-
_Nicoletta.
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Le poesie che abbiamo apprezzato
in cui ci siamo imbattuti per caso.
Le poesie che ricordiamo da quando eravamo piccoli
o magari giovani.
Le poesie che ci fanno vibrare
o che ci hanno colpito cinque minuti fa.
da TERESINO (Società di Poesia & Guanda, 1981,
Premio Viareggio Opera Prima)
IL PRIMO MIO AMORE
Il primo mio amore il primo mio amore
erano due.
Perché lui aveva un gemello
e io amavo anche quello.
Il primo mio amore erano due uguali
ma uno più allegro dell'altro
e l'altro più serio a guardarmi
vicina al fratello.
Alla finestra di sera stavo sempre con quello
ma il primo mio amore il primo mio amore
erano due: lui e suo fratello gemello.
POESIA ILLEGITTIMA
Quella sera che ho fatto l'amore
mentale con te
non sono stata prudente
dopo un po' mi si è gonfiata la mente
sappi che due notti fa
con dolorose doglie
mi è nata una poesia illegittimamente
porterà solo il mio nome
ma ha la tua aria straniera ti somiglia
mentre non sospetti niente di niente
sappi che ti è nata una figlia.
di Vivian Lamarque
altre qui
.
anche qui
non chè quiL'amore mio quando era bambino
chissà che grembiulini metteva
e se era un bambino buono o così così
l'amore mio quando era bambino
se sapevo dov'era me lo rubavo.
Sono quasi felice
ti posso cantare
il sole batte su questo pennino
lo fa luccicare.
Cercasi casa
cercasi casa con sole
con sole fin dal mattino
casa con dentro un bambino
con madre con padre
secondo te a chi assomiglia
cercasi casa
con dentro famiglia.. -
_Nicoletta.
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Scrivere un curriculum
Che cos'è necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
è bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
Wislawa Szymborska
(Vista con granello di sabbia, Adelphi)
qui. -
_Nicoletta.
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Politica
Siamo figli dell'epoca
l'epoca è politica.
Tutte le tue, nostre, vostre
faccende diurne, notturne
sono faccende politiche.
Che ti piaccia o no,
i tuoi geni hanno un passato politico,
la tua pelle una sfumatura politica,
i tuoi occhi un aspetto politico.
Ciò di cui parli ha una risonanza,
ciò di cui taci ha una valenza,
in un modo o nell'altro politica.
Perfino per campi, per boschi,
fai passi politici
su uno sfondo politico.
Anche le poesie apolitiche sono politiche,
e in alto brilla la luna,
cosa non più lunare.
Essere o non essere, questo è il problema.
Quale problema, rispondi sul tema.
Problema politico.
Non devi neppure essere una creatura umana
per acquistare un significato politico.
Basta che tu sia petrolio,
mangime arricchito o materiale riciclabile.
O anche il tavolo delle trattative,
sulla cui forma
si è disputato per mesi:
se negoziare sulla vita e la morte
intorno a uno rotondo o quadrato.
Intanto la gente moriva,
gli animali crepavano,
le case bruciavano
e i campi inselvatichivano
come in epoche remote
e meno politiche.
Wislawa Szymborska. -
_Nicoletta.
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Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
Che la prima viola sull’opposto
Muro scopristi dalla tua finestra
E ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
Di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’altra volta mi ricordo
Che la sorella mia piccola ancora
Per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
Dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo che eri il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.
Camillo Sbarbaro
di questa poesia ho un ricordo caro
le lacrime di mio padre
che mi ascoltava quando gliela leggevo
le sento ancora dentro.... -
_Nicoletta.
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TARSIO
Io, tarsio, figlio di tarsio,
nipote e pronipote di tarsio,
piccola bestiola, fatta di due pupille
e d'un resto di stretta necessita';
scampato per miracolo ad altre trasformazioni,
perche' come leccornia non valgo niente,
per i colli di pelliccia ce n'e' di piu' grandi,
le mie ghiandole non portano fortuna,
i concerti si tengono senza le mie budella;
io, tarsio,
siedo vivo sul dito d'un uomo.
Buogiorno, mio signore,
che cosa mi darai
per non dovermi togliere nulla?
Per la tua magnanimita' con che mi premierai?
Che prezzo darai a me, che non ho prezzo,
per le pose che assumo per farti sorridere?
Il mio signore e' buono -
il mio signore e' benigno -
chi ne darebbe testimonianza, se non vi fossero
animali immeritevoli di morte?
