Un film al giorno

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  1. archiestanton
     
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    THE DEAD - GENTE DI DUBLINO
    REGIA : JOHN HUSTON
    CON: ANGELICA HUSTON, DONAL MACCAN, DAN O'HERLEY

    Ultina fatica di John Huston The Dead e' molto di piu' di un gran bel film, ci troviamo difatti difronte ad un capolavoro, ad una di quelle opre che ti rimangono dentro e difficilmente si dimenticano. Girato nel '87 e messo in secondo piano da Mission di Roland Joffe', filmetto appena passabile che vinse una carrettata di oscar. Il film tratto dal fondamentale e strafamoso libro di racconti James Joyce e' un atto di coraggio, anche perche' Huston viene portato sul set in carozzella dai figli, morira' purtroppo pochi mesi dopo la fine delle riprese. Ma oltre al coraggio c'e' la riflessione di un artista sulla morte che sente vicina, il congedo di un ateo che si prepara a salutare la vita, il bilancio di un cinico, uno sguardo nello vuote orbite del nulla. La vicenda narra di una festa che annualmente si tiene in casa delle sorelle Morkan. Siamo nrl 1904 e tra gli invitati , tutti appartenenti alla buona borghesia, ci sono Greta e Gabriel. Si cena e si discorre. Qualcuno se ne va prima del previsto , forse ad una riunione clandestina, siamo in Irlanda, non dimentichiamolo. Gabriel invece rimane , lui e' uno arrivato, un uomo capace, ben integrato, ottima posizione sociale, riesce in tutto, a lui il compito di tagliare l'arrosto. A cena conclusa di balla , si leggono poesie, si canta , una di queste canzoni turbera' profondamnete Greta, la bella moglie di Gabriel, che nota il difficile momento della moglie. Rientrati in casa chiedera' alla moglie cosa le sia successo,e Greta , per la prima volta parlera' di un amore giovanile e di come un ragazzino di 17 anni si prese una polmonite, in strada , sotto la neve per salutare lei che il mattino dopo sarebbbe partita, polmonite che risultera' fatale per il giovane Michael Furey. Gabriel ne e' sconvolto , si rende conto di non conoscere profondamente sua moglie, e' quando lei si addormentera guardando fuori dalla finestra cadere la neve riflettera' su di se , sulla moglie, su Michael Furey e su vita e morte. Le immagini e le parole che seguono non si possono raccontare, si devono vedere e sentire , io non possiedo le parole adatte per descrivere tanta profondita', ma Joyce e Huston si, e lo fanno ad un altissimo livello. Cioran disse che le uniche opere di cui vale la pena occuparsi, sono quelle che ti sfregiano , che ti segnano, che rimangono, tutto il resto e' zavorra da buttare, The dead non e'di certo zavorra.

    Edited by archiestanton - 16/12/2006, 13:35
     
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  2. _Nicoletta
     
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    Volver
    Tornare

    Spagna
    2006
    Commedia

    Regia: Pedro Almodóvar
    Cast: Penélope Cruz, Lola Dueñas, Blanca Portillo, Carmen Maura, Yohana Cobo, Chus Lampreave, Leandro Rivera


    Volver
    ovvero come si riesce ad occultare un omicidio avendo una cerchia di amiche e vicine. :o):

    Originale la trama anche se in certi punti si indovina il finale, se voleva essere un giallo non è riuscito, secondo me è più un altro drammone sulla famiglia come Parla con lei era sulla coppia e come Tutto su mia madre(orribile)... è il primo film con Penelope Cruz che vedo...e ... Recita bene, un po' Magnani, si anche per me, ma forse per il continuo attacco sulla scollatura. Io credevo fosse piatta...chissà chi avevo visto
    Bella la cosa della solidarietà e le reti quasi familiari fra donne, intessante il personaggio della madre, delle madri ceh sdoppiano e che reggono la vita di tutte, e la eredità di sangue dell'omicidio...e nn dico di più
    In complesso godibile, ma io il capolavoro non l'ho proprio visto. Mi aspettavo di più visto che tutti gridavano al miracolo.
     
