Attente agli assorbenti all'amianto! Ma è una bufala...

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  1. _Nicoletta
     
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    Il fatto: circola una mail allarmistica sugli assorbenti interni
    guardate qui:
    Assorbenti all'amianto!
    Me l’ha detto mia cuggina ... ma è una bufala!

    Cristina Papa

    Torna a circolare una mail che mette in guardia dai pericoli degli assorbenti interni prodotti usando diossina, rayon e addirittura amianto! La mail rimbalza da un computer all’altro con la complicità di amiche colte e, generalmente dotate di capacità di analisi critica. Ma in questo caso non sembrano voler seguire gli indizi che chi ha confezionato la bufala ha maldestramente lasciato nel testo così frettolosamente rilanciato.

    Una esilarante canzone di Elio e le storie tese, racconta una serie di inverosimili fandonie a cui il cantante attribuisce veridicità perché “realmente vissute” da "suo cuggino" che passa automaticamente dal ruolo di narratore a quello di testimone.
    E’ inevitabilmente così anche per noi, che bombardate da mille notizie e con poco tempo per leggere (e ancor meno per verificare) finiamo per certificare informazioni false?
    Piccolo manuale antibufala

    Anche se abbiamo poco tempo cerchiamo di non lasciarci usare come agenti di disinformazione. Se non possiamo verificare immediatamente aspettiamo un momento prima di rilanciare una notizia. Difficilmente il mondo sarà distrutto per la nostra insipienza, più probabilmente fermeremo sul nascere tante catene di S.Antonio che di santo non hanno proprio nulla.
    Se avete dieci minuti (contati)

    - provate verificare attraverso Google se altri hanno parlato usando esattamente (o quasi) le stesse parole della segnalazione che avete ricevuto: è un pessimo segno!
    - verificate i primi dieci indirizzi che vi restituisce Google di che tipo sono? appartengono ad istituzioni o Associazioni qualificate e note per il loro impegno in un certo campo? O sono invece solo blog e siti personali? Non è una regola ma se, come nel caso degli assorbenti all’amianto, nessun sito di consumatori o il ministero della salute sollevano il problema, forse il problema non esiste ed è bene che evitiate di crearlo voi
    - verificate se chi firma un appello esiste (nel caso della mail sugli assorbenti inserendo il nome della sedicente Dott.ssa Carla Zoboli si ottiene immediatamente la segnalazione che si tratta di una bufala).
    - leggete il testo e verificate che sia scritto in un italiano (o in qualunque altra lingua) plausibile e che non sia stato tradotto usando programmi di traduzione automatica (chi scriverebbe “Per non perdere l’impatto di questo argomento”?!)
    - infine diffidate di chi vi invita a mandare una mail ad un certo indirizzo di posta per segnalare la vostra disapprovazione: spesso l’unico risultato è di dare il vostro indirizzo in pasto a degli “spammers”( spam da Wikipedia ) che lo useranno per appestare voi e le vostre amicizie con porcherie elettroniche
    - se viene citato un articolo scientifico a riprova della veridicità del messaggio che vi si chiede di diffondere cercatelo direttamente (nel caso degli assorbenti interni tutti citano l’articolo di Karen Couppert “Pulling the Plug on the Tampon Industry” ma l’articolo non lo linka nessuno).
    Se avete meno cinque minuti

    - controllate i siti e l’esistenza reale di chi sottoscrive l’appello (o la notizia) o andate sul sito di Attivissimo Il Disinformatico vi divertirete e imparerete a trovare ... orme della bufala prima che questa se ne vada zampettando da un sito all’altro, lasciando la sua scia di cacca.

    da qui
    Il Paese delle donne on line

    :fiori:
     
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  2. _Nicoletta
     
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    CITAZIONE
    I SEGNI DEGLI ZINGARI