Voi stessi, forse?
Ma cio' che gia' di voi sapete
bastera' per una notte insonne da stella a stella.
E solo noi, pochi, non spogliati della pelliccia,
non staccati dalle ossa, non privati delle piume,
rispettati in aculei, scaglie, corna, zanne,
e in ogni altra cosa che ci venga
dall'ingegnosa proteina,
siamo - mio signore - il tuo sogno
che ti assolve per un breve istante.
Io, tarsio, padre e nonno di tarsio,
piccola bestiola, quasi meta' di qualcosa,
il che comunque e' un insieme non peggiore di altri;
cosi' lieve che i rametti si sollevano sotto di me
e da tempo avrebbero potuto portarmi in cielo,
se non dovessi ancora e ancora
cadere come una pietra dai cuori
ah, inteneriti;
io, tarsio,
so bene quanto occorra essere un tarsio.
Wislawa Szymborska. -
_Nicoletta.
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20
Lo so
che non avrei dovuto
lasciare
che mi scoprisse i seni.
Volevo
solo
che vedesse
che sono una donna.
Lo so
che non avrei dovuto
lasciare che si spogliasse.
Voleva
che vedessi
che era un uomo.
Solo questo.
45
Lui ha due donne:
una che dorme nel suo letto
e una che dorme nel letto dei suoi sogni.
Lui ha due donne che lo amano:
una che invecchia al suo fianco
e una che gli offrì la giovinezza
per poi occultarsi.
Lui ha due donne:
una nel cuore della sua casa
e una nella casa del suo cuore.
Maram Al-Masri( Siria)
da Ciliegia rossa su piastrelle bianche. -
_Nicoletta.
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Le cose (da Elogio dell'ombra, Jorge Luis Borges, Einaudi)
Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da gioco e la scacchiera,
un libro e tra le pagine appassita
la viola, monumento d'una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un'aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete !
Dureranno più in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati.
Bathus
La fanciulla, il gatto e lo specchio. -
_Nicoletta.
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perchè anche la poesia dialettale può essere bella
Do pomi
Do pomi xe s'un piato,
bei verdi e rossi. Fora
ghe xe la note scura,
ghe xe el fredo e la bora.
E là ch'i xe, un fià in ombra,
sul zeleste del muro,
i fa come un'alegra
musicheta col scuro,
col fredo, co' l'inverno
vignudi a cucar drento:
pice note, mie note,
che mi scolto contento.
Virgilio Giotti
Quel rosignol, che sí soave piagne
L'ultima felizità
Un fogo de do legni
che brila e ardi pian
pian nel scuro; una dona
che se scalda le man.
El mio cuor tanto tempo
el ga batù de sora
el suo: vizin del suo
el bati tristo ancora.
La neve, fora, bianca;
el lugareto nela
su’ cheba al sol; d’i pomi
rossi ’n una zestela.
Virgilio Giotti
trovato qui http://buchi-nella-sabbia.blogspot.com/200...01_archive.html. -
Ginepro.
User deleted
STORIA DE BESTIE
'N un toco de orto, fora de 'na casa,
tra altre case e giardini
co' nel verde i scalini
che se va in strada par un portonzin,
ghe iera una cagneta, no' mai zita,
no' mai ferma un momento;
sina che stufi, drento
no' i la scazzava nel su' cantonzin.
Ciolta a su' mare via i ghe la gaveva
che la tetava ancora.
La iera maron, sora
a schizze, co' un cudin indafarà
macià de negro. E i la gaveva portada
in t'un capel, in quela
casa co' l'orto, bela
par zogarse.
[...]
[Virgilio Giotti, da "Colori"]Attached Image. -
Ginepro.
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Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perchè l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
ovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio -
è una barca che anela al mare eppure lo teme.
[E. Lee Masters - da "Antologia di Spoon river"]. -
_Nicoletta.
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L'antologia... bellissimo, uno dei primi libri di poesia che ho ricevuto
Ode al Gatto
Gli animali furono imperfetti, lunghi di coda, plumbei di testa. Piano piano
si misero in ordine, divennero paesaggio, acquistarono néi, grazia, volo. Il
gatto, soltanto il gatto apparve completo e orgoglioso: nacque completamente
rifinito, cammina solo e sa quello che vuole.