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  3. _Nicoletta
     
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    Sedotta e Abbandonata (1964)

    Genere: Comedy / Drama
    Valutazione: 7.8/10 (201 votes)
    Durata: USA:115 min
    Riconoscimenti: 5 wins & 1 nomination

    * Regia: Pietro Germi

    * Sceneggiatura: Pietro Germi Agenore Incrocci Furio Scarpelli Luciano Vincenzoni

    * Fotografia: Aiace Parolin

    * Cast: Bruno Scipioni

    * Produzione: Franco Cristaldi Luigi Giacosi

    * Colonna Sonora: Carlo Rustichelli

    * Trama: Un padre siciliano costringe al matrimonio riparatore il seduttore della figlia anche se l'uomo è già promesso all'altra figlia.

    Il padre di una sedicenne sicula costringe il seduttore di lei a sposarla, anche se era già promesso a un'altra figlia che ripiega su un barone squattrinato. La commedia più violenta e congestionata, ai limiti dell'isterismo, della trilogia barocca di Germi, aperta da Divorzio all'italiana (1961) e chiusa da Signore e signori (1965). "E una farsa tragica con qualche vertigine grottesca, una tarantella macabra che accompagna con forzata allegria i funerali della ragione" (E. Giacovelli). Non esiste, forse, un film più antimeridionale e antisiciliano nel suo tiro al bersaglio contro la concezione insulare dell'onore. Galleria di personaggi brutti sporchi e cattivi su cui il regista s'accanisce con zoom e obiettivi deformanti, con le armi della natura incattivita e della farsa acida.

    Recensioni e Critica

    Il film ironizza in modo più che sardonico su quella Sicilia in cui salvare il cosiddetto "onore" è di importanza vitale, in cui sono le apparenze quelle che contano (memorabile la scena in cui il padre della ragazza costringe tutta la famiglia, appena usciti dal commissariato, a ridere per far credere alla gente che si era trattato di un malinteso), e le donne hanno l'importanza di un soprammobile. Sicilia questa che all'epoca di Germi esisteva ancora e che oggi non è del tutto scomparsa. Incantevolmente dimessa la Sandrelli e prepotentemente sanguigno il grande Saro Urzì (nella parte del padre della ragazza). Germi non è mai stato così pungente e sferzante, con un stile poi da lasciar a bocca aperta. Un capolavoro della "commedia all'italiana" (movies.it)

