Un film al giorno

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  1. Indie
     
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    Grindhouse - A prova di morte

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    Titolo Originale: GRINDHOUSE - DEATH PROOF
    Regia: Quentin Tarantino
    Interpreti: Kurt Russell, Sydney Tamiia Poitier, Vanessa Ferlito, Jordan Ladd, Tracie Thoms, Rosario Dawson
    Durata: h 1.56
    Nazionalità: USA 2007
    Trama :
    La storia si divide tra un gruppo di ragazze, Jungle Julia (Sydney Tamiia Poitier), Shanna (Jordan Ladd) e Arlene (Vanessa Ferlito) che si divertono a passare le serate nei locali di Austin, e Stuntman Mike (Kurt Russell), un killer psicopatico che uccide le sue vittime a bordo di una Chevrolet Nova.

    In the mood for cinema .L’ultima fatica di Tarantino si potrebbe ancora riassumere così.
    Grindhouse- A prova di morte è un gigantesco omaggio alla cinematografia indipendente ,libero nel suo raccontarsi anarchicamente fuori dagli schemi ,nella quasi assenza di una sceneggiatura ,ritaglia sequenze di vita quotidiana in una cittadina e strade qualunque ,i sui personaggi sono caricature messe in scena ad eseguire il loro compito .Figurine perse in verbosità in apparentemente non sense ,fisicità estreme (Russ Meyer docet ) ,feticismo e feticisti senza ipocrisie .
    Denuncia nemmeno troppo velata verso la superficialità del nostro tempo con gli stessi mezzi simbolo di questa superficialità imperante ,bellezze in vista ,auto potenti molto potenti ,cellulari sempre presenti e la non comunicazione .
    Ricordando gli anni ’70 le grindhouses il cinema fai da te ,la pellicola sporca ,il montaggio schizzoide “ reel missing” ,citazioni da metacinema allo stato puro . Tarantino ha fatto scuola e se vuole puo’ permettersi di distruggerla.
    Oltre alla parti volutamente mancanti ,si percepisce l’assenza del secondo film Planet Terror di Rodriguez con il quale Death Proof doveva integrarsi , ma esigenze di mercato hanno fatto in modo che venissero distribuiti in tempi differenti.

    Per i cultori ,sul web sono presenti i falsi trailer diretti tra gli altri da Rob Zombie ed Eli Roth (hostel e hostel part : two)
    :D

     
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  2. _Nicoletta
     
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    :rolleyes: non l'ho visto


    è un po' impolverato sto post...
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    :lol:

    Rollerball


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    Titolo originale: Rollerball
    Nazione: Usa
    Anno: 1975
    Genere: Fantascienza
    Durata:129
    Regia:Norman Jewison
    Riconoscimenti: Won BAFTA Film Award. Another 3 wins & 5 nominations :paper: ???
    Sceneggiatura: William Harrison William Harrison
    Fotografia: Douglas Slocombe
    Cast: James Caan John Houseman Maud Adams John Beck Moses Gunn Pamela Hensley Barbara Trentham John Normington Shane Rimmer Burt Kwouk Nancy Bleier Richard LeParmentier Robert Ito Ralph Richardson Miquel Brown Steve Boyum Loftus Burton Anthony Chinn Abi Gouhad David Griffin Alan Hamane Andy Ho Robert Lee Bob Leon Angus MacInnes Mac McDonald Bob Miller Bob Minor Alfred Thomas Burnell Tucker Danny Wong
    Produzione: Norman Jewison Patrick J. Palmer
    Colonna Sonora: Tomaso Albinoni Johann Sebastian Bach Dmitri Shostakovich Pyotr Ilyich Tchaikovsky :o):
    Montaggio: Antony Gibbs

    * Trama: In un lontano futuro, dove il potere é concentrato nelle mani di potentati economici, l'unico sfogo alla violenza repressa é un durissimo gioco che si svolge in un'apposita arena, il Rollerball.

    una bella recensione: ^_^
    Ho letto molto su questo film, recensioni banali principalmente basate su dotte disquisizioni sulla violenza insita del genere umano. Niente di piu' lontano dall'essenza di questo film pregno di un profondo senso politico.
    Jonathan Hill, l'eroe sportivo e novello gladiatore di un futuro probabile rappresenta molto di piu' della epicizzazione della semplice lotta che tutti svolgiamo per affermare il nostro diritto alla liberta'. Il futuro dove vive e' pressoche' perfetto: nessuna malattia, vita lunga, nessun conflitto sociale in una economia gestita dagli interessi economici delle corporazioni sopravissute ad una guerra intestina accennata appena, ma sicuramente cruenta e da dimenticare.
    Da qui la prima lettura politica del film e della rappresentazione di una societa' social/corporativa pienamente realizzata: il potere corporativo, l'ordine sociale e la dirigenza meritocratica sono di fatto dogmi del Fascismo. Tutta la conoscenza dell'uomo e' affidata ad un computer molecolare al quale sono affidate a nche le risposte che l'umanita' chiede. Tra tecnologia e tecnocrazia lotta Jonathan mosso dal piu' primitivo e profondo sentimento umano: l'amore. Neanche la sua incredibile carriera sportiva in uno sport mortale riesce ad impedire che la societa' perfetta gli rubi l'amore di sua moglie da un dirigente che abusa del suo potere. Ecco che tutto quello in cui crede e combatte Jonathan crolla: un abuso di potere gli toglie l'unica ricompensa per lui accettabile per chiudere la carriera. Cosi' rifiuta di abbandonare il mortale campo del Rollerball dove lotta con la disperazione di chi ha perso amore e amici.
    Cosi' egli diventa la vera rivoluzione, il singolo individuo in grado di scuotere mortalmente un sistema perfetto rinascendo come il superuomo che vola sopra tutto e tutto cambiando dimostrando l'indimostrabile. Questa visione prettamente Nietzschiana della sceneggiatura di William Harrison viene dipinta dal regista attraverso un personaggio reale, con reazioni di tangibile umanita' e credibile realta' nella migliore performance artistica di James Caan . Il messaggio viene puntualizzato da uno splendido finale che trasfigura il giocatore sulle note della quinta sinfonia di Beethoeven: quella del destino. Benedetto Croce apprezzerebbe quest'opera: il contenuto profondo viene esposto con la migliore forma, ambedue fondendosi in una delle migliori opere cinematografiche di sempre.
    Questo film e' del 1975, prodotto dalla United Artist, ed e' un film controcorrente almeno lo era ai tempi. Comunque raramente passa in televisione ancora piu' raramente se ne parla e pochi lo conoscono. Un recente remake non ne cattura l'essenza mostrando tutta la poverta' di un sguardo miope. La critica cinematografica politicizzata del tempo lo stronco' e non per miopia ma per la malafede: ne comprese l'essenza eversiva rispetto alla visione politica allora imperante e si comporto' come sempre si comporta per cio' che si ritiene pericoloso e avverso.
    Preparo questa release per chi nel 1975 era davvero piccolo e che non ha visto questo film che profondamente tocco' il mio animo di adolescente.
    Spero che queste righe di presentazione vi portino ad apprezzarlo e che vi consentano di percepire la forza dei concetti filosofici espressi in questo film, concetti che hanno cambiato l'Italia, l'Europa e di conseguenza, il Mondo.

    Alcune note:
    Chi di voi fa grafica conoscera' la font Huston, adesso sa perche' questo carattere tipografico ha questo nome.
    Voglio citare i nomi degli StuntMan che hanno reso possibile mostrare un gioco cosi' violento in maniera credibile.

    Jim Nickerson
    Craig Baxley
    Tony Brubaker
    Gary Epper
    Bob Minor
    Chuck Parkinson, jr
    Dar Robinson
    Roy Scammel
    Walt Scott
    Dick Warlock
    Jerry Wills


    da TNT Village

    Edited by _Nicoletta - 13/9/2008, 19:57
     
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  3. _Nicoletta
     
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    Truman Capote
    a sangue freddo



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    Titolo originale: Capote
    Nazione: U.S.A.
    Anno: 2005
    Genere: Biografico
    Durata: 113'
    Regia: Bennett Miller
    Cast: Philip Seymour Hoffman, Chris Cooper, Catherine Keener, Clifton Collins Jr., Bruce Greenwood, Bob Balaban, Mark Pellegrino, Amy Ryan
    Produzione: United Artists, Sony Pictures Classics
    Distribuzione: Sony Pictures
    Data di uscita: 18 Febbraio 2005 (cinema)


    Un anno dopo la pubblicazione dell'acclamato romanzo 'Colazione da Tiffany', TRUMAN CAPOTE (Philip Seymour Hoffman) legge sul New York Times del 16 novembre 1959 un articolo riguardante un terribile caso di cronaca accaduto il giorno precedente: l'omicidio di quattro membri di un'agiata famiglia di agricoltori a Holcomb, in Kansas. Sconvolto dalla insensata efferatezza del delitto - gli assassini avevano tagliato la gola al padre e legato e imbavagliato la famiglia prima di finirla a colpi di pistola...
     
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  4. _Nicoletta
     
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    CITAZIONE (_Nicoletta @ 25/11/2006, 10:04)
    (IMG:http://img220.imageshack.us/img220/6020/dv...inisuiciix2.jpg)
    Il Giardino Delle Vergini Suicide

    Genere: Drama / Mystery
    Valutazione: 7.2/10 (25,152 votes)
    Durata: 97 min / Germany:90 min (TV version)
    Riconoscimenti: 3 wins & 9 nominations

    * Regia: Sofia Coppola

    * Sceneggiatura: Jeffrey Eugenides Sofia Coppola

    * Fotografia: Edward Lachman

    * Cast:

    * Produzione: Willi Bär Suzanne Colvin Francis Ford Coppola Julie Costanzo Fred Fuchs Jordan Gertner Dan Halsted Chris Hanley Gary Marcus Fred Roos

    * Colonna Sonora: Air Jean-Benoît Dunckel Nicolas Godin

    * Montaggio: Melissa Kent James Lyons

    * Trama: La vita di un eclettico gruppo di ragazzi verrà sconvolta per la loro ossessione verso cinque sorelle.

    * Recensione: Il giardino delle vergini suicide
    I ragazzi del vicinato hanno scoperto le sorelle Lisbon. Cecilia (Hanna R. Hall, "Forrest Gump") ha 13 anni, è bizzarra e celestiale; Lux (Kirsten Dunst, "Le ragazze della casa bianca", "Small Soldiers") ha un anno in più ed è una bisbetica inebriante; poi c'è Bonnie (Chelse Swain) una quindicenne incredibilmente bella. Chiudono la carrellata la sedicenne Mary (A.J Cook) che spicca per la sua eleganza e Therese (Leslie Hayman) la più grande con i suoi 17 anni, una ragazza intelligente e bellissima.
    I ragazzi sono affascinati dalle 5 sorelle e ogni momento è buono per spiarle e cercare di capire il loro cuore. Quando Cecilia si uccide l'attrattiva dei ragazzi diventa curiosità perversa.
    Diretto da Sofia Coppola (al suo esordio in un lungometraggio), figlia del grande regista Francis Ford Coppola, "Il giardino delle vergini suicide" (presentato l'anno scorso a Cannes per la "Quinzaine des realisateurs"), tratto dal romanzo di Jeffrey Eugenides, si sviluppa lungo una serie di momenti rubati, interviste e annotazioni giornalistiche raccontate proprio dai ragazzi del vicinato che ora sono cresciuti. E partendo dal loro profondo sentimento di nostalgia la storia assume un aspetto quasi mitologico, laddove le ragazze in tutta la loro bellezza e il loro fascino sono considerate come delle dee, delle figure impossibili da raggiungere dando luogo allo stupore e all'incanto. Tuttavia quando questa situazione comincia a trasformarsi in ossessione, la storia assume toni più cupi e drammatici; e non mancherà di far discutere. Il risultato è una storia malignamente divertente e sincera sull'animo romantico dell'adolescenza.
    Oltre alle giovani protagoniste nel cast (nel ruolo dei genitori) ci sono anche Kathleen Turner ("Un genio in pannolino", "La guerra dei Roses") e James Woods ("Ogni maledetta domenica", "Incontriamoci a Las Vegas").
    (filmup.it)

    Sinceramente terrorizzata ho rimandato la visione perchè il titolo comunque mi intrigava e mi respingeva,fino alla settimana scorsa...e meraviglia...non è affatto un film deprimente. La storia è vista a ritroso attraverso le parti narrate dai ragazzi vicini delle 5 sorelle Lisbon.
    Una storia di una rovina in tema col più tetro Thomas Hardy (Jude l'oscuro) ma alleggerita dalle storie di queste ragazze che si affacciano alla vita e ne sono affamate . Le protagoniste non hanno una personalità...sono sguardi...qualche dialogo...sono sempre in gruppo, contorno si staccano solo Lux e Cecilia...sono viste già mito dai loro vicini che raccolgono tutte le notizie a partire dal diario di Cecilia dal cui suicidio prende l'avvio la storia...bellissimi i dialoghi che commentano l'adolescenza dal punto di vista femminile...

    "Abbiamo scoperto che le ragazze, loro sapevano tutto della vita, in modo naturale e a noi chiedevano solo di fare chiasso, per metterci in mostra" dice uno dei vicini

    sono già una figura mitologica una specie di donna a 5 facce in cui però c'è lo smarrimento di aver voluto vivere troppo...troppo per i canoni degli anni '50 in America che le condananno tramite la madre a non avere più vita...ad essere recluse...queste bionde ragazze sempre sorridenti ed ubbidienti non possono vivere, di conseguenza il suicidio è l'unica scelta che decidono di fare per la loro vita.

    Notizie su Thomas Hardy

    aggiungo un interessante articolo
    BRINGING OUT THE DEAD
    Il senso della morte e il nuovo cinema americano


    Reietta, come irrappresentabile, o confinata al semplice ruolo di mera e biologica conseguenza di sparatorie o delitti (punizione per i cattivi, nel più nobile dei casi), la morte si è presa una certa rivincita, nel cinema americano più recente. Divenendo una lugubre signora con la quale parlare in confidenza, una morbida barriera oggetto di continue escussioni.
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    Le Vergini suicide di Sofia Coppola sono solo l'ultimo anello della catena, il più soffice con il loro modernariato anni '70, con le inquadrature anticipatorie, con l'estetica della sparizione "Hanging Rock style". La morte è qui un passo necessario, la linea tesa fin dal primo muoversi del meccanismo narrativo. Un baratro lieve, nel quale scivolare, dal quale comunicare con le canzoni. Di morte si è parlato sempre di più dal funesto avvento dell'AIDS in poi. Morte come malattia subitanea (dall'Esercito delle 12 scimmie a Mission Impossible 2), imperitura spada di Damocle appesa sulla civilità. Morte come punto di vista dal quale sdipanare il racconto per affidarlo nelle vaghe braccia dell'incertezzza, come in American Beauty. Morte alla quale si ha voglia di chiedere spiegazioni, per poi tradirle o disattenderle. Morte come senilità irrefrenabile, come necessaria stazione di posta nell'accidentato sentiero della vita. Forzato ci arriva il Wade-Nick Nolte di Affliction, lentamente ci si siede l'Alvin-Richard Farnsworth di Una storia vera. Pacioso vi si sdraia, cullato da un ritmato Frank Sinatra l'astronauta/pensionato Tommy Lee Jones di Space Cowboys. Resta un mistero purtuttavia, la morte, inesaurbile sorgente di domande. Confine che si vorrebbe valicare nei due sensi, e che spesso resiste ai novelli Orfei. Questo ci dice una delle pellicole più acute sull'argomento, Al di là della vita di Martin Scorsese. Che affida ad uno stanco Nicholas Cage il duro compito di interrogare l'arcana barriera, di tracciarne una mappa, di sondarne l'implacabile volontà. Se le vergini coppoliane sono già "al di là" della vita nel momento in cui il film inizia, è l'al di qua che interessa Scorsese. Una vita che non si dà senza il suo opposto, la morte.

    Riccardo Ventrella


    indieee
    ho bisogno del tuo aiutoooo
    ti avevo dato l'url di un sito in cui fanno bellissime recensioni
    non riesco a ricordarmi quale
    mi ricordo solo che
    il fondo della pagina è bianco
    :sgraff:
    te lo ricordi????

    :mica:
     
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  5. _Nicoletta
     
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    CITAZIONE (_Nicoletta @ 19/11/2006, 19:55)

    2046



    Wong Kar-Wai
    Italia/Francia/Hong Kong 2003


    Directed by Wong Kar-wai
    Produced by Wong Kar-wai
    Written by Wong Kar-wai
    Starring Tony Leung Chiu-Wai
    Gong Li
    Faye Wong
    Takuya Kimura
    Zhang Ziyi
    Carina Lau
    Chang Chen
    Bird Thongchai McIntyre
    Dong Jie
    Maggie Cheung

    129 min.
    Language Cantonese, Japanese, Mandarin
    Budget USD 12,000,000 (est.)

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    da Film Tv (Emanuela Martini)

    2046 non è il remake di In the Mood For Love (come Wong Kar-Wai ha più volte sottolineato), anche se il protagonista si chiama come quello precedente, Chow Mo-wan, come lui è scrittore e come lui è interpretato dall’elegantissimo, sensuale Tony Leung. Quasi certamente, anzi, è lui, avvolto dal fumo della sua sigaretta, dalle pagine che si sgranano sotto la sua grafia (e, questa volta, si concretizzano in immagini che vanno a saldarsi senza soluzione di continuità con la sua vita), da storie d’amore vissute ma non inseguite, volute ma non concretizzate, sfuggite, perdute, sognate, dimenticate.
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    Ma la memoria, soprattutto la memoria dell’amore, non perde nulla; se mai occulta, inscatola, mette via, in qualche deposito sommerso, pronto a scoperchiarsi a un volto intravisto, una musica sentita, un profumo, uno sguardo, una voce, una frase buttata là quasi per caso sulla carta.
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    Qualcosa sfarfalla alla coda dell’occhio, i suoi personaggi inventati ripartono per il 2046, e Cho Mo-wan ritrova o rimpiange i gesti di una donna, Gong Li, Zhang Ziyi, Faye Wong (non Maggie Cheung, non la compagna dell’altra storia, che compare solo in una fulminea, amichevole partecipazione, quasi un déjà vu appena suggerito che va a saldarsi con il continuum "psichico" del film). Fatto di movimento sinuoso, di particolari ravvicinati, di gambe, mani, capelli e sguardi femminili, e scandito da una colonna musicale "cosmopolita" che accentua l’effetto onirico dell’insieme (il "tormentone" questa volta è Siboney in diverse interpretazioni, mentre il tema di Finalmente domenica! di Truffaut, tra tante accorate figure di donna, non è certamente inserito a caso), 2046 è un film più da "sentire" che da seguire, più da "vivere" (o rivivere) che da interpretare.
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    Non un film per i partiti delle connessioni logiche o del plot, né per gli iper-razionali, per gli esegeti della purezza o per quelli che pretendono da un autore ogni volta un capolavoro. In the Mood For Love era certamente più bello, più perfetto: ma Cho Mo-wan ha lasciato i suoi segreti e suoi ricordi nella fessura della pietra sbrecciata di un tempio; ci ha lasciato la vecchia Hong Kong e la vecchia Cina; quello che ne è sfuggito torna confusamente a protendersi verso il futuro, nel 2046.


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    Assolutamente un emozione...non è un film è un moto d'animo, sentimento

    aggiungo questa bellissima recensione trovata poco fa :balla:

    Wong Kar-Way, 2046, Hong Kong, 2004
    (Emanuela Evangelisti) - 2046 non è nel tempo più di quanto non sia nello spazio. Nell’ultimo inebriante lavoro cinematografico di Wong Kar Way, Chow Mo-Wan scrive un romanzo in cui il numero è infatti un luogo, la destinazione di coloro che vogliano recuperare i propri ricordi e si trova a una distanza raggiungibile attraverso un semplice viaggio in treno, della durata però variabile e non immediatamente percepibile. 2046 è anche il numero di una stanza d’albergo, quella in cui Chow Mo-Wan, giornalista indipendente oltre che scrittore di romanzetti erotici per guadagnarsi da vivere, ha racchiuso i ricordi di Su Li-Zhen, donna amata e perduta, solo ipoteticamente dimenticata e cercata in modo inconsapevole e irriflesso in una condotta apparentemente fredda e superficiale, animata da incontri con numerose altre donne e da uno stile di vita licenzioso e intenso. Una trama articolata si dipana dunque attraverso un’affascinante cornice visiva che alterna immagini di una Hong Kong di bettole, locande e circoli da gioco a l’Hotel in cui il protagonista ha scelto di risiedere, nella stanza 2047, nell’impossibilità improvvisa di accedere alla 2046, successivamente occupata da Bai Ling, futura amante non amata di Mo-Wan, pur innamorata e bellissima. E a queste si aggiungono le immagini futuristiche del romanzo, in cui i personaggi ricalcano quelli incontrati realmente dal suo autore che in qualche modo qui smette di nascondersi e insegue apertamente il desiderio per Wang Jing Wen, la romantica incompresa figlia del proprietario dell’albergo, innamorata di un Giapponese che il padre si ostina a misconoscere. Poeticamente coinvolgente la scena di questa nell’atto di fumare che, dilatato attraverso un inevitabilmente gratuito rallentamento del movimento del braccio, emana echi di stanislavskiana consapevolezza corporea nonché la sensuale immagine di un desiderio ferito e perciò più forte e sottile. In questo film ogni figura femminile sembra esprimere una diversa sfumatura di sofferenza. Quella di Jing Wen appare come viscerale, primordiale e tragica in tutto ciò che questo termine condivide con l’idea di bellezza. È una sofferenza ineluttabile in quanto poetica. E dunque estetica. Da qui la sequenza della sigaretta, osservata di nascosto da Chow Mo-Wan e riportata nel suo treno immaginario verso il 2046. Sebbene legato al precedente In the Mood for Love, il film a detta del suo autore non è un seguito di quello. “In realtà, i personaggi di 2046 devono sperimentare e affrontare dei sentimenti e dei problemi più profondi e più sinceri, e ciò ha necessitato un approccio differente per costruirli. Me ne sono reso conto guardandomi intorno, e osservando alcune persone della mia cerchia andare dagli incontri alle rotture, e altre incapaci di afferrare l’amore o di riconquistarlo. Tutto ciò mi ha ispirato”. Il risultato di questa ispirazione prende la forma di un viaggio, non solo quello di coloro che si dirigono verso 2046, ma anche quello immobile di spettatrici e spettatori che, attraverso la ricostruzione di quelli altrui, rivivono, consapevolmente o no, i propri ricordi, e con essi le proprie inquietudini, i propri desideri e sogni.image
     
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  6. _Nicoletta
     
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    Fucking Åmål


    Il coraggio di amare
    (1998)
    REGIA:
    Lukas MOODYSSON

    PRODUZIONE: Svezia - 1998 - Dramm.

    DURATA: 89'

    INTERPRETI:
    Rebecca Liljeberg, Alexandra Dahlstrom,
    Mathias Rust, Erica Carlson, Stefan Horberg, Josefin Nyberg

    SCENEGGIATURA:
    Lukas Moodysson

    FOTOGRAFIA:
    Ulf Brantas

    SCENOGRAFIA:
    Heidi Saikkonen - Lina Strand

    MONTAGGIO:
    Bernard Winkler


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    Trama: Ad Amal (si legge "Omol"), noiosissimo centro della provincia svedese, vive con la madre inermiera di notte e la sorella Jessica, la bella Elin, quattordicenne insofferente molto ambita dai compagni di scuola che lei però disprezza. Elin passa il suo tempo cambiando spesso ragazzo (alimentando così le maldicenze sul suo conto), sognando rave parties e progettando la fuga dalla "merdosissima Amal" . Una sera finisce per caso alla triste festa di compleanno di Agnes, solitaria ragazza in costante stato di crisi che ha per unica amica una perfida ragazzina paraplegica. A complicare le cose ci sono il travagliato rapporto con i genitori e l'amore segreto per Elin, la quale a sua volta scoprirà di non poter rimanere indifferente.
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    Recensione Stefano Trinchero:

    Film datato 1998, Fucking Amal, forte di un successo strepitoso in patria, è stato recuperato in extremis dalla formidabile KeyFilms, giovane e sorprendente casa di distribuzione dalla quale oramai difficilmente potremmo fare a meno.
    Questo (bellissimo, diciamolo subito!) film segna l'esordio alla regia del trentenne svedese Lukas Moodysson, che un tempo fu poeta e che del poeta ha conservato la leggerezza, la classe e la delicatezza del tocco, imponendo così a questa esile trama un incedere sobrio e misurato, lontano anni luce dalla volgarità o dai codici stilistici del cinema adolescienziale, forse il più temibile tranello in cui era facile cadere. Ciò che più di ogni altra cosa rimane quando le luci si riaccendono sono soprattutto due indimenticabili personaggi femminili, caratterizzati magistralmente e magnificamente interpretati dalle sorprendenti Rebecca Liljberg (Agnes) e Alexandra Dahlstrom (Elin). Modysson sembra dapprima volerle scrutare da lontano, lasciando quasi che le cose accadano da loro ma improvvisamente vediamo i volti ingrandirsi sullo schermo con zoomate repentine e inattese, quasi a voler mettere in evidenza quale sia il reale oggetto del film, ovvero l'evolversi dei sommovimenti interiori delle due protagoniste, attorniate da uno stuolo di personaggi volutamente scoloriti e vuoti, dai quali le due ragazze prenderanno a poco a poco le distanze. Buona parte dell'azione si svolge in interni, negli interni di quegli appartamenti provinciali e piccoloborghesi dai quali Moodysson si dice da sempre attratto e ossessionato, pervaso dalla curiosità nei confronti dei personaggi che li popolano e dalle storie che vi si snodano all'interno. Le camera di Agnes è fragile rifugio dal mondo esterno e dalla sofferenza e le sue mura sono valicate spesso dalle incursioni dei genitori, presenze estranee e spesso poco discrete. Nella casa di Elin non ci sono specchi, si consumano litigi tra sorelle, mentre la madre affoga nel torpore televisivo e nella stanchezza di un lavoro notturno. Ancora noia, incomprensione, comunicazioni impossibili. Viviamo la lenta, sofferta, difficile presa di coscienza della propria sessualità da parte di Elin attraverso la stanchezza del suo rapporto con un coetaneo innamorato di lei, attraverso l'allontanamento dalle sue instabili certezze e i silenzi che irrompono tra lei e le persone che la circondano. La tensione accumulata nello svolgersi degli avvenimenti cresce a dismisura nel suo implodere in uno spazio chiuso (il bagno della scuola) per poi esploderne al di fuori in una sequenza bellissima che trascina con sé il dolce sapore della rivolta.
    Moodysson è riuscito magistralmente a filmare tutta la purezza e l'innocenza di un rapporto di coppia "non convenzionale" tra due personaggi sofferti e sofferenti, in lotta contro i confini di una sessualità "imposta", che trova la propria roccaforte nella "merdosissima Amal" ("se tu vivessi a Stoccolma scommetto che potresti avere tutte le ragazze che vuoi"), fredda prigione nell'inferno della morale borghese dominante.
    Una piccola annotazione sul titolo (negli USA vergognosamente censurato e sostituito con il più rassicurante "show me love"): Fuckin Amal= Fucking 'em all?
    Stefano Trinchero

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    recensioni su mymovies.it
    Devo dirlo
    Fucking Amal
    veramente un film che ti mette a contatto con i ragazzi che vedi sullo schermo
    lontano anni luce da tonnellate di film adolescenziali scemi
    (tipo una robaccia con Scamarcio
    in cui lui faceva il motociclista "maledetto",
    ma si vedeva che era per finta,
    e scaldava la sella solo
    per la fanciulla che lo salvava
    ...una lagna assurda)

    veramente mi sono emozionata
    e mi sono totalmente ricosciuta nella fame di vita di Erin,
    una delle protagoniste,
    nel suo volere "non essere come gli altri"
    per vivere intensamente
    in modo "fico"
    nel fare le cose perchè le considera "fiche"
    bello, molto.
    Il tema omosessuale femminile trattato in modo interessante
    insomma un film che sembra vero, fresco

    ma poi ieri continuavo a penserci
    per cui aggiungo due righe
    (ovviamente niente di tale)
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    e aggiungo
    Sto ancora pensando a Fucking Amal
    ieri mi venivano delle riflessioni del tutto personali
    su come mi sentivo a quell'età -verso i 14/16 anni-
    piena di Possibilità
    volevo fare Esperienza
    volevo Vivere
    il più possibile caoticamente e intensamente...
    si in realtà
    è un film sulla gioia di vita
    anzi meglio sull' 'Inquietudine
    infatti Erin è sempre incerta su quello che vuole fare
    anzi su quello che vuole volere
    ...quella che una volya si chiamava la brama di vivere ^_^
    quell'inquietudine che si misura con un futuro possibile
    di moglie-e-madre
    prima di diventare donna adulta
    e intrappolate in casa e famiglia

    che poi dopo vanno anche bene
    ma a 14 o 16 anni sembra
    che non si deve fare
    sembra la Fine
    si sfugge dai ragazzi
    anzi dal Ragazzo
    si sfarfalleggia
    per non trovare quello giusto
    ...dalle mie parti si dice
    quello che ti metterà a posto
    un film sui rapporti d'amore
    si bevucchia per avere coraggio
    si aspetta il Qualcosa
    che potrebbe succedere
    si sperimenta se c'è una vita alternativa possibile
    e se ci va bene
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    bella anche questa recensione su mescalina.it attenzione però racconta un po' la storia

     
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  7. Ladylla
     
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    Joel e Clementine sono una coppia molto innamorata. Un giorno però, la ragazza, stanca della sua relazione ormai in fase di declino, decide, mediante un esperimento scientifico, di farsi asportare dalla mente la parte relativa alla storia con Joel. Il giovane, una volta venuto a conoscenza di questo fatto, sceglie di fare altrettanto ma durante il procedimento cambia idea.
    Il regista Gondry, si avvale del geniale sceneggiatore Charlie Kaufman (Essere John Malkovich - Il Ladro Di Orchidee) per dare vita ad un'opera originale, dal sapore dolce-amaro. Il film del creatore di Human Nature però, nonostante sia particolarmente coinvolgente, delude le aspettative, a causa della sua esposizione narrativa frammentata che al contrario di molte altre pellicole montate con lo stesso stile, confonde lo spettatore, lasciandolo perplesso anche quando al termine del film si arriva alla comprensione globale. Inoltre, per alcuni risvolti della trama, quest'opera ricorda fortemente il thriller Vanilla Sky, remake dello strepitoso Apri Gli Occhi di Alejandro Amenabar.
    Fortunatamente, i quattro protagonisti principali, donano a questa commedia una sostanziosa dose di profondità e di spessore. I personaggi sono reali, veri e credibilissimi; non solo per il trucco usato sul set che è pressoché assente ma soprattutto per le varie sfaccettature caratteriali che li rendono umani. Ciascuno dei protagonisti lascia trasparire le sue angosce, i suoi dolori e le sue debolezze. Wood è il perfetto ritratto di un ragazzino represso, solo e frustrato mentre la Dunst è una giovane sensibile, coraggiosa e con il cuore lacerato. Jim Carrey è bravissimo nell'impersonare Joel, un uomo malinconico, semplice e sognatore che viene completamente travolto dal ciclone Clementine, ragazza carismatica interpretata da una sbalorditiva Kate Winslet, vera sorpresa di questo film. Un uragano di irriverenza e di eccentricità caratterizzano il personaggio della Winslet (da sempre una delle migliori attrici di Hollywood) che appare quasi irriconoscibile a causa del look volutamente trasandato.


    ti ho sistemato il link

    Edited by _Nicoletta - 2/9/2007, 22:09
     
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  8. _Nicoletta
     
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    Titolo originale: Bridge to Terabithia
    Nazione: U.S.A.
    Anno: 2006
    Genere: Avventura, Fantastico
    Regia: Gabor Csupo

    Cast: Josh Hutcherson, Lauren Clinton,
    Zooey Deschanel, Bailee Madison, Robert Patrick
    Produzione: Hal Lieberman Company, Lauren Levine
    Productions Inc., Walden Media, Walt Disney Pictures
    Distribuzione: Moviemax
    Uscita prevista: 30 Marzo 2007 (cinema)


    TRAMA

    Jess, un ragazzino di undici anni, vede la sua vita cambiare improvvisamente,
    quando fa amicizia con Leslie, una coetanea appena arrivata nella sua scuola.
    I due si inventano un mondo immaginario chiamato Terabithia, popolato da creature magiche,
    giganti e trolls. Mentre la vita in famiglia é ricca di contrasti, i due nel loro "mondo"
    sono il re é la regina...

    imageimageimage

    Finalmente una bella storia di amicizia, di gioco e di fantasia!
    Anche fra adolescenti!!
    che dire...
    era tanto bello ho anche pianto
    ì_____ì
    :rotfl:
    bravissimi gli attori, molto carino il film
    e non melenso o bambinesco e basta,
    forse nel finale mi aspettavo una cosa diversa...
    un po' più fantasiosa, un qualcosa di imprevisto ed impensabile...ma in effetti
    essendo tutto il film giocato tra realtà e fantasia
    -ma quella fantasia
    da cui si esce e si entra-
    come può essere da bambini quando si gioca
    che sembra reale anche se si sa che si sta inventando...
    è più giusto quello che c'è
    da guardare ^_^
     
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  9. _Nicoletta
     
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    Becoming Jane
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    Becoming Jane
    di Julian Jarrod (2007)

    Quale background culturale, sentimentale e familiare può aver generato alla fine del XVIII secolo inglese un genio lettarario come Jane Austen? Se lo chiede Jarrold - già apprezzato adattatore di capolavori della letteratura inglese e russa per la BBC - dirigendo questo Becoming Jane, diligente racconto in chiave austeniana della breve vita della grande scrittrice. C'è molto Orgoglio e pregiudizio, in questa pellicola, che narra le immense difficoltà incontrate dall'ultimogenita del reverendo Austen ad imporre la propria natura indipendente e ribelle in un periodo in cui la donna era ancora considerata poco più che un'appendice della casa in cui viveva col proprio marito. Il suo sogno di scrivere, di mantenersi con la scrittura, la sua determinazione a non piegarsi ad un matrimonio combinato, ma di ricercare il vero amore si scontrarono infatti con la morale del suo tempo, con l'avversione culturale nei confronti delle scrittrici, del romanzo in generale, di quello sentimentale in particolare: Jane Austen (una non esaltante Anne Hathaway) riuscì a superare tutto ciò - o quasi - divenendo una delle più importanti autrici di tutti i tempi. Le sue pene d'amore per il bel Tom Lefroy (il bravo James McAvoy gia ammirato ne L'ultimo re di Scozia), le pressioni della sua famiglia perchè sposasse un ricchissimo pretendente, i travagli interiori che le scombussolarono la vita per lunghi anni diedero vita a sei capolavori senza tempo che ancora avvincono e struggono milioni di lettori in tutto il mondo. Film girato come un compitino ben eseguito, godibile, a tratti brillante - tanto da ricordare alcuni degli adattamenti shakespeariani di Branagh - non esalta, non fa gridare al capolavoro, ma intrattiene paicevolmente, pur senza far cenno a quello che effettivamente di Jane Austen c'è rimasto e che ne ha fatto una figura eterna: la sua produzione letteraria. Diligente!

    ma qui su Cineblog la pensano diversamente


    Non sono per neinte d'accordo con questa recensione (dal sito http://www.w2m.it)!
    La protagonista Anne Hathaway, invece mi sembra, regga benissimo la scena dando tutte le sfumature necessaria al suo personaggio dalla freschezza alla passionalità Sostenuta dal non meno bravo James McAvoy. Insieme coppia molto credibile e scintillante sulla tranquillità pacata dei personggi di sfondo, per fortuna non dipinti come grigie ombre. La vicenda è tratta dalla vita reale della Austen e la ricostruzione storica è meravigliosa.
    Mi sembra la storia di una donna fortunata che ha comunque potuto scegliere la sua vita, in un periodo in cui la donna non doveva essere intelligente, ma mascherare le sue qualità per non dare ombra e imbarazzo al marito.

    Arricchimenti:bella biografia di Jane Austen scritta da una estimatrice
     
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  10. Indie
     
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    Concordo ,uno dei punti a favore di questo film è proprio l'interpretazione di Anne Hathaway ,che non trovo particolarmente brava ma qui è convincente ,misurata e da vita al suo personaggio ,così come James McAvoy grande talento in ascesa .Il film di per se' non è innovativo nella narrazione piuttosto classica ma onesta ,il confronto con Orgoglio e Pregiudizio è d'obbligo ,nella caratterizzazione della sua famiglia e nelle scene dei paesaggi sono identici ^^




    Paranoid Park

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    Titolo originale :Paranoid Park

    Prod :Francia/Usa
    Durata : 1h e 25'
    Genere :Drammatico
    Regia: Gus Van Sant
    Anno: 2007

    La pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Blake Nelson,narra le vicende di un adolescente come molti altri ,integrato nella società ,alle prese con la scuola ,amici ,infatuazioni ,relazioni burrascose con la famiglia che una sera decide di recarsi al parco dov’è solito andare a fare skateboard e accidentalmente uccide una guardia giurata .
    La tesi centrale del racconto come un infinito trattato sulla propria coscienza ,la colpa e l’eventuale espiazione ,delitto e castigo anni duemila.
    La particolarità di questo piccolo grande film sta nell’illustrare il clima di angoscia e smarrimento nell’animo di Alex ,il protagonista ,che si protrae in totale empatia con chi lo osserva ,il suo perdersi è il nostro ,uno sguardo fascinoso,pessimista ,ipnotizzante sulla società ai limiti della follia nella sua apparente normalità.
    Van Sant sceglie una narrazione frammentaria e tecnicamente variegata che attraverso la forma si manifesta in materia del sogno ,frequenti le riprese in slow motion ad evidenziare il flusso di coscienza ,importante in questo senso la scena della doccia ,lo scroscio dell’acqua e la dissolvenza sonora ,l’intervallarsi di inquadrature in Super 8 per le scene dello skate in una visione analogica (interiore ) e il tradizionale 35 mm (il mondo fuori ).La macchina da presa compie una sorta di viaggio su via parallele tra i ragazzi e adulti ripresi in controcampo e dissolvenza a sottolineare il distacco emotivo e l’insofferenza dei grandi verso il mondo adolescenziale .
    Ottimale l’utilizzo della colonna sonora (tra gli altri di Nino Rota,il musicista di Fellini)come parte integrante della sceneggiatura ,tesi e antitesi del non detto .
    Si aspettava da tempo il ritorno di un grande autore come Van Sant ,a completare la trilogia sull’adolescenza dopo Elephant e Last Days ,nel suo compiersi di un ‘opera totale era il caso di attendere e deliziarsi .
     
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  11. _Nicoletta
     
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    C'era Paronoid park
    ma ho preferito
    L'amore ai tempi del colera
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    (Love in the Time of Cholera)
    Un film di Mike Newell. Con Javier Bardem, Giovanna Mezzogiorno, Benjamin Bratt, Catalina Sandino Moreno, Hector Elizondo, Liev Schreiber, Fernanda Montenegro, Laura Harring, John Leguizamo.
    Genere Drammatico, colore
    138 minuti.
    Produzione USA 2007.
    Distribuzione 01 Distribution


    da L'unione sarda
    Qui ho spoilerizzato perchè si racconta un po' la stora
    SPOILER (click to view)
    Si può amare una donna per 51 anni, 9 mesi e 4 giorni e non perdere mai la fiducia di averla? Sì! Lo sa bene chi ha letto il romanzo L'amore al tempo del colera di Gabriel Garcia Marquez e lo scoprirà anche chi andrà a vedere il film omonimo del regista inglese Mike Newell con protagonisti Giovanna Mezzogiorno, Javier Bardem e Benjamin Bratt. E per l'attrice italiana, per la prima volta in una mega produzione Usa e in un ruolo che la vede da sedicenne a settantenne una certezza:« È stata la mia prova più difficile e anche quella che non potevo sbagliare».
    La Mezzogiorno è Fermina Daza, giovane e bella figlia di un ricco mercante di muli che fa subito infiammare il cuore di Fiorentino Ariza (Bardem) giovane poeta e impiegato della Compagnia Fluviale del Caribe. Una vera e propria ossessione quella di Fiorentino solo inizialmente corrisposta da Fermina che viene a un certo punto allontanata dal suo innamorato da un padre che si aspetta per lei ben altro partito. Così, anche se il destino del mite Fiorentino è quello di amare lei («la fiamma dell'amore mi ha colpito e io brucio senza rimedio»), Fermina alla fine lo dimenticherà per sposare il facoltoso medico Juvenal Urbino (Benjamin Bratt). Ma il film, come il libro, non è altri che la cronaca della lunga attesa durata oltre 50 anni di Fiorentino per avere finalmente il suo amore. E mentre inanella storie con altre donne (Fiorentino metterà su una “non picciol lista” proprio come Don Giovanni) cavalcando il fascino degli innamorati infelici, l'uomo dal cuore infranto non manca all'ultimo appuntamento possibile: quello della morte del marito della sua bella. Ormai è ultrasettantenne, proprio come Fermina, ma vorrà vivere, e vivrà, quel poco che gli resta con lei anche se la donna ai suoi primi dolci approcci lo mette subito in guardia con un timido:«Adesso no. Odoro di vecchia».
    «Per me», dice la Mezzogiorno a Roma per presentare il film che sarà nelle sale da venerdì, «è stata un'occasione incredibile. Mi sono ritrovata a Cartaghena, in Colombia, del tutto spaventata. Ho dovuto affrontare una fatica sia fisica che mentale che non mi permetteva però di sbagliare». Sul suo personaggio che rinuncia al grande amore per una vita borghese con tanto di marito facoltoso che alla fine non manca di tradirla dice l'attrice:«Fermina è sicuramente l'eroina di un grande romanzo d'amore, ma non si può dire che sia una donna romantica. Piuttosto è una donna moderna che alla fine rivolge la sua scelta verso un uomo concreto anche se paga poi questa scelta. Comunque Fermina è una persona che posso capire: può far paura un uomo così romantico e follemente innamorato come Fiorentino». Apparire invecchiata nel film gli importa invece poco:«devo dire che, a parte la fatica del trucco, non me ne frega nulla. Specie quando si tratta di girare un film bello come questo».

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    Il film mi è piaciuto molto.
    Come spesso succede in Marquez è molto giocato sugli estremi. L'amore eterno e la passione sensuale continua.

    Giocato sulle nostre contraddizioni.
    Sull'idea di amore eterno come non castità. Infatti nè lui nè lei restano casti, lei si sposa un altro e partorisce 3 figli . Ed è normalmente felice con il marito.
    La donna che non si concede mai al protagonista e che è amata per 51 anni 7 mesi e 4 giorni, come il primo momento e tutte le altre donne che non solo si concedono ma assaltano il buon Florentino con furia; cosa insolita da vedere in film con ambientazione primi del 1900.
    Ma magari sono gli altri film che sono stereotipati !
    Visto che bambini illegittimi ne nascevano, adulteri venivano consumati, passioni e godimenti si consumavano anche prima del nostro secolo è probabile che uomini e donne provassero le stesse cose che proviamo noi, n'c'est pas?
    E' un romantico il protagonista: Florentino Arisa ma anche un libertino (lo "fa" con 622 donne O_o)
    Anche qui un eccesso...E Marquez vive in questi eccessi che fanno dei suoi racconti sempre delle favole, un genere fantastico però per adulti.

    Per fugare ogni dubbio sul mio essere di parte confesso subito che ho amato Florentino. La sua contraddizione "Mi sono mantenuto vergine per te" anche se appunto ha avuto tutte quelle avventure. Il suo sguardo ironico . Sembrava un uomo che veramente "capisce" le donne. Che le vede come sono, senza santificarle (che noia) nè demonizzarle (che orrore).
    Ho amato la piega del suo sorriso, confinante con i suoi baffi incredibili (gli uomini con i baffi ispirano sempre pensieri peccaminosi ) e che finisce negli occhi.
    E' brutto ma mi sarei buttata fra le sue braccia anch'io. Sia che mi slacciasse il corpetto, che se mi mandasse una rosa con una colomba...
    image--> qui in foto è meglio che nel film
    Non è stata una visione dunque, ma una seduzione.
    Per cui il film, se sei sedotta (gli uomini credo dall'idea di essere lui o dalla Mezzogiorno, chissà...) ti piace ed esci con la voglia di trovare un uomo che un bel giorno si presenti e ti dica "Ti ho aspettato per 51 anni 7 mesi e 4 giorni..." e accetti che dietro a tutto ci sia un uomo. Che ama si , ma anche che gode di altre donne oppure lo detesti e non lo trovi romantico.
    E qui mi fermo perchè a me non è successo.

    :pirata:

    Edited by _Nicoletta - 7/1/2008, 23:53
     
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  12. IV° Multipass
     
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    Nesuno t'amerà come ti ho amato io, amore... se tanto mi da tanto... 622+1 donne hanno dato vita a uno tra i più bei film di storie d'amore, semplicemente così, senza tante filosofie:solo facendolo
    rendendolo eterno: L'eterna giovinezza ha l'odore della vecchiaia, della pelle rugosa, difficile questa cosa da accettare, ma il regista e lo scrittore ci dicono che è così. Non mi faccio domande, mentre una lacrimuccia cade sullo scorrere della pellicola, mi sta bene così.
    Non è un film sulla Colombia, anche se in alcuni momenti la fotografia è da Nathional Geographic, chi si aspetta di riconoscerla rimarrà deluso, ma è Latino, passione amore e morte, nostalgia, viaggi e immigrati; è un film,è il '900, è un tango: di quelli di Gardel!
    Bello mi è piaciuto molto, fino ai titoli di coda, accompagnato dalla voce di Shakira nelle orecchie!

    image
     
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  13. Indie
     
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    ehm non l'ho visto , in compenso ho visto uno dei capolavori di Cronenberg “La promessa dell’assassino” magari ne scrivero’ qualcosa qui poi "Lussuria" e "L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford " (caruccio)
    e altre baggianate che è meglio non nominare :ph34r:

    non posso fare un raffronto ma Ivo mi pare non perda la vena nell'interpretare i film ,clap clap! :D molto bella anche la tua impressione Nico,appena lo vedo vi sapro' dire^^
     
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  14. _Nicoletta
     
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    C'è ancora qualcosina da dire secondo me...per cui aspetto senz'altro il tuo commento
    non so se sia un capolavoro
    ( mai andare al cinema con grosse aspettative :adv: )
    però lo metto in quel genere di film che poi mi fa pensare
    pertanto mi piace!

    Ivo è un poeta come al solito :cuoricino:
    e poi secondo me il personaggio gli assomiglia per molte cose


    oltre al fatto che gli piacerebbe andare con 622 donne :P
    :rotfl:

    oggi su questo film invece pensavo una cosa:
    ma possibile che l'amore
    l'amore vero sia sempre quallo che si rincorre e non si ha???
    :piango:
    Mannaggia
    ma quello che si costruisce ogni giorno deve essere sempre disprezzato??
    E' niente?
    Ma non è giusto...è molto ma molto più difficile!!!
    :(
     
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  15. IV° Multipass
     
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    grazie Indie... :wub:

    ... mi sa che dovrei cominciare a reclamare dei diritti d'autore... :mica:


    Nico... , ma perchè? io non disprezzo nulla!.... :shaggy:
     
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185 replies since 7/11/2006, 18:29   6375 views
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