L’uomo vuol essere pesce e uccello, il serpente vorrebbe avere le ali, il
cane è un leone spaesato, l’ingegnere vuol essere poeta, la mosca studia per
rondine, il poeta cerca di imitare la mosca, ma il gatto vuole solo esser
gatto ed ogni gatto è gatto dai baffi alla coda, dal fiuto al topo vivo,
dalla notte fino ai suoi occhi d’oro.
Non c’è unità come la sua, non hanno la luna o il fiore una tale coesione: è
una sola cosa, come il sole o il topazio, e l’elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come la linea della pruna di una nave. i suoi occhi
gialli hanno lasciato una sola fessura per gettarvi le monete della notte.
Oh piccolo imperatore senz’orbe, conquistatore senza patria, minima tigre da
salotto, nuziale sultano del cielo delle tegole erotiche, il vento
dell’amore all’aria aperta reclami quando passi e posi quattro piedi
delicati sul suolo, fiutando, diffidando di ogni cosa terrestre, perchè
tutto è immondo per l’immacolato piede del gatto.
Oh fiera indipendente della casa, arrogante vestigio della notte,
neghittoso, ginnastico ed estraneo, profondissimo gatto, poliziotto segreto
delle stanze, insegna di un irreperibile velluto, probabilmente non c’è
enigma nel tuo contegno, forse non sei mistero, tutti sanno di te ed
appartieni all’abitante meno misterioso, forse tutti si credono padroni,
proprietari, parenti di gatti, compagni, colleghi, discepoli o amici del
proprio gatto.
Io no. Io non sono d’accordo. Io non conosco il gatto. So tutto, la vita e
il suo arcipelago, il mare e la città incalcolabile, la botanica, il gineceo
coi suoi peccati, il per e il meno della matematica,gl’imbuti vulcanici del
mondo, il guscio irreale del coccodrillo, la bontà ignorata del pompiere,
l’atavismo azzurro del sacerdote, ma non riesco a decifrare un gatto. Sul
suo distacco la ragione slitta, numeri d’oro stanno nei suoi occhi.
Pablo Neruda. -
_Nicoletta.
User deleted
Percuoti il mio azzurro
Questa pura essenza
della sostanza e del suono,
questo embrione
di parola limpida,
questo tocco segreto
sei tu,cristallo.
Mobile come le onde sonore,
Trasgredisci ogni silenzio
e rapido e solo
percuoti il mio azzurro.
Cristallo,
ti bevo nell’alba,
candore della persona,
candore del mio segreto,
candore di sogno.
Alda Merini. -
_Nicoletta.
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Casa sul mare
ll viaggio finisce qui:
nelle cure meschine che dividono
l’anima che non sa più dare un grido.
Ora I minuti sono eguali e fissi
come I giri di ruota della pompa.
Un giro: un salir d’acqua che rimbomba.
Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio.
Il viaggio finisce a questa spiaggia
che tentano gli assidui e lenti flussi.
Nulla disvela se non pigri fumi
la marina che tramano di conche
I soffi leni: ed è raro che appaia
nella bonaccia muta
tra l’isole dell’aria migrabonde
la Corsica dorsuta o la Capraia.
Tu chiedi se così tutto vanisce
in questa poca nebbia di memorie;
se nell’ora che torpe o nel sospiro
del frangente si compie ogni destino.
Vorrei dirti che no, che ti s’appressa
l’ora che passerai di là dal tempo;
forse solo chi vuole s’infinita,
e questo tu potrai, chissà, non io.
Penso che per i più non sia salvezza,
ma taluno sovverta ogni disegno,
passi il varco, qual volle si ritrovi.
Vorrei prima di cedere segnarti
codesta via di fuga
labile come nei sommossi campi
del mare spuma o ruga.
Ti dono anche l’avara mia speranza.
A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla:
l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi.
Il cammino finisce a queste prode
che rode la marea col moto alterno.
Il tuo cuore vicino che non m’ode
salpa già forse per l’eterno.
(Eugenio Montale - Ossi di seppia - Meriggi e ombre). -
kiki13.
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Il mio passato
Spesso ripeto sottovoce
che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che è passato
è come se non ci fosse mai stato.
Il passato è un laccio che
stringe la gola alla mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato è solo fumo
di chi non ha vissuto.
Quello che ho già visto
non conta più niente.
Il passato ed il futuro
non sono realtà ma solo effimere illusioni.
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.
. -
_Nicoletta.
User deleted
URLO, di Allen Ginsberg
Traduzione di el2 del capolavoro di uno dei maestri della beat generation.
a Carl Solomon
I
Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla follia, morir di fame isteriche nude,
trascinandosi per le strade negre all'alba in cerca di una dose rabbiosa,
hippie dalla testa d'angelo bruciare per l'antica paradisiaca connessione alla dinamo celeste nel macchinario della notte,
che la povertà e gli stracci e gli sguardi spenti e lo sballo innalzarono fumando nella sovrannaturale oscurità di appartamenti ad acqua fredda galleggiando oltre le vette di città contemplando il jazz,
che mostrarono i loro cervelli spogli al Paradiso sotto l'El e videro angeli Maomettani barcollare sui tetti dei condomini illuminati,
che attraversarono università con occhi freddi raggianti allucinando l'Arkansas e la tragedia della luce di Blake in mezzo ai dottori della guerra,
che furono espulsi dalle accademie per pubblicare odi oscene e pazze sulle finestre del cranio,
che si rannicchiarono in stanze non rasate in mutande, bruciando i loro soldi nel cestino ed ascoltando il Terrore oltre la parete,
che furono beccati nelle loro barbe pubiche a Laredo tornando con una cintura di marijuana per New York,
che mangiarono fuoco in hotel di vernice o bevvero acquaragia a Paradise Alley, la morte, o purgarono i loro torsi notte dopo notte
con sogni, con droghe, con incubi ad occhi aperti, alcool e cazzo e palle infinite,
incomparabili strade cieche di lampo e nube vibrante nella mente saltando verso i poli di Canada e Paterson, illuminando tutto l'immobile mondo del Frattempo,
solidità di Peyote di saloni, albe cimiteriali da albero verde del giardino posteriore, ubriachezza da vino sui tetti, quartieri da vetrina di semafori lampeggianti al neon di auto rubate da sfattoni, vibrazioni d'albero e sole e luna nei ruggenti crepuscoli invernali di Brooklyn, castronerie da posacenere e gentile re luce della mente,
che si incatenarono alla metro per la corsa infinita da Battery al sacro Bronx fatti di benzedrina finché il rumore di ruote e bambini li faceva cadere vibrando con le bocche crollate e picchiati privi di cervello prosciugati del talento nella deprimente luce di Zoo,
che affondarono tutta la notte nella luce sottomarina di Bickford usciti galleggiando e sedettero tutto il pomeriggio di birra stantia nella desolazione di Fugazzi, ascoltando lo scricchiolio del destino al jukebox all'idrogeno,
che parlarono continuamente per settanta ore da parco a casa a bar a Bellevue a museo al Ponte di Brooklyn,
un battaglione perduto di conversatori platonici saltando giù dalla predella di porte anti-incendio da davanzali dell'Empire State fuori dalla luna,
chiacchiericciando gridando vomitando sussurrando fatti e ricordi ed aneddoti e calci nelle pupille e shock di ospedali e prigioni e guerre,
interi intelletti evacuati in perfetta rimembranza per sette giorni e notti con occhi brillanti, carne per la Sinagoga gettata sulla strada,
che svanirono nel nulla Zen New Jersey lasciando una scia di ambigue cartoline dell'Atlantic City Hall,
soffrendo febbri orientali e trita-ossa di Tangeri ed emicranie della Cina in crisi d'astinenza nella stanza senza mobili di Newark,
che vagarono e vagarono a mezzanotte lungo i binari chiedendosi dove andare, ed andarono, senza lasciare cuori spezzati,
che accesero sigarette in vagoni merci vagoni merci vagoni merci baccagliando nella neve verso fattorie solitarie nella notte nonna,
che studiarono Plotino Poe San Giovanni della Croce telepatia e cabala bop perché i cosmi vibravano istintivamente sotto i loro piedi in Kansas,
che vagarono solitari per le strade dell'Idaho cercando angeli indiani visionari che fossero angeli indiani visionari,
che pensarono di essere solo pazzi quando Baltimora luccicò in un'estasi sovrannaturale,
che saltarono in limousine col Cinese di Oklahoma dietro l'impulso della pioggia di paese da lampione di mezzanotte invernale,
che si sdraiarono affamati e solitari per Houston cercando jazz o sesso o zuppa, e seguirono lo Spagnolo brillante per disquisire di America ed Eternità, un'impresa disperata, e così si imbarcarono per l'Africa,
che sparirono nei vulcani del Messico lasciandosi alle spalle nient'altro che l'ombra di salopette e la lava e cenere di poesia sparsa nella Chicago focolare,
che riapparvero nella West Coast investigando l'FBI in barbe e short con grandi occhi pacifisti sexy nella loro pelle scura distribuendo foglietti incomprensibili,
che si marchiarono le braccia con le sigarette protestando contro la narcotica foschia tabagista del Capitalismo,