    Sicilia. Dopo un sostanzioso pranzo, tutta la famiglia Ascalone è a riposo. Agnese, sedicenne religiosa ed attraente, è l’unica che non riposa dopo aver pranzato, impegnata a studiare Leopardi. Peppino, fidanzato della sorella, invitato anch’egli a pranzo, riesce a sedurla. Agnese decide di soffrire con la penitenza piuttosto che di parlare alla famiglia dell’avventura, ma scrivendo una lettera a Peppino, è scoperta dalla madre. Il padre allora la rinchiude nella sua camera da letto, mentre sull’altro fronte si rivolge alla famiglia di Peppino per obbligare il ragazzo al matrimonio riparatore. Dopo una serie di zuffe tra le due famiglie, un tentato omicidio da parte del fratello grande di Agnese (Lando Buzzanca), ed il rapimento di Agnese per mano dello stesso Peppino, finalmente si giungerà al matrimonio. Scritta a più mani (Germi, Age, Scarpelli e Vincenzoni che guadagnarono un Nastro d’argento) questa commedia dai toni pesanti descrive la Sicilia puntando al cuore del suo pensiero d’onore, maschilista e patriarcale. È la figura di Urzì (il padre di Agnese) che, infatti, più risente dell’accaduto, e per il qual motivo s’impegna a salvare l’unica cosa che in Sicilia sembra avere sempre un valore, l’onore (come nel finale è ricordato con la lapide al defunto padre con su scritto “Famiglia ed onore” appunto). Attraverso questo filo conduttore della narrazione, si possono allora guardare tutti i giochi di sguardi, le smorfie, le liti, gli impicci della famiglia Ascalone. Splendida la presenza della giovanissima Stefania Sandrelli, esaltata da una luce particolarmente chiara dell’isola ed impressionata per tutto il film, quasi non esistesse la notte. Musiche popolari scritte sul film stesso, prendono in giro la vicenda con una solennità propria dell’isola. La Sicilia come forse una regione diversa dal resto del Paese, attraverso gli occhi di un graduato che più volte si ostina a fare prove sulla cartina geografica per vedere come sarebbe l’Italia senza questa e che poi, dopo l’interrogatorio di Agnese, afferma “Non siamo mica a Trieste, se la signorina ha detto no, vuol dire che forse è sì”, come se in Sicilia anche il no ha un significato diverso dal consueto. Sottile critica anche del senso giuridico e religioso, sarà, infatti, il matrimonio l’unico modo per estinguere ingiurie, reati e a garantire l’unione. Molto belle le immagini dell’incubo del padre di famiglia (Urzì) e quelle della Sandrelli quando è obbligata, nel finale, al matrimonio riparatore, immagini tutte distorte, oniriche, fatte di volti, parole e siciliane presenze. Questo lavoro di Germi valse ad Urzì il premio a Cannes ed il Nastro d’Argento, stesso premio anche per Leopoldo Trieste. Un racconto beffardo, che nel dramma cerca il sorriso. (Mario Bucci)


    me lo ricordo vagamente.... :paper:
    da rivedere :adv:
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    la Sandrelli era una bimba!!!
     
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  4. _Nicoletta
     
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    :paper: finalmente l'ho visto...
    Babel
    Alejandro Gonzalez Inarritu
    USA 2006
    Con Brad Pitt, Cate Blanchett, Gael García Bernal, Koji Yakusho, Adriana Barraza, Rinko Kikuchi.
    Genere Drammatico, colore
    144 minuti
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    da L'Unità (Alberto Crespi)

    Un magnifico affresco sulla globalizzazione sceneggiato come sempre da Guillermo Arriaga, il grande romanziere che per Inarritu ha scritto anche i precedenti Amores perros e 21 Grams (nonché il notevolissimo Le tre sepolture, opera prima di Tommy Lee Jones). Le opere di Arriaga si riconoscono facilmente: non sono mai narrate in modo lineare. In 21 Grams l'andirivieni nel tempo era un autentico rompicapo (e lo stesso Inarritu l'ha definito un «gioco sperimentale»). In Babel la non-linearità della narrazione è funzionale, perché le tre storie narrate si incrociano solo nel finale. In Marocco due fratellini pastori giocano con il Winchester di precisione che il loro padre ha acquistato da un amico: senza volerlo, sparano a un pullman di turisti e feriscono una donna americana, dando il via a una crisi internazionale. A San Diego, California, i due bimbi della donna (in vacanza con il marito) sono affidati alla tata messicana, che li porta con sé a Tijuana per il matrimonio di suo figlio: al rientro negli Usa c'è un equivoco alla frontiera, la loro auto viene inseguita, donna e bimbi si perdono nel deserto. In Giappone, l'uomo che tempo prima regalò il Winchester al marocchino ha una figlia sordomuta assetata d'amore, con la quale ha problemi di comunicazione anche perché la madre si è suicidata. I legami fra le tre storie emergono lentamente; i tagli di montaggio sono sapienti e tutti gli attori, famosi e non, sono bravissimi (tra i primi spiccano Brad Pitt e Cate Blanchett, la coppia americana in Marocco). Inarritu spiega che il film «parla di confini, geografici culturali e psicologici: e le frontiere che separano i padri dai figli, i fratelli dai fratelli, sono assai più impenetrabili di quelle segnate sulle mappe»…



