non lo potevo confessare né agli altri né a me stesso. Mi toccava esser generoso anche quando non ero.
    A voi vi parrà poco. Ma coi vostri ragazzi fate meno. Non gli chiedete nulla. Li invitate soltanto a farsi strada.



    I ragazzi di paese
    Contorti

    Dopo l’istituzione della scuola media a Vicchio arrivarono a Barbiana anche ragazzi di paese. Tutti bocciati, naturalmente.
    Apparentemente il problema della timidezza per loro non esisteva. Ma erano contorti in altre cose.
    Per esempio consideravano il gioco e le vacanze un diritto, la scuola un sacrificio. Non avevano mai sentito dire che a scuola si va per imparare e che andarci è un privilegio.
    Il maestro per loro era dall’altra parte della barricata e conveniva ingannarlo. Cercavano perfino di copiare. Gli ci volle dei tempo per capire che non c’era registro.

    Il galletto
    Anche sul sesso gli stessi sotterfugi. Credevano che bisognasse parlarne di nascosto. Se vedevano un galletto su una gallina si davano le gomitate come se avessero visto un adulterio.
    Comunque sul principio era l’unica materia scolastica che li svegliasse. Avevamo un libro di anatomia 3. Si chiudevano a guardarlo in un cantuccio. Due pagine erano tutte consumate.
    Più tardi scoprirono che son belline anche le altre. Poi si accorsero che è bella anche la storia.
    Qualcuno non s'è più fermato. Ora gli interessa tutto. Fa scuola ai più piccini, è diventato come noi.
    Qualcuno invece siete riusciti a ghiacciarlo un'altra volta.
    3 libro di anatomia = libro che adoprano gli studenti di medicina. Studia il corpo umano pezzo per pezzo.
    […]

    Non è povertà di soldi
    Qualcuno potrebbe anche essersi fermato per mancanza di soldi, senza colpa vostra. Ma ci sono operai che campano il ragazzo a scuola 10 o 11 anni per la terza media 4.
    Hanno speso quanto il babbo di Pierino, ma Pierino a quell’età è già licenziato dalla media superiore,
    Nati diversi?
    cretini e svogliati
    Voi dite d’aver bocciato i cretini e gli svogliati.
    Allora sostenete che Dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri. Ma Dio non fa questi dispetti ai poveri. E’ più facile che i dispettosi siate voi.

    Difesa della razza
    Alla Costituente chi sostenne la teoria delle differenze di nascita fu un fascista: «L’on. Mastroianni riferendosi alla parola obbligatorio osserva che ci sono alunni che dimostrano una insufficienza di carattere organico a frequentare le scuole » 5.

    4. Dei 16 ragazzi che abbiamo visto in terza media uno s'è licenziato a 17 anni e due a 16.

    5. Assemblea Costituente = Camera dei deputati dal 1946 al 1948. Oltre al normale lavoro preparò il testo della Costituzione. La frase citata appartiene alla discussione sull'articolo 34 della Costituzione (scuola dell'obbligo) nella Prima Sottocommissione (Seduta del 29 ottobre 1946).

    Anche un preside di scuola media ha scritto:
    « La Costituzione purtroppo non può garantire tutti i ragazzi eguale sviluppo mentale, eguale attitudine allo studio ». Ma del suo figlio non lo direbbe mai. Non gli farà finire le medie? Lo manderà a zappare? Mi hanno detto che queste cose succedono nella Cina di Mao. Ma sarà vero?
    Anche i signori hanno i loro ragazzi difficili. Ma li mandano avanti.

    I figlioli degli altri
    Solo i figlioli degli altri qualche volta paiono cretini. I nostri no. Standogli accanto ci si accorge che non sono.
    E neppure svogliati. O per lo meno sentiamo che sarà un momento, che gli passerà, che ci deve essere un rimedio
    Allora è più onesto dire che tutti i ragazzi nascono eguali e se in seguito non lo sono più, è colpa nostra e dobbiamo rimediare.

    Rimuovere gli ostacoli

    E’ esattamente quello che dice la Costituzione quando parla di Gianni:
    «Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza, lingua, condizioni personali e sociali.
    E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese » (Art. 3).

    Toccava a voi
    Scaricabarile

    Una sua collega delle medie (una mite sposina che a prima ne ha respinti 10 su 28, comunista lei e il marito, gente impegnata) ci fece un’obiezione:
    « Io non li ho cacciati, li ho solo bocciati. Se non ci pensano i loro genitori a rimandarli peggio per loro ».

    Il babbo di Gianni
    Ma il babbo di Gianni a 12 anni andò a lavorare da un fabbro e non finì neanche la quarta.
    A 19 anni andò partigiano. Non capì bene quello che faceva. Ma certo lo capì meglio di voi. Sperava in un mondo più giusto che gli facesse eguale almeno Gianni. Gianni che allora non era neanche nato.
    Per lui l’articolo 3 suona così: « E’ compito della signora Spadolini rimuovere gli ostacoli... ».
    Fra l’altro vi paga anche bene. Lui che prende 300 lire l’ora, a voi ve ne dà 4300.
    E è disposto a darvene anche di più purché facciate un orario un po’ più decente. Lui lavora 2150 ore l’anno,
    voi 522 (gli esami non ve li conto, non sono scuola).

    Supplenza
    Ma non può rimuovere gli ostacoli lui che li ha addosso. Non sa nemmeno che disciplina occorre a un ragazzo che fa le medie, quanto deve stare a tavolino, se è bene che si svaghi. Se è vero che a studiare vien mal di testa e
    « trillan gli occhi » come dice Gianni.
    Se sapeva fare da sé non vi mandava Gianni a scuola. Tocca a voi supplirlo in tutto: istruzione e educazione.
    Sono due facce di un problema solo.
    Gianni domani, se ce lo portate, sarà un babbo più capace e collaborerà in altro modo. Il suo babbo per ora è quello che è. Quel poco che i signori gli hanno concesso di essere.

    […]
    La scuola comunista
    La scuola comunista proporrebbe qualcosa di un po’meglio. Ma non vorrei esser maestro e dover misurare le parole. Vedere negli occhi dei ragazzi il dubbio: dice quello che è vero o quello che conviene?
    E proprio necessario pagare l’eguaglianza a questo prezzo?

    Cercasi fine onesto
    Cercasi un fine.

    Bisogna che sia onesto. Grande. Che non presupponga nel ragazzo null'altro che d’essere uomo. Cioè che vada bene per credenti e atei.
    Io lo conosco. Il priore me l’ha imposto fin da quando avevo 11 anni e ne ringrazio Dio. Ho risparmiato tanto tempo. Ho saputo minuto per minuto perché studiavo.

    Fine ultimo
    Il fine giusto è dedicarsi al prossimo.
    E in questo secolo come vuole amare se non con la politica o col sindacato o con la scuola? Siamo sovrani. Non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte. Contro i classisti che siete voi, contro la fame, l’analfabetismo,
    il razzismo, le guerre coloniali.

    Fine immediato
    Ma questo è solo il fine ultimo da ricordare ogni tanto. Quello immediato da ricordare minuto per minuto è d’intendere gli altri e farsi intendere.
    E non basta certo l’italiano, che nel mondo non conta nulla. Gli uomini hanno bisogno d’amarsi anche al di là delle frontiere. Dunque bisogna studiare molte lingue e tutte vive.
    La lingua poi è formata dai vocaboli d’ogni materia. Per cui bisogna sfiorare tutte le materie un po’ alla meglio per arricchirsi la parola. Essere dilettanti in tutto e specialisti solo nell’arte del parlare.




    Classico e scientifico
    Quando la nuova media fu discussa in parlamento noi, i muti, si stette zitti perché non c’eravamo. L’Italia contadina assente là dove si parlava della scuola per lei.
    Discussioni interminabili tra parti che sembravano opposte e erano eguali 6.
    Tutti usciti dai licei. Incapaci di vedere un palmo più in là della scuola che li aveva partoriti. Come avrebbe potuto un signorino parlarsi addosso? Sputare su se stesso, sulla cultura deforme che era lui, era le parole stesse
    che diceva.
    I deputati si divisero in due parti. Le destre a proporre il latino. Le sinistre le scienze. Non ci fu uno che pensasse a noi, che ci fosse stato dentro, che avesse faticato a seguire la vostra scuola 7.
    Topi di museo le destre. Topi di laboratorio i comunisti. Lontani gli uni e gli altri da noi che non si parla e s’ha bisogno di lingua d’oggi e non di ieri, di lingua e non di specializzazioni.

    6 Non lo diciamo a caso. Due di noi si son letti con pazienza 156 pagine d’atti parlamentari.
    7 Il deputato comunista De Grada nella seduta 14_12_1962 ha dichiarato che « a leggere e scrivere si impara nelle elementari ».

    Sovrani
    Perché è solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli.
    Gli onorevoli costituenti credevano che si patisse tutti la voglia di cucir budella o di scrivere ingegnere sulla carta intestata: « I capaci e meritevoli anche se privi di mezzi hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli
    studi ».(Articolo 34 della Costituzione).
    Tentiamo invece di educare i ragazzi a più ambizione. Diventare sovrani! Altro che medico o ingegnere.

    Gli arrivisti
    Quando possederemo tutti la parola, gli arrivisti seguitino pure i loro studi. Vadano all’università, arraffino diplomi, facciano quattrini, assicurino gli specialisti che occorrono.
    Basta che non chiedano una fetta più grande di potere come han fatto finora.

    Sparisci
    Povero Pierino, mi fai quasi compassione. Il privilegio l’hai pagato caro. Deformato dalla specializzazione, dai libri, dal contatto con gente tutta eguale. Perch? non vieni via?
    Lascia l’università, le cariche, i partiti. Mettiti subito a insegnare. La lingua solo e null’altro.
    Fai strada ai poveri senza farti strada. Smetti di leggere, sparisci. E’ l’ultima missione della tua classe.

    Salvarsi l’anima
    Non tentare di salvare gli amici vecchi. Se gli riparli anche una volta sola sei sempre come prima.
    Neanche per la scienza non ti dar pensiero. Basteranno gli avari a coltivarla. Faranno anche le scoperte che servono per noi. Irrigheranno il deserto, caveranno bracioline dal mare, vinceranno malattie.
    A te che te ne importa? Non dannarti l’anima e l’amore per cose che andranno avanti anche da sé.

    […]
    I giudizi
    C’è una materia che non avete nemmeno nel programma: arte dello scrivere.
    Basta vedere i giudizi che scrivete sui temi. Ne ho qui una piccola raccolta. Sono constatazioni, non strumenti di lavoro.
    « Infantile. Puerile. Dimostra immaturità. Insufficiente. Banale ». Che gli serve al ragazzo di saperlo? Manderà a scuola il nonno, è più maturo.
    Oppure: « Contenuto scarso. Concetto modesto. Idee scialbe. Manca la reale partecipazione a ciò che scrivi ».
    Allora era sbagliato il tema. Non dovevate neanche chiedergli di scrivere.
    Oppure: « Cerca di migliorare la forma. Forma scorretta. Stentato. Non chiaro. Non costruito bene. Varie improprietà. Cerca d’essere più semplice. Il periodare è contorto. L’espressione non è sempre felice. Devi controllare di più il tuo modo di esprimere le idee ». Non glie l’avete mai insegnato, non credete nemmeno che si possa insegnare, non accettate regole oggettive dell’arte, siete fissati nell’individualismo ottocentesco.
    Finché si arriva alla creatura toccata dagli dei: « Spontaneo. Le idee non ti mancano. Lavoro con idee proprie che denotano una certa personalità ». Ormai che ci siete metteteci anche « Beata la mamma che t’ha partorito ».

    Il genio
    Consegnandomi un tema con un quattro lei mi disse: « Scrittori si nasce, non si diventa ». Ma intanto prende lo stipendio come insegnante d‘italiano.
    La teoria del genio è un’invenzione borghese. Nasce da razzismo e pigrizia mescolati insieme.
    Anche in politica piuttosto che arrabattarsi nel pensiero complesso dei partiti è più facile prendere un De Gaulle, dire che è un genio, che la Francia è lui.
    Così fa lei con l’italiano. Pierino ha il dono. Io no. Riposiamoci tutti:
    Pierino non importa che ripensi a quel che scrive. Scriverà libri come quelli che c’è in giro. Cinquecento pagine che si potrebbero ridurre a 50 senza perdere un concetto solo.
    Io posso rassegnarmi e andare al bosco.
    Lei può seguitare a oziare in cattedra a far segnini sul registro.

    Scuola d’arte
    L’arte dello scrivere si insegna come ogni altr’arte.
    Ma a questo punto abbiamo leticato tra di noi. Una parte voleva raccontare come facciamo a scrivere . Un’altra parte diceva: « L'arte è una cosa seria, ma fatta d’una tecnica piccina. Rideranno di noi ».
    I poveri non rideranno. I ricchi ridano pure e noi ridiamo di loro che non sanno scrive un libro né un giornale al livello dei poveri.
    In conclusione s’è deciso di raccontare tutto a uso di quei lettori che ci vorranno bene.

    Una tecnica umile
    Noi dunque si fa così:
    Per prima cosa ognuno tiene in tasca un notes. Ogni volta che gli viene un’idea ne prende appunto. Ogni idea su un foglietto separato e scritto da una parte sola.
    Un giorno si mettono insieme tutti i foglietti su un grande tavolo. Si passano a uno a uno per scartare i doppioni. Poi si riuniscono i foglietti imparentati in grandi monti e son capitoli. Ogni capitolo si divide in monticini e son paragrafi.
    Ora si prova a dare un nome a ogni paragrafo. Se non si riesce vuol dire che non contiene nulla o che contiene troppe cose. Qualche paragrafo sparisce. Qualcuno diventa due.
    Coi nomi dei paragrafi si discute l’ordine logico finché nasce uno schema. Con lo schema si riordinano i monticini.
    Si prende il primo monticino, si stendono sul tavolo i suoi foglietti e se ne trova l’ordine. Ora si butta giù il testo come viene viene.
    Si ciclostila per averlo davanti tutti eguale. Poi forbici, colla e matite colorate. Si butta tutto all’aria. Si aggiungono foglietti nuovi. Si ciclostila un’altra volta.
    Comincia la gara a chi scopre parole da levare, aggettivi di troppo, ripetizioni, bugie, parole difficili, frasi troppo lunghe, due concetti in una frase sola.
    Si chiama un estraneo dopo l’altro. Si bada che non siano stati troppo a scuola. Gli si fa leggere a alta voce. Si guarda se hanno inteso quello che volevamo dire.
    Si accettano i loro consigli purché siano per la chiarezza. Si rifiutano i consigli di prudenza. Dopo che s’è fatta tutta questa fatica, seguendo regole che valgono per tutti, si trova sempre l’intellettuale cretino che sentenzia: « Questa lettera ha uno stile personalissimo ».

    Pigrizia
    Dite piuttosto che non sapete che cosa è l’arte. L’arte è il contrario di pigrizia.
    Anche lei, non dica che le mancano le ore. Basta uno scritto solo in tutto l’anno, ma fatto tutti insieme.
    A proposito di pigri. Le propongo un esercizio divertente per i suoi ragazzi. Passate un anno a tradurre il Saitta in italiano


    fortunosamente trovato tutto qui:

     
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  2. vitoc
     
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    :huh: Fa un effetto strano rileggere dopo tanti anni don Milani, sorprende la sua attualità rispetto alle problematiche della acquisizione della cultura, del riprendersi quello che è stato negato... la comprensione. Ero ragazzo quando bevvi tutto in un sorso la scuola di Barbiana, miracolo per me studente appena liceale, rinchiuso in una scuola "ghetto", un ex fabbrica abitata da 2500 studenti e con i doppi turni.
    Guardo con nostalgia al mio passato culturale/scolastico fatto di barricate, contestazione, amore e illusione per un mondo da cambiare.
    Osservo con amarezza oggi i miei figli ai quale hanno rubato una scuola, una cultura per fargli fare la fila al prossimo Amici, X-factor, e altro ancora, dove dopo tutto con un colpo hai risolto i tuoi "problemi" e fa77cunlo tutto il resto compreso gli altri. Immolati al pensiero comune, quello preconfezionato, già pronto all'uso... perchè sforzarsi, pechè capire, perchè andare a fondo quando il motto è sempre più in alto, sempre più forte, sempre più veloce.
    E' stato bello oggi su queste "pagine" incontrare di nuovo quest'uomo... fa pensare ancora che tutto è possibile e che l'applicazione, lo sforzo, il sacrificio non sono "menate" per gli stupidi. A chi domanda chi te lo fa fare risponderei con una frase letta oggi sul libro che sto studiando: "perchè il futuro non sia la semplice continuazione del presente".
    Ciao
     
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  3. _Nicoletta
     
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    Subì anche un processo, il priore di Barbiana, per aver reso pubblico il suo concetto di Patria e il suo pensiero sull’obiezione di coscienza. Processo che, in primo grado, si risolse con l’assoluzione piena dell’imputato. Ma la sentenza venne poi completamente rovesciata nel processo successivo, che si concluse con una condanna. Al momento della sentenza, però, Don Milani se ne era già andato, ucciso a soli quarantaquattro anni da una terribile malattia, la leucemia mieloide.
    Tutto ha inizio con questo comunicato pubblicato sulla Nazione di Firenze del 12 febbraio 1965

    Nell'anniversario della Conciliazione tra la Chiesa e lo Stato italiano, si sono riuniti ieri, presso l'Istituto della Sacra Famiglia in via Lorenzo il Magnifico, i cappellani militari in congedo della Toscana.
    Al termine dei lavori, su proposta del presidente della sezione don Alberto Cambi, è stato votato il seguente ordine del giorno:
    «I cappellani militari in congedo della regione toscana, nello spirito del recente congresso nazionale dell'associazione, svoltosi a Napoli, tributano il loro riverente e fraterno omaggio a tutti i caduti d'Italia, auspicando che abbia termine, finalmente, in nome di Dio, ogni discriminazione e ogni divisione di parte di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise, che morendo si sono sacrificati per il sacro ideale della Patria.
    Considerano un insulto alla Patria e ai suoi caduti la cosiddetta "obiezione di coscienza" che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, è espressione di viltà».
    L'assemblea ha avuto termine con una preghiera di suffragio per tutti i caduti.


    La reazione di Don Milani fu immediata, e si manifestò attraverso una lettera inviata ai cappellani militari e pubblicata dalla rivista Rinascita.
    qui c'è qualche stralcio, sia di questa, sia della lettera che don Lorenzo inviò poi ai giudici che presiedevano il processo
    Attualmente in Italia non esiste più il reato di obiezione di coscienza e il servizio di leva militare non èpiù obbligatorio.

    …Non discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.

    Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.

    …Basta coi discorsi altisonanti e generici. Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati. L'obbedienza a ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione sommaria dei partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidente aggressione, l'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, la repressione di manifestazioni popolari?

    Auspichiamo dunque tutto il contrario di quel che voi auspicate: Auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Libertà, Verità.

    Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima.

    Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano.

    Abbiamo dunque preso i nostri libri di storia (umili testi di scuola media, non monografie da specialisti) e siamo riandati cento anni di storia italiana in cerca d'una «guerra giusta». D'una guerra cioè che fosse in regola con l'articolo 11 della Costituzione. Non è colpa nostra se non l'abbiamo trovata.

    Da quel giorno a oggi abbiamo avuto molti dispiaceri:

    Ci sono arrivate decine di lettere anonime di ingiurie e di minacce firmate solo con la svastica o col fascio.

    Siamo stati feriti da alcuni giornalisti con «interviste» piene di falsità. Da altri con incredibili illazioni tratte da quelle «interviste» senza curarsi di controllarne la serietà.

    Siamo stati poco compresi dal nostro stesso Arcivescovo (Lettera al Clero 14-4-1965).

    La nostra lettera è stata incriminata.



    molto di più qui

     
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  4. _Nicoletta
     
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    Le due lettere sono molto lunghe, ma vale assolutamente la pena di leggerle interamente. La prima, poi, quella indirizzata ai cappellani militari, contiene una precisissima analisi di cento anni di avvenimenti storici, che ribalta la visione che ne hanno dato (e continuano purtroppo a darne) i libri di storia.
    Segnalo quindi il link dove si possono trovare i testi integrali, per chi ancora non li conoscesse.
    http://www.liberliber.it/biblioteca/m/mila...ml/milani_e.htm

    E segnalo anche il link dove si può leggere il testo della denuncia che i cappellani militari presentarono al Procuratore della Repubblica di Firenze.
    www.fhtino.it/MilaniDoc/denuncia.html

    E ancora:
    www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=359
    Dove potere ascoltare altre testimonianze su questa vicenda.

    Concludo con un’ultima segnalazione, un’intervista a Alex Zanotelli, in cui il padre comboniano ricorda, con amore e intelligenza, questo Maestro di libertà. Alex Zanotelli, per chi non lo sapesse, è un missionario Comboniano che da sempre si batte per i diritti dei diseredati. Ha vissuto per 12 anni nella baraccopoli di Korogocho in Kenya, dove sono i più poveri fra i poveri, i più esclusi fra gli esclusi. Attualmente è rientrato in Italia, ha scelto di vivere inserito in un quartiere popolare di Napoli e si impegna nell'animazione di gruppi, comunità e associazioni in tutta Italia.
    Ecco cosa, di lui, dice Beppe Grillo: Alex Zanotelli è uno dei volti, forse quello più vero della Chiesa: la Chiesa in mezzo alla gente. Perché noi ci siamo abituati a una Chiesa con un amministratore delegato tedesco che gestisce un'Spa, una multinazionale con due milioni e mezzo di impiegati in nero; e allora io sono sicuro che questo signore quando va e accarezza un bambino lo accarezza per amore di Gesù, non per altri scopi.

    Ed ecco dove potete trovare l’intervista:
    www.nigrizia.it/doc.asp?ID=6762

    Don Lorenzo Milani, Padre Alex Zanotelli: due esponenti del clero. Fossero tutti come loro, gli appartenenti alla Santa Madre Chiesa, dal suo massimo dirigente, o, come dice Grillo, dal suo amministratore delegato, al parroco della più sperduta parrocchia, la Chiesa sarebbe veramente Santa e Madre, e non Ipocrita e Matrigna, come, di fatto, appare in fin troppe occasioni.

    I Care, aveva scritto Don Lorenzo sui muri della sua scuola. I Care, mi prendo cura, voglio prendermi cura. Purtroppo ha avuto una vita troppo breve. Ma il suo insegnamento rimane per sempre.


    Anche i video riguardano Don Milani: le parole di Pasolini su Lettere a una professoressa
    www.youtube.com/watch?v=CE3b7-pHpj0

    e un filmato su Barbiana
    www.youtube.com/watch?v=gGuO2VuP91g

    link della fonte: http://rossiorizzonti.splinder.com/post/15...-lorenzo-milani
     
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3 replies since 14/3/2010, 14:26   724 views
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