che distribuirono volantini Supercomunisti in Union Square piangendo e spogliandosi mentre le sirene di Los Alamos li abbatterono urlando, e urlando abbatterono Wall, e anche il traghetto di Staten Island urlava,
che ruppero in pianto in palestre bianche nudi e tremando di fronte al macchinario di altri scheletri,
che morsero sul collo investigatori e strillarono di piacere nelle volanti per non aver commesso altro crimine se non la loro selvaggia pederastia culinaria ed intossicazione,
che urlarono in ginocchio nella metro e furono trascinati giù dal tetto sventolando genitali e manoscritti,
che si lasciarono fare il culo da santi motociclisti, e strillarono di piacere,
che succhiarono e si fecero succhiare da quei serafini umani, i marinai, carezze d'amore Atlantico e Caraibico,
che chiavarono di mattina di sera in giardini di rose e l'erba di parchi pubblici e cimiteri spargendo il loro sperma liberamente a chiunque venisse,
che singhiozzarono senza sosta cercando di sghignazzare ma finirono col piangere dietro un separé in un Bagno Turco quando l'angelo biondo e nudo venne a trafiggerli con una spada,
che persero i loro amanti per le tre vecchie arpie del fato l'arpia orba del dollaro eterosessuale l'arpia orba che ammicca fuori dal ventre e l'arpia orba che fa nient'altro che star seduta sul culo e taglia i fili d'oro intellettuali del telaiodell'artigiano,
che copularono estatici ed non satolli con una bottiglia di birra un cuoricino un pacchetto di sigarette una candela e caddero dal letto, e continuarono sul pavimento e giù per la sala e finirono svenuti sul muro con una visione della figa suprema e vennero eludendo l'ultima sborrata di coscienza,
che addolcirono le fesse di un milione di ragazze che tremavano al tramonto, ed avevano gli occhi rossi al mattino ma si prepararono ad addolcire la fessa dell'alba, chiappe lampanti sotto i granai e nude nel lago,
che uscirono a troieggiare per il Colorado in miriadi di auto notturne rubate, N.C., eroe segreto di queste poesie, cazzaro ed Adone di Denver - gioiamo al ricordo delle sue innumerevoli chiavate con ragazze in parcheggi vuoti e cortili di tavole calde, file cadenti di cinematografi, in caverne sulle vette dei monti o con cameriere secche nei sollevamenti di panciotti solitari familiari lungo le strade e specialmente nei solipsismi segreti di gabinetti di benzinai, e anche in vialetti di paese,
che si spensero in vasti sordidi film, furono cambiati in sogni, si svegliarono in un'improvvisa Manhattan, e si alzarono fuori dai postumi da sbornia di sotterranei con Tokay senza cuore ed orrori dei sogni ferrei della Terza Strada ed inciamparono agli uffici di collocamento,
che camminarono tutta la notte con le scarpe piene di sangue sui moli di neve ammucchiata aspettando che una porta ad East River si aprisse su una stanza piena di vapore caldo ed oppio,
che crearono grandi drammi suicidi sugli appartamenti a strapiombo sull'Hudson sotto il faro blu bellico della luna e le loro teste saranno coronate d'alloro nell'oblio,
che mangiarono lo stufato d'agnello dell'immaginazione o digerirono il granchio sul fondo fangoso dei fiumi di Bowery,
che piansero per il romanticismo delle strade con i carrelli pieni di cipolle e brutta musica,
che si sedettero in scatole respirando al buio sotto il ponte, e si alzarono per costruire clavicembali in soffitta,
che tossirono al sesto piano di Harlem coronati dalle fiamme sotto il cielo tubercolitico circondati da casse arancioni di teologia,
che scribacchiarono tutta la notte dondolandosi e rotolandosi su incantesimi elevati che nella mattina gialla erano strofe di stupidaggini,
che cucinarono animali marci polmone cuore zampe coda borsht e tortillas sognando il puro regno vegetale,
che si gettarono sotto camion di carne alla ricerca di un uovo,
che buttarono i loro orologi dal tetto per dare il loro voto all'Eternità fuori dal Tempo, e svegliec addero loro in testa ogni giorno per la decade successiva,
che si tagliarono i polsi tre volte di seguito senza successo, si arresero e furono spinti ad aprire negozi d'antiquariato dove pensarono di stare invecchiando e piansero,
che furono bruciati vivi nei loro innocenti abiti di flanella in Madison Avenue tra esplosioni di versi plumbei e lo scalpitio intanicato dei reggimenti ferrei della moda ed gli strilli alla nitroglicerina delle checche della pubblicità ed il gas mostarda di sinistri editori intelligenti, o furono investiti dai taxi ubriachi della Realtà Assoluta,
che saltarono dal Ponte di Brooklyn questo è successo davvero e se ne andarono camminando ignoti e dimenticati nello spettrale caos di camion dei pompieri e vialetti alla zuppa di Chinatown, nemmeno una birra libera,
che cantarono dalle loro finestre disperati, caddero dal finestrino della metro, saltarono nel lurido Passaic, balzarono su negri, piansero per tutta la strada, ballarono su bottiglie di vino rotte scalzi spaccarono dischi da grammofono di nostalgico jazz europeo anni '30 tedesco finirono il whiskey e sboccarono gridando nel water insanguinato, urla nelle orecchie e l'esplosione di colossali fischi di vapore,
che corsero giù per le autostrade del passato viaggiando l'uno verso l'occhiata di Golgota-bolide solitudine-prigione dell'altro o l'incarnazione jazz di Birmingham,
che guidarono attraverso la campagna settantadue ore per scoprire se io avevo avuto una visione o tu avevi avuto una visione o lui aveva avuto una visione per scoprire l'Eternità,
che viaggiarono per Denver, che morirono a Denver, che tornarono a Denver ed attesero invano, che badarono Denver e si preoccuparono e rimasero soli a Denver ed infine se ne andarono per scoprire il Tempo, ed ora Denver è solatia per i suoi eroi,
che caddero in ginocchio in cattedrali disperate pregando l'uno per la salvezza e la luce ed il petto dell'altro, finché all'anima si illuminarono i capelli per un secondo,
che si scontrarono nelle loro menti in prigione aspettando criminali impossibili con teste d'oro ed il fascino della realtà nel cuore che cantassero dolci blues ad Alcatraz,
che si ritirarono in Messico per coltivare un'abitudine, o Rocky Mount per il tenero Buddha o Tangeri per i ragazzi o il Sud Pacifico per la locomotiva nera o Harvard per Narciso per Woodlawn per la collana di margherite o la tomba,
che richiesero l'accertamento della salute psichica accusando la radio di ipnotismo e furono lasciati con la loro instabilità psichica e le loro mani ed una giuria discorde,
che lanciarono insalata di patate ai conferenzieri su Dadaismo della CCNY ed in seguito si presentarono sui gradini di granito del manicomio con le teste rasate e un arlecchinesco discorso sul suicidio, richiedendo lobotomia istantanea,
e che invece ricevettero il concreto nulla di insulina Metrazol elettricità idroterapia psicoterapia terapia occupazionale pingpong ed amnesia,
che in una protesta seriosa rovesciarono solo un tavolo da pingpong simbolico, riposandosi brevemente in catatonia,
tornando anni dopo veramente calvi tranne che per un toupet di sangue, e lacrime e dita, al pazzo destino visibile dei quartieri dei pazzi paesi dell'Oriente,
fetidi saloni di Pilgrim State di Rockland e di Greystone, bisticciando con gli echi dell'anima, dondolando e rotolandosi nei dolmen-reami dell'amore di solitudine-panchina di mezzanotte, sogno della vita un incubo, corpi fatti pietra pesanti come la luna,
con una madre finalmente *******, e l'ultimo fantastico libro lanciato dalla finestra condominiale, e l'ultima porta chiusa alle 4 di notte e l'ultimo telefono tirato contro il muro in risposta e l'ultima stanza ammobiliata sgomberata fino all'ultimo mobile mentale, una rosa di carta gialla attorcigliata su un appendiabiti di filo nell'armadio, e perfino quell'immaginario, null'altro che uno speranzoso pezzetto d'allucinazione
ah, Carl, finché non sei al sicuro io non sono al sicuro, ed ora sei davvero nella totale zuppa animale del tempo,
e che pertanto corsero per le strade ghiacciate ossessionati da un improvviso lampo dell'alchimia dell'uso dell'ellissi il catalogo il metro ed il piano vibrante,
che sognarono e fecero divari incarnati nel Tempo e nello Spazio attraverso immagini giustapposte, ed intrappolarono l'arcangelo dell'anima tra 2 immagini visive ed unirono i verbi elementari ed unirono il nome ed un briciolo di coscienza saltando con la sensazione di Pater Omnipotens Aeterna Deus
per ricreare la sintassi e la misura della povera prosa umana e starvi davanti senza parole ed intelligenti e tremanti di vergogna, rifiutati benché confessando l'anima per conformarsi al ritmo di pensiero nella sua testa spoglia ed infinita,
il barbone pazzo ed angelo batté in Tempo, ignoto, e comunque fece crollare qui ciò che dovrebbe essere rimasto da dire nel tempo giunto dopo la morte,
e si sollevò reincarnato nei panni spettrali del jazz nell'ombra del corno dorato della band e soffiò la sofferenza della mente nuda d'America per amore in un grido di sassofono eli eli lamma lamma sabachtani che scosse le città fino all'ultima radio
con il cuore assoluto della poesia della vita squartato dai loro stessi corpi buono da mangiare mille anni.
II
Quale sfinge di cemento ed alluminio scoperchiò loro i crani e divorò i loro cervelli e l'immaginazione?
Moloch! Solitudine! Sporcizia! Bruttezza! Posaceneri ed inottenibili dollari! Bambini urlanti sotto le scale! Ragazzi singhiozzanti negli eserciti! Vecchi piangenti nei parchi!
Moloch! Moloch! Incubo di Moloch! Moloch senza amore! Moloch mentale! Moloch il pesante giudicatore degli uomini!
Moloch l'incomprensibile prigione! Moloch la carcere senz'anima tibie incrociate e Congresso di dolori! Moloch le cui costruzioni sono giudizio! Moloch l'ampia pietra della guerra! Moloch i governi sbigottiti!
Moloch la cui mente è pura macchinazione! Moloch il cui sangue è moneta corrente! Moloch le cui dita sono dieci eserciti! Moloch il cui petto è una dinamo cannibale! Moloch il cui orecchio è una tomba fumante!
Moloch i cui occhi sono mille finestre cieche! Moloch i cui grattacieli stanno nelle lunghe strade come infiniti Geova! Moloch le cui fabbriche sognano e gracchiano nella nebbia! Moloch le cui ciminiere ed antenne coronano le città!
Moloch il cui amore è pietra ed olio infinito! Moloch la cui anima è elettricità e banche! Moloch la cui povertà è lo spettro del genio! Moloch il cui fato è una nuvola di idrogeno senza sesso! Moloch il cui nome è nella Mente!
Moloch in cui siedo solitario! Moloch in cui sogno Angeli! Pazzo a Moloch! Pompinaro a Moloch! Senza amore né uomo a Moloch!
Moloch che mi è entrato nell'anima presto! Moloch in cui sono una coscienza senza un corpo! Moloch che mi ha spaventato fuori dalla mia estasi naturale! Moloch che abbandono! Sveglia a Moloch! Luce che scorre fuori dal cielo!
Moloch! Moloch! Appartamenti robot! sobborghi invisibili! tesorerie scheletriche! capitali ciechi! industrie demoniache! nazioni spettrali! manicomi invincibili! cazzi granitici! bombe mostruose!
Si spezzarono le schiene sollevando Moloch fino in Paradiso! Strade, alberi, radio, tonnellate! sollevando la città fino in Paradiso che esiste ed è ovunque attorno a noi!
Visioni! presagi! allucinazioni! miracoli! estasi! giù per il fiume americano!
Sogni! adorazioni! illuminazioni! religioni! l'intera vagonata delle stronzate sensibili!
Passi avanti! sul fiume! svolte e crocefissioni! giù per la piena! Sballi! Epifanie! Disperazioni! Dieci anni di grida animali e suicidi! Menti! Nuovi amori! Generazione folle! giù per le rocce del Tempo!
Vera sacra risata nel fiume! Hanno visto tutto! gli occhi selvaggi! le sacre urla! Dissero addio! Saltarono dal tetto! nella solitudine! salutando! portando fiori! Giù per il fiume! nella strada!
III
Carl Solomon! Sono con te a Rockland
dove sei più matto di me
Sono con te a Rockland
dove devi sentirti stranissimo
Sono con te a Rockland
dove imiti l'ombra di mia madre
Sono con te a Rockland
dove hai assassinato le tue dodici segretarie
Sono con te a Rockland
dove ridi per questo umorismo invisibile
Sono con te a Rockland
dove siamo grandi scrittori sulla stessa spaventosa macchina da scrivere
Sono con te a Rockland
dove la tua condizione è diventata seria ed è riportata alla radio
Sono con te a Rockland
dove le facoltà del cranio non ammettono più i vermi dei sensi
Sono con te a Rockland
dove bevi il te dei seni delle zitelle di Utica
Sono con te a Rockland
dove sberleffi i corpi delle tue infermiere le arpie del Bronx
Sono con te a Rockland
dove urli con la camicia di forza che stai perdendo la partita del vero pingpong dell'abisso
Sono con te a Rockland
dove picchi sul piano catatonico che l'anima è innocente ed immortale non dovrebbe mai morire senza dio in un manicomio armato
Sono con te a Rockland
dove altri cinquanta shock non faranno mai tornare la tua anima al suo corpo dal suo pellegrinaggio ad una croce nel nulla
Sono con te a Rockland
dove accusi i tuoi dottori di pazzia ed ordisci la rivoluzione socialista ebraica contro il Golgota fascista nazionale
Sono con te a Rockland
dove dividerai i cieli di Long Island e resusciterai il tuo vivente Gesù umano dalla tomba sovrumana
Sono con te a Rockland
dove ci sono venticinquemila compagni pazzi che cantano tutti insieme le ultime strofe dell'Internazionale
Sono con te a Rockland
dove abbracciamo e baciamo gli Stati Uniti sotto le lenzuola gli Stati Uniti che tossiscono tutta la notte e non ci lasciano dormire
Sono con te a Rockland
dove ci svegliamo dal coma elettrizzati dagli aeroplani delle nostre stesse anime che rombano sopra i tetti sono venuti a lanciare bombe angeliche l'ospedale si illumina crollano muri immaginari oh magre legioni corrono fuori oh stellato shock di pietà l'eterna guerra è qui oh vittoria dimenticati la biancheria siamo liberi
Sono con te a Rockland
nei miei sogni cammini sgocciolando da una crociera sull'autostrada attraverso l'America in lacrime fino alla porta del mio casolare nella notte occidentale.
San Francisco 1955-56
Nota a Urlo
Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo!
Il mondo è santo! L'anima è santa! La pelle è santa! Il naso è santo! La lingua e cazzo e mano e buco del culo santi!
Tutto è santo! chiunque è santo! ovunque è santo! ogni giorno è un'eternità! Ogni uomo è un angelo!
Il barbone è santo quanto i serafini! il pazzo è santo quanto te anima sia sei santa!
La macchina da scrivere è santa la poesia è santa la voce è santa chi ascolta è santo l'estasi è santa!
Santo Peter santo Allen santo Solomon santo Lucien santo Kerouac santo Huncke santo Burroughs santo Cassady santi gli ignoti fottuti e sofferenti mendicanti santi gli orrendi angeli umani!
Santa mia madre in ospizio! Santi i cazzi dei nonni del Kansas!
Santo il sassofono gemente! Santa l'apocalisse bop! Santi i gruppi jazz marijuana hippie pace e merda e percussioni!
Sante le solitudini di grattacieli e marciapiedi! Santi i bar riempiti dai milioni! Santi i misteriosi fiumi di lacrime sotto le strade!
Santo il fenomeno solitario! Santo l'ampio agnello della classe media! Santi i folli pastori della ribellione! Chi afferra che Los Angeles È Los Angeles!
Santa New York Santa San Francisco Sante Peoria e Seattle Santa Parigi Santa Tangeri Santa Mosca Santa Istanbul!
Santo tempo nell'eternità santa eternità nel tempo santi gli orologi nello spazio santa la quarta dimensione santa la quinta Internazionale santo l'Angelo a Moloch!
Santo il mare santo il deserto santa la ferrovia santa la locomotiva sante le visioni sante le allucinazioni santi i miracoli santa la pupilla santo l'abisso!
Santo perdono! pietà! carità! fede! Santo! Nostro! corpi! sofferenza! magnanimità!
Santa la sovrannaturale extra brillante intelligente gentilezza dell'anima!
San Francisco 1955.