    Buon ritmo, film nient'affatto pesante (ho trovato molto più lento Profumo)
    ben costruito su un esordio in cui si intrecciano, quasi si attrocigliano tutte le storie. Bella scelta di personaggi: i bambini del deserto marocchino col fucile, i bambini -figli-americani portati dalla tata messicana al matrimonio del figlio in Messico, l'adolescente sordomuta giapponese e inquieta che vorrebbe essere desiderata come tutte le altre invece si sente un mostro, la coppia dei genitori americani in crisi in vacanza "riparatrice" in Marocco (Inciso: bellino quello che fa il messicano che guida...Santiago -sbav- mentre Brad Pitt non è il solito sex symbol ...peccatoo forse no...comunque in questo film è veramante "umano")
    e di sottofondo l'idea che non tutti i cittadini sono di serie A

    a unire il tutto i poliziotti dei vari paesi con modalità e brutalità differenti. Ma anche dolcezza e umanità.
    Tutto per correre verso la tragedia finale...che nn racconterò

    un bel film, ben costruito, una solida trama e degli attori più che validi lo consiglio caldamente.
    Ero prevenuta sul contenuto per Brad Pitt :) ahahah


    Dopo Amores perros e 21 grammi, un nuovo, affascinante gioco a incastro chiude la trilogia sulla fatica del vivere firmata dalla coppia Iñarritu/Arriaga. Tra compassione e pregiudizi, tre storie di 'straordinaria' incomunicabilità, dove le barriere sociali e politiche si sommano alle incomprensioni degli individui. Una trama circolare ed un montaggio incalzante per un puzzle umano e geografico: mentre stigmatizza il cinismo e i sussulti di speranza del presente, Babel si confronta con l’onnipotenza del caso e con l’ineluttabilità delle coincidenze che sembrano azzerare le distanze e omologare gli spazi.

    TORRESINO dicembre 2006


    qui un' altra recensione

    qui da mymovies

    Edited by _Nicoletta - 26/12/2006, 21:30
     
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  5. Indie
     
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    CITAZIONE (archiestanton @ 15/12/2006, 23:23)

    CITAZIONE
    ...Le immagini e le parole che seguono non si possono raccontare, si devono vedere e sentire , io non possiedo le parole adatte per descrivere tanta profondita', ma Joyce e Huston si, e lo fanno ad un altissimo livello. Cioran disse che le uniche opere di cui vale la pena occuparsi, sono quelle che ti sfregiano , che ti segnano, che rimangono, tutto il resto e' zavorra da buttare, The dead non e'di certo zavorra.

    grande Archie !anche per il resto della recensione ,il merito di un'opera come questa è il perfetto connubio tra Joyce e Houston che con questo film intimista chiude egregiamente un percorso filmico tra i più variegati.



    Nico concordo sulla tua interpretazione ,il messaggio di Babel sta in questo
    il "primo mondo" che non puo' prescindere dal "secondo" ,il filo sottile del caso dove la vita di ogni persona è legata direttamente o indirettamente agli altri in ogni angolo del pianeta ,Inarritu prosegue e definisce il discorso iniziato con 21 Grammi ...aspettiamo il prossimo passo, che sia un cambio di rotta ? :D

     
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  6. _Nicoletta
     
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    SHORTBUS
    regista: John Cameron Mitchell

    attore: Raphael Barker

    attore: Lindsay Beamish

    attore: Paul Dawson

    attore: Sook-Yin Lee

    attore: Yolonda Ross

    sceneggiatore: John Cameron Mitchell

    dir. fotografia: Frank G. DeMarco

    montatore: Brian A. Kates
    Durata: h 1.42
    Nazionalità: Usa 2006
    Genere: drammatico
    Al cinema nel Novembre 2006

    • Altri film di John Cameron Mitchell

    New York. Ambientato dopo gli attentati dell'11 Settembre, in una città ossessionata dal terrorismo, il film parla delle relazioni interpersonali, tra etero e omosessuali con i loro relativi problemi. Una coppia omosessuale si reca da una sessuologa per un parere sull'opportunità di diventare una coppia aperta, ma in realtà la stessa dottoressa avrebbe bisogno di alcuni consigli, dato che, nonostante abbia una intensa vita sessuale col marito, non riesce comunque a provare piacere...


    A me è piaciuto per prima cosa che fosse tratto dal ghetto dell'invisibilità sua maestà il Cazzo.
    Voglio dire siamo donne mature, andiamo a vedere film, vediamo sesso, le donne ce le mettono in ogni angolazione e quasi dentro l'utero...mai una volta che si veda anche quello. L'innominabile, l'invisibile. E' irreale. Nella vita reale lo vedo ogni volta che faccio l'amore...lo posso toccare, baciare...nei film scompare.
    Vero che il film non approda a nulla, ma non credo lo intendesse. Si annoda nel racconto di una donna che ricerca l'orgasmo in uno/allo - ce ne fosse solo uno- Short bus
    Un luogo mitico dove tutti possono essere felici, perchè fanno ciò che desiderano davvero. Un club priveè dove la gente fa sesso, ma gioioso e eterogeneo, una sorta di remake del Rocky Horror .
    Io direi che ha delle belle scene, la NY di carta colorata, a cui ritorna spesso il film, per cambiare scena è una bellissima trovata. Anche le riprese dell'autofilm di James. E la scena citata da Billi e quella di autoerotismo dannunzianesca, sono eccezionali. La fotografia è curata, piacevole.
    E' un film di trovate e di collage di storie.
    Col sesso come asse portante ma assolutamente non volgare e a tratti anche doloroso e romantico.
    Sono persone come noi, moderatamente confuse e a caccia di risposte...qui le cercano fra le gambe,
    lo fanno in tanti...forse ognuno di noi in qualche momento della sua vita...

    Da vedere per me

    Il sito

    http://www.repubblica.it/trovacinema/rende...Image&id=314575
    la locandina

    da cinemagay.it


    Ultima prova del regista gay Cameron Mitchell, di cui abbiamo apprezzato l'originale "Hedwig", il film, ambientato nella contemporanea New York City, è una sensuale esplorazione delle relazioni interpersonali attraverso i generi, la sessualità, l'arte e la musica. Il titolo del film deriva dal nome del locale dove i protagonisti si incontrano per esibirsi in letture, recitazioni e performance sessuali. La storia è ambientata dopo l'11 settembre, in una città ossessionata dal terrorismo, dove vivono una "dominatrice" (Lindsay Beamish) che abita in un piccolo magazzino perchè non può permettersi un appartamento, una terapista del sesso (Sook-Yin Lee) che non riesce ad avere orgasmi e un uomo gay (Paul Dawson) che si sente intrappolato nella sua relazione. I rapporti sessuali rappresentati, masturbazioni comprese, sarebbero reali. Presentato fuoriconcorso al festival di Cannes 2006.

    I tic sessuali della Grande Mela: da 'Sex and the city' a 'Shortbus'
    Hardcore e ironia: presentato il film scandalo di Cannes 2006


    Le protagoniste di 'Shortbus': l'attrice americana Linsay Beamish e la canadese Sook-Yin Lee
    ‘Sex and the city’ formato gigante: lo scandalo più atteso del festival numero 59 si intitola Short bus - film fuori concorso del regista americano John Cameron Mitchell, già regista di Hedwig - ed è una versione cinematografica della popolare serie tv.

    Soltanto alle proiezioni per la stampa, code chilometriche, ressa e spintoni. E questa sera, la proiezione per il pubblico è in un orario da film hard: mezzanotte e mezza.

    Se non proprio porno, il film è un collage di scene omo, etero, sadomaso: diretto e senza allusioni. La città dove tutto questo accade è, naturalmente, New York.

    Shortbus, che dà il titolo al film, è un club , gestito dal transessuale James Bond, che si occupa di soddisfare i bisogni dei suoi ospiti, siano questi sessuali, psicologici, intellettuali o di qualsiasi altro genere. Perché a 'Shortbus' si parla anche di politica. Il nome - autobus corto - si ispira ai pulmini destinati ai disabili, e ai soggetti disturbati mentalmente.

    James Bond ha una delle battute più amare quando, rivolgendosi al gruppo di persone che sono raccolte nel suo club, dice: “L’11 settembre è l’unico avvenimento reale avvenuto a questa gente”.

    A Shortbus si incontrano una sessuologa, specializzata in terapia di coppia, che dà consigli agli altri ma nella vita non ha mai raggiunto l’orgasmo, una coppia di gay in crisi e una prostituta che ha un grosso problema di omonimia imbarazzante: si fa chiamare Severine ma il suo vero nome è Jennifer Aniston.

    “A partire dalla fine degli anni Novanta, molti cineasti hanno ricominciato ad esplorare la sessualità come si faceva negli anni Sessanta e Settanta – spiega il regista – ma sono film cupi e privi di umorismo. La mia idea era fare una commedia divertente ambientata a New York che affrontasse in modo diretto e provocatorio il tema del sesso”.

    Il sesso è protagonista, sia della fotografia che dei dialoghi: ci sono situazioni surreali, come quella di un uomo che fa yoga cercando di procurarsi una fellatio, e un gruppo di femministe che insegnano alla sessuologa gli esercizi da fare mentre si fa pipì per tenere in allenamento il muscolo che aiuta l’orgasmo. E ci sono momenti malinconici e poetici come l’incontro tra un giovane modello e un vecchio ex sindaco di New York, messo fuori gioco da un’interferenza tra il suo bypass e il bluetooth di un cellulare

    Il regista, gay dichiarato e militante, è cresciuto in un ambiente strettamente cattolico e militare ed è egli stesso un organizzatore di party erotici: “Prima che mettessimo in cantiere il film, organizzavo mensilmente delle feste che chiamavamo Shortbus. L’atmosfera era quella in stile ‘Saranno famosi’ e la serata si trascorreva con musica scelta dai dj più eclettici, balli lenti e un gioco della bottiglia che ha coinvolto un centinaio di persone”.

    E che si vede, in versione ridotta, anche nel film.

    Chiara Ugolini
     
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  7. _Nicoletta
     
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    Little miss sunshine

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    Un film di Jonathan Dayton, Valerie Faris.
    Con Greg Kinnear, Toni Collette, Steve Carell, Paul Dano, Alan Arkin, Abigail Breslin.
    Genere Commedia, colore, 101 minuti.
    Produzione USA 2006.
    Una famiglia decide di portare la figlia alle finali di un concorso di bellezza per bambine più famoso della California, Little Miss Sunshine, per cui la piccola Olive è stata selezionata.. Dovrà però attraversare il paese a bordo di uno scalcinato furgone
    SPOILER (click to view)
    Sheryl, moglie e madre per vocazione, alle prese con il secondo matrimonio, fatica a reggere le fila di un nucleo familiare assemblato a suon di copia-incolla: Richard, marito/padre alla ricerca ossessiva di un improbabile successo editoriale, Dwayne e Olive, rispettivamente adolescente ribelle e mini-reginetta di bellezza di provincia, il nonno, cacciato dalla casa di cura perché cocainomane, e, ultimo in ordine di arrivo, lo zio Frank, fratello di Sheryl reduce da un tentato suicidio. Una sgangherata famiglia, quella degli Hoover, che si ritroverà in viaggio su un cadente pulmino verso il concorso di bellezza per bambine più famoso della California, Little Miss Sunshine, per cui la piccola Olive è stata selezionata.
    Il viaggio, a dir poco movimentato, ridefinirà i rapporti, e darà occasione a ciascuno, in modo inatteso e imprevedibile, di riconciliarsi con se stesso prima che con gli altri. Due registi esordienti, un cast di tