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_Nicoletta.
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Ho letto Blog beneratione di G Granieri 2005 e lo cito pure
Granieri hai un -->blog: http://www.bookcafe.net/blog/
recensione http://libri.html.it/recensioni/libro/188.html
Un libro sui Weblog, ma non un altro libro sui Weblog. Blog Generation di Giuseppe Granieri è un approfondito viaggio nei fondali della blogosfera per cercarne i fondamenti teorici più veri e densi di significato. Un saggio di sociologia della comunicazione che mette al centro i Weblog, lo strumento che, tra tutti quelli sperimentati, è riuscito maggiormente ad esaltare i valori comunicativi e collaborativi della rete.
Il libro è volutamente "blogocentrico". L'autore è un blogger di vecchia data e lo sguardo con cui illumina il fenomeno studiato è spesso troppo ravvicinato, quasi a voler circoscrivere e recintare uno spazio che è pur sempre minoritario nel mare magnum digitale della rete Internet. Ma tant'è, il recinto è esemplare e i fenomeni di comunicazione che vengono analizzati trovano in questi spazi le più evidenti e palpabili espressioni.
Strumenti come il link, valori come quelli della conversazione e della comunità, trovano così in questi "diari digitali" la loro espressione più aderente a ciò per cui la rete Internet è nata. L'autore cerca di sviscerare ogni atto comunicativo, ogni relazione fra la tecnologia e la parola che possa portare a trovare modelli e fili logici all'interno di un mondo che, a prima vista, sembra irrazionale e dunque privo di valori duraturi.
Ma il libro non ha solo il fine di far emergere nella loro evidenza i valori maggiori della blogosfera, ma di proiettarla anche nel futuro, come nuovo luogo di elaborazione di informazioni. Uno dei capitoli più interessanti è dedicato ai rapporti fra giornalismo e weblog, fra blogosfera e mediasfera. Al di là della semplice contrapposizione tra giornalismo e blogging, l'autore esamina, con dovizia di esempi, i punti di contatto fra i due mondi, contatti che si fanno sempre più stretti e ricchi.
Un passo più in là e diventa possibile anche l'emersione di una nuova democrazia, ossia di un nuovo modello di accesso diretto alla cosa pubblica. Il capitolo intitolato "Democrazia 3.0" è incentrato sulla definizione di un nuovo spazio di collegamento fra la politica e i cittadini che trovano nel luogo di espressione ugualitario per eccellenza la loro forza di intromissione nel "sistema".
Il libro è un concentrato di esperienze dirette di partecipazione alle espressioni più mature e gravide di significato della rete. I weblog sembrano allora essere solo un pretesto per mettere sotto gli occhi di tutti cosa l'interconnessione fra le persone, sperimentata a cominciare dalle prime BBS, ha provocato anche nelle sfere più chiuse e sorde. Ma questa, come sembra suggerire l'autore nell'ultimo capitolo, è solo la prima parte, il futuro di questa storia «dipende da noi».
In extremis interessante sul Blog di Repubblica
Vittorio Zambardino, Scene Digitali, Repubblica. (Recensione)
La società digitale di G Granieri
http://vittoriozambardino.repubblica.it/sc...asi_gol_di.html
Il "Quasi Gol" di Granieri
Copertina Vorrebbe essere Lutero, forse è Masaniello, ma è un capopolo intelligente e quindi meglio leggerlo.
La seconda fatica saggistica di Giuseppe Granieri dopo Blog Generation, è decisamente più ambiziosa e meno focalizzata della precedente: "La società digitale" (Laterza editore, 10 euro). Ma lui se l'è sentita di affrontarla e alla fine del libro ci consiglia 95 tesi che sono il manifesto della Riforma di cui Granieri si sente Lutero.
Questo libro ha tre importanti punti di forza e un punto di debolezza grave.
I punti di forza. Granieri è metodico, quindi affronta il campo con una capacità descrittiva
che farà molto bene a chiunque - dallo studente al manager in ritardo - voglia apprendere una mappa problematica e tematica su questo argomento. E non è - secondo punto di forza - una mappa descrittiva, ma fortemente valutativa. Granieri sceglie in modo giustamente fazioso argomenti e taglio degli stessi, prende posizione, si assume il compito di dire cosa è sbagliato secondo lui, cosa deve morire, cosa deve solo cambiare.
Allo stesso tempo però (e tre) non è un libro arrogante. Non predica il vangelo del web 2.0, elemento importante perché Granieri "è" un evangelista e la sua sfida era appunto quella di allontanarsi dai talebani di clan.
Per parlare del punto di debolezza c'è bisogno però di dire prima, a linee brevissime, cosa dice il libro. La tesi è che Internet sia il sistema operativo di una mutazione irreversibile. Il modello di relazioni e azioni distribute, invalso con la rete, ha innescato l'adozione di massa di un modello acefalo, acentrico e "in sè" democratico di circolazione e di uso attivo dell'informazione, elemento che ha portato alla nascita di società parallele (termine mio) che Granieri chiama "i network". Questi costituiscono il sistema sociale nuovo, detto "società digitale". Una società che vive della forza inarrestabile di una tecnologia che sta cambiando, oggi qui e senza soste, l'assetto della conoscenza e delle istituzioni che riguardano la conoscenza, i media, i mercati, gli individui e la politica.
Ora, e sperando che la sintesi non faccia troppo torto al libro (che dovreste leggere), il punto di debolezza non è tanto il suo mcluhanismo in versione Derrick de Kerckove, per cui nel merito dei fenomeni che si stanno descrivendo non si scende mai, perché ce ne piace l'aspetto esteriore, quindi ci sono fenomeni di rete che vengono discussi come se fosse indifferente ciò che fanno e come lo fanno, senza vedere il pesante "lato oscuro" che si portano dietro (dove ci porterà il concetto di popolarità, Giuseppe?).
Tutto questo può essere perdonato perché è "McDeKerckove" che permette a Granieri di non essere un imitatore scialbo delle utopie californiane alla Rheingold o alla Gillmor (quelli per cui eBay è il vangelo della nuova civiltà fondata sulla fiducia, la trust economy e tutte quella balle lì). Un po' ci prova, il Nostro, a parlare di economia del dono, ma si vede che gli viene da sorridere (lui non ride mai).
L'errore vero di Granieri è nella espulsione dal suo quadro teorico - espulsione volontaria e consapevole, quindi colpevole - di due elementi altrimenti fondamentali. L'economia e "il resto" della società digitale "non internet centrica". E il guaio è che questo è il risultato di una scelta "politica".
L'assunto di base di tutto il libro e di tutti i suoi ragionamenti è che il motore della trasformazione sia questo processo collettivo di "pratiche", l'insieme di tutti i rami della conversazione liberata da internet. Non che non esistano, anzi, ma il punto è la loro centralità nella trasformazione in atto, e l'opportunità di assumerli a Criterio Unico di Giudizio del cambiamento.
Dalle "pratiche" tutto discende, per Granieri: i soldi di Google, lo sviluppo del social software, il successo della trasformazione dei media, perfino un cambiamento della politica che egli stesso denuncia come larvale, minimo.
Sarò un marxista "volgare" ma continuo a pensare che una grande idea non viaggia senza l'interesse che le dà sangue e vita. Senza gli interessi, che non si identificano solo con il "fare denaro", non ci sarebbe stati Google e Yahoo. Continuo a credere che l'energia che si irradia dalla California, che è energia della conoscenza, sia un fatto sì "culturale" ma che cammina sopra le gambe del venture capital e su una cultura che non scotomizza, come fa Granieri, ma ingloba e tien dentro di sè i soldi come "valore" fondativo. Come è chiaro perfino a Jimbo Wales fondatore di Wikipedia, il quale sfrutta per imprese personali il fall out tecnologico del progetto senza fini di lucro. E' questa l'economia (della conoscenza) possibile per un occidente e un capitalismo inseguiti da concorrenti ormai fortissimi. Ma quello che fa Granieri è come parlare dell'arte di Firenze tenendo i soldi dei Medici fuori dalla porta.
Altrimenti cosa significa per noi l'India? Vengono prima le "pratiche" o le pratiche si sviluppano perché sono la forma sociale perfettamente funzionale all'economia planetaria globale e integrata? Ed è un caso che la Cina abbia un conflitto così grave con internet in quanto modello di scambio dell'informazione e della conoscenza? Granieri non ce ne parlae forse è un pezzo mancante al suo discorso.
Così come ignorare la spinta che viene dall'industria telefonica (il pezzo di società digitale non "internet-centered"), solo perché è portatrice di un modello "chiuso", teso alla sfruttamento economico immediato della tecnologia, è un errore di rimozione che toglie validità al quadro conoscitivo che il libro dipinge.
Credo che questo problema del libro sia al suo punto più alto quando Granieri parla di Media. Quello è il fulcro del libro, ma qui il Nostro cede alla tentazione di citare "la base", ed esalta la voglia di "dimettersi dal grande pubblico" come la leva dei nuovi media. Ma non stavamo discutendo di un grande processo collettivo, un fatto che cambia paradigmi? E tutto si riduce all'esaltazione degli sfanculatori di giornali? Passaggio a Granieri, pallone sulla linea di porta a portiere battuto, fuori. "Quasi gol", avrebbe detto Nicolò Carosio, indiimenticato radicronista del calcio d'antan.
Ma è un libro intelligente e colto, che descrive ciò che vede con passione e sentimento. Troppa passione e troppo sentimento. Da leggere.
Ed ancora da Kurai a sushi blog
http://kurai.blogsome.com/2006/07/26/la-societa-digitale/
La Società Digitale
Ho appena finito di leggere La società digitale, il nuovo lavoro di Giuseppe Granieri.
Mentre sfogliavo il volumetto, taggandolo ripetutamente con i Post-it nei punti che potrebbero essere utili alla mia tesi, mi sono accorto di due recensioni non proprio positive, una di Simone, l’altra di Vittorio.
Beh, io non sono d’accordo. Il libro di Giuseppe ben descrive i meccanismi della rete, e quello che oggi i processi di comunicazione in rete possono aiutarci a costruire. È molto facile, come fa Vittorio, squalificare aprioristicamente il lavoro di McLuhan e di Marcel Mauss, e scagliarsi sui cosiddetti profeti californiani. La verità è che questi pensieri andrebbero invece discussi e compresi un po’ meglio. Zambardino ride sull’economia del dono, e accusa Granieri di dimenticare la Cina. In realtà è lui a dimenticare che l’economia del dono esiste da quando esiste il mondo, e che la rete ne ha solo cambiato la scala. Prima se ne accorgeva solo la vicina alla quale chiedevamo lo zucchero, oggi se ne accorgono le major della musica, per dirne una. E la Cina non può esser parte di un libro che vuole valutare cambiamenti e possibilità, non prese di posizione dei governi che di fatto vietano la stessa esistenza della rete. Sarebbe come essere accusati, in un libro sugli effetti della TV sulle masse, di ignorare chi la tv non ce l’ha.
Simone si butta sul personalismo della storia, e francamente non mi sembra che Granieri la metta giù così. Lungi dal dire che prima la storia era interamente un processo top-down, l’autore evidenzia invece come, grazie alla rete, la voce della gente è più forte, per chi è disposto ad ascoltarla. La critica alla teoria ipodermica e soprattutto alla spirale del silenzio mi sembra confutabile; va bene che nessuno crede più che la TV faccia il lavaggio del cervello, ma è anche vero che oltre una debole negoziazione con gli ascoltatori, il messaggio dei media di massa è deciso quasi del tutto dall’alto. Ne è un esempio il G8, raccontato in modo distorto dalla TV, insieme a molti altri avvenimenti mediatici. La TV è comunicazione e come tale è costruzione di una realtà alternativa (Baudrillard), che per molte persone è l’unica possibile. La rete può innescare un processo multidirezionale e, cambiando le regole della comunicazione, è in grado di intervenire sulla costruzione della realtà. In questo senso, io credo, il mezzo è il messaggio.
E in tutto questo criticare le critiche è finita che non ho parlato del libro di Giuseppe. Per come la vedo io si tratta di un’ottima raccolta di idee, di un punto della situazione per capire dove siamo arrivati, per chiarirci cosa abbiamo capito del funzionamento della rete, magari per evitare di prendere cantonate la prossima volta che penseremo a problemi come l’atttendibilità, l’identità e il controllo. È un libro ben scritto e ben documentato, una ricerca forse non incredibilmente approfondita, ma che abbraccia un panorama vasto e complesso descrivendolo nel suo insieme.
È un libro che può essere tacciato di facile ottimismo, ma a torto: perché la descrizione di una tecnologia abilitante necessariamente deve focalizzarsi su quello che abilita. È chiaro che qua nella rete non sarà tutto rose e fiori. Ma perché le cose funzionino meglio, è utile chiarirsi come dovrebbero funzionare.
Per me è da leggere, senza se e senza ma.. -
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Hearing Disorders, 48, 36-40, 1983.
sono 93 pagine di bibliografia
meno male che mi sono fermata (e che cercavo Tajfel e Turner. -
_Nicoletta.
User deleted
Miii ho cannato al teoria del posizionamentooooo
gli autori sono diversi
voglio morireeeeeeee
"L’abstract che presentiamo è parte di una più ampia ricerca sulla costruzione narrativa dell’azione deviante. In
essa, una parte specifica è stata dedicata alla definizione di un modello narrativo sul resoconto d’azione secondo i
presupposti della Teoria del Posizionamento (Harrè e van Langenhove, 1992; 1999). Secondo questo modello,
proposto specificamente orientato allo studio delle ricostruzioni (operate in situazioni discorsive) del S�, degli
interlocutori e dei sistemi di relazione a cui l’individuo appartiene l’individuo si colloca, per mezzo di pratiche
discorsive, in un sistema di coordinate costituito da 4 ordini:
- morale: posiziona rispetto ai sistemi culturali e locali di doveri e diritti, obblighi e crediti; include le attribuzioni,
le credenze, gli atteggiamenti, i valori;
- sociale: posiziona rispetto al sistema degli interlocutori secondo le declinazioni di tipo sociologico-anagrafico, i
ruoli agiti e vissuti, le collocazioni storiche e attuali;
- spaziale: posiziona in un contesto reale delimitato da confini e caratterizzazioni definite; corrisponde alla
localizzazione fisica dell’evento narrato;
- temporale: posiziona in un momento storicamente definito e ridefinibile narrativamente; corrisponde la
collocazione in un duplice contesto: quello del momento in cui si sono svolti i fatti (“l� e allora”) e quello della
rievocazione narrativa attuale (“qui e ora”).
Obiettivi e metodo
Una parte specifica dello studio complessivo � stata orientata alla rilevazione dei contenuti variamente riferibili
alle dimensioni previste dal modello con particolare attenzione alle eventuali differenze per tipi di reati ed
esperienza nel circuito della devianza: si supponeva cio� che le narrazione di gruppi diversi di intervistati
contenessero indicatori di posizionamento differenti. La ricerca � stata svolta mediante la somministrazione di 34
interviste narrative ad altrettanti autori di reati (omicidi, rapine, spaccio, detenzione e traffico di stupefacenti,
ricettazione). Le trascrizioni delle interviste sono state sottoposte ad analisi del contenuto di tipo interpretativo
con l’ausilio del software ATLAS.ti (De Gregorio e Mosiello, 2004; De Leo, Patrizi e De Gregorio, 2004).
I risultati pi� importanti sono ascrivibili in particolare alla dimensione dell’ordine morale e alla valenza
positiva/negativa dell’autocollocazione esemplificata da temi quali: la scelta di dedicarsi alle attivit� criminali, la
deresponsabilizzazione e il disimpegno, il pentimento (versante negativo); il senso di autoefficacia; il senso di
responsabilit�; l’autocolpevolizzazione, il rispetto per le vittime e per famiglia (versante positivo). Analogamente
� stata rilevata la collocazione posizionale degli altri (famiglia, agenzie di controllo formale e informale, vittima,
etc.). I risultati verranno esemplificati mediante l’estrazione di network concettuali di ampie porzioni di testo
tratte dalle interviste narrative.
Conclusioni
Il concetto di posizionamento discorsivo apre prospettive di ricerca e percorsi di riflessione che non sono stati
precedente tenuti in considerazione nella ricerca classica sul S� secondo gli approcci socio-cognitivi. Dalla
prospettiva proposta infatti emerge un attore attivo costruttore di immagini di S� con un ruolo tanto pi� attivo
quanto pi� variegate e complesse sono le situazioni sociali che incontra (Patrizi, 2005): l’ottica del
posizionamento consente di superare la staticit� delle letture precedenti in base alle quali il S� era definibile con
riferimento a uno schema cognitivo, a una struttura solo parzialmente variabile nel corso dell’arco di vita, ma
sostanzialmente stabile e coerente nelle diverse situazioni quotidiane.
La teoria del posizionamento non dovrebbe essere ritenuta una “teoria generale” che richiede un’applicazione
deterministica a specifiche applicazioni. Non � come la teoria gravitazionale. Piuttosto, può essere considerata
come un punto di partenza per riflettere su molti differenti aspetti della vita sociale (Harrè e van Langenhove,
1999, pp. 9-10).
Bibliografia
De Gregorio E. e Mosiello F. (2004), Tecniche di ricerca qualitativa e di analisi delle informazioni con ATLAS.ti, Roma,
Kappa.
De Leo G., Patrizi P. e De Gregorio E. (2004), L’analisi dell’azione deviante. Bologna, Il Mulino.
Page 9
Harrè R. e Moghaddam F.M. (2003), Introduction: The Self and Others in Traditional Psychology and in Positioning Theory,
in R. Harrè e F.M. Moghaddam (eds.), The Self and Others. Positioning Individuals and Groups in Personal,
Political, and Cultural Contexts, Westport, Praeger, pp. 1-11.
Harrè R. e van Langenhove L. (1992), Varieties of Positioning. Journal for the Theory of Social Behaviour, 21 (4), pp.
393-407.
Harrè R. e van Langenhove L. (1999) (eds.), Positioning Theory. Moral Contexts of Intentional Action, Oxford,
Blackwell Publishers.
Patrizi P. (2005), Deviant Action and Self-Narration: A Qualitative Survey through ATLAS.ti. Journal for the Theory
of Social Behavior, 35(2), pp. 171-188
. -
_Nicoletta.
User deleted
Forse è di Hermans come avevo scritto
vedi qui http://www.erickson.it/erickson/repository...UCT_922_PDF.pdf. -
_Nicoletta.
User deleted
Risultati del questionario
L'utente tipo
(sicuramente bellissima, interessante e sportiva... nooo lo penso io )
80% Donna
Età media 44 anni
94% Studente Nettuno
6% Non è studente
55%Lavoro subordinato (impiegato, insegnante, infermiere)
22% Dirigente
8% Disoccupato, in mobilità
6% Operaio
3% Casalinga
3% Agente commercio
3% non risponde
Titolo di studio
100% Diploma secondaria superiore
27% Altra laurea
8% Master
Studente del Nettuno, donna, 44 anni, lavoratore dipendente.
Ha trovato quelle che cercava sul forum : aiuto allo studio e contatto con studenti.
La metà è iscritta da più di un anno.
Un terzo ha imparato e migliorato le sue competenze usando il forum.
Un terzo frequenta altri forum di psicologia e blog.
Usano you tube per vedere filmati.
No wiki né usano il social bookmarking.
Due terzi si dichiarano soddisfatti del forum.
Una piccola parte è in difficoltà con il forum. Non ama emoticon, firme e nickname
Riassunto: Lettura
Abilità è posseduta ed esercitata da quasi tutti.
Leggono per avere notizie, per i contenuti.
Per mantenersi in contatto.
Per ottimizzare i tempi.
Agevolarsi nello studio.
Per dialogare.
E’ importante la “freschezza” del messaggio.
Leggono molto senza rispondere
Riassunto: Scrittura
Focus sui contenuti.
Molti non scrivono, né partecipano per:
mancanza di tempo,
inesperienza,
per antipatia verso il virtuale.
Alcuni si sentono attivi anche solo leggendo.
Si preferiscono titoli attinenti, chiari, per avere informazioni senza perdere tempo
Alcuni utenti, scelti come moderatori, propongono discussioni o consigli.
La percentuale senza risposte è cresciuta.
Si sentono membri attivi la metà però più della metà sente di partecipare
Mettono risposte con informazioni ed appunti.
Risultati:Ricerca messaggi sul forum
Metà degli intervistati sa usare la ricerca sul forum, anche se alcuni preferiscono non usarla, né iscriversi gli aggiornamenti via e-mail, né capire le icone.
Né sono molto interessati ad imparare preferiscono usare i metodi già conosciuti.
Molti ricercano soprattutto con la parola chiave, altri vanno per tentativi.
Questa abilità attiene più alla lettura
Concorda con il fatto che sono più ricercati i contenuti. Cercare per autore o data o titolo è meno diffuso (28%) anche se lo sa fare quasi la metà.
Guardando le abilità:
94% Legge
50% Scrive
27% Usa la ricerca nel forum.. -
_Nicoletta.
User deleted
Su
Continental Philosophy
A Bulletin Board for Continental Philosophy, History of Philosophy and More…
Cari soci, vi segnalo questo video
http://www.continental-philosophy.org/2008...-on-technology/
Habermas racconta il suo punto di vista sul rapporto tra tecnologia, società
moderna e politica
in inglese (adesso non lo riesco ad ascoltarlo)
. -
_Nicoletta.
User deleted
come avevo promesso pubblico questo 3d
se a qualcuno serve come aiuto
[ho riunito le due discussioni in una unica tanto era tutto riguardante la stessa tesi ]
Edited by _Nicoletta - 15/6/2008, 14:43. -
Shana Bird.
User deleted
If I had a nickel for each time I came to nettunotsforumnonufficiale.forumcommunity.net... Incredible article. . -
_Nicoletta.
User deleted
Eh... if I could have had a nichel for...!! . -
Lydia Fonseca.
User deleted
If only I had a dime for every time I came to nettunotsforumnonufficiale.forumcommunity.net.. Amazing post. . -
_Nicoletta.
User deleted
I'm glad about it
unfortunately.... in this forum we are very very Italian!
So there are a little time for English
and English articles
...for the truth my teachers support me in this way of knowledge
all this year we study in English
by the way, for me is very difficult not for to understand but when I've to put the concepts in memory in another language
so we translate, I translate...
I can put the transaltor by google so you can understand some other stuff
Now the google translator is in the home page
enjoy!!!. -
Dawn Quiroz.
User deleted
Wow am I really the first reply to your incredible read? . -
_Nicoletta.
User deleted
Sure! . -
OxinilllekNox.
User deleted
Kim Kardashian has revealed that she intended to start trying for babies just four weeks before she decided to split from her NBA husband Kris Humphries. The pair brought an end to their marriage after just 72 days, and it has been one of the biggest talking point in recent times. Many have been criticising Kim Kardashian by saying that the whole marriage was a setup. However, the TV reality star has revealed that she badly wanted to have some babies, and that they were about to try for the same just weeks before splitting.
One of the main reasons being spoken about for their split has been their work schedule. Kim Kardashian agreed regarding the same by saying that Kris Humphries was keen on relocating to Minnesota, while she was not on the same wavelength..