    di Paolo Toselli

    Venerdì, 23 novembre 2007

    Il quotidiano “La Stampa” dedica ben due pagine, con richiamo in prima, al “linguaggio segreto dei ladri”. L’articolo, disponibile anche sul sito online del quotidiano torinese, il giorno dopo fa da innesco ad un servizio del TG5. Ma cosa c’è dietro a questa storia.
    In Italia il caso esplode negli anni '90, ma si riscontrano segnalazioni sin dagli anni '60. Chi racconta questa storia ci domanda se per caso abbiamo notato dei segni strani, tracciati col gesso, sul portone di casa o incisi sul citofono. Si tratterebbe di messaggi in codice: due pallini, casa facile; due linee in croce, donna sola e anziana; tre linee ondulate, girare al largo... e così via. Ad avvalorare le storie, un volantino, di norma anonimo - che elenca i simboli e il loro significato e avverte i cittadini di stare allerta all’apparire del “codice segreto”.
    I commenti degli organi di polizia a tal proposito sono perlomeno ambigui: molte volte hanno smentito la veridicità della storia e quindi il contenuto del volantino, altre volte lo hanno avvalorato.
    Il CeRaVoLC nel corso degli anni ha raccolto molte notizie di stampa sui simboli che da noi si dice utilizzati dagli zingari, oltre a diverse copie dei volantini che ne interpretano il significato, recentemente apparsi anche su alcuni siti Internet.
    Secondo quanto riferitomi dal giornalista e studioso di leggende contemporanee Peter Burger, a inizio di marzo 2005 anche i Paesi Bassi sono stati colpiti da insistenti voci a proposito della comparsa di strani segni apparsi sui muri delle case. Questi sarebbero stati fatti da non meglio identificati ladri per indicare obiettivi più o meno facili. Pare che anche la polizia abbia preso sul serio l’allarme, che da loro non si era mai manifestato prima. Casi simili erano già accaduti in Portogallo e Spagna.
    Al volantino coi “segni di riconoscimento utilizzati da zingari e ladri d’appartamento” ed alla sua diffusione oltralpe faceva già cenno Jean-Noel Kapferer nel suo libro “Le voci che corrono” (Longanesi, 1988, p. 18) pubblicato originariamente in Francia nel 1987.
    Per comprendere l’essenza del “codice segreto” e la sua origine è significativo l’articolo pubblicato nel 1994 dal sociologo francese Jean-Bruno Renard e intitolato “Le tract sur les signes de reconnaisance utilisés par les cambrioleurs: rumeur et réalité”. (in “Le Réenchantement du monde. La métamorphose contemporaine des systèmes symboliques”, a cura di Patrick Tacussel, L’Harmattan, Parigi 1994, pp. 215-241)
    La grande diffusione delle voci collegate ai contenuti del volantino è dovuta al fatto che le stesse fanno appello ad un tema su cui si focalizzano anche molte leggende metropolitane, ovvero l’insicurezza, e ad elemento parimenti frequente quale la rivelazione di un messaggio nascosto.
    Ma ancor più interessante è la dimostrazione operata da Renard che pressoché tutti i simboli presenti nell’attuale versione del volantino erano già noti da decenni, la maggioranza sin dagli anni ’20-30. Alcuni sono rimasti identici nella forma e nel significato (la metà), altri hanno subito modifiche nella forma e altri ancora nel significato. All’origine questi segni erano attribuiti ai viandanti e ai vagabondi che li avrebbero utilizzati per comunicare ad altri loro simili se sarebbero stati accolti favorevolmente o meno dai proprietari delle case a cui avevano bussato.
    Pertanto se il volantino si ispira a segni veramente utilizzati tempi addietro è probabile che questo “linguaggio” sia stato abbandonato negli anni ’50 con la scomparsa dei viandanti e l’avvento della delinquenza urbana individualista e priva di tradizioni.
    Quanto all’uso corrente di questi simboli da parte degli zingari non vi sono prove. Ma anche supponendo che i simboli a cui fa riferimento il volantino siano utilizzati dai ladri di appartamenti, il solo fatto di averli resi pubblici (più volte anche sui quotidiani) in breve tempo annullerebbe la loro validità: sia per il fatto che i malfattori avrebbero cambiato simbologia, sia perché la gente comune li avrebbe utilizzati a sua volta come contromisura per tener lontani gli stessi malintenzionati.
    Insomma, come tutte le voci e le leggende metropolitane, il volantino riduce l’incertezza legata ad avvenimenti imprevedibili. La sua circolazione crea una comunicazione, una coesione sociale attorno ad un sentimento di insicurezza. La figura arcaica del viandante e del vagabondo che chiede l’elemosina è stata sostituita dal ladro di appartamenti, o dallo zingaro, il quale incarna paure ancestrali. Come sottolinea infine Renard, il volantino e il suo codice segreto esprimono indirettamente la nostalgia dei tempi passati in cui esisteva una forte coesione nella comunità e dove la minaccia poteva venire solo dall’esterno: i nomadi e i vagabondi.

    Paolo Toselli
    Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee (CeRaVoLC)link http://leggende.clab.it/segnizingari.htm

    l'ho riportato da CEntro per la RAccolta delle VOci e delle Leggende Contemporanee sito molto interessante

    image

    e un altro sito di riferimento resta sempre Il Disinformatico

     
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1 replies since 6/5/2008, 05:04   98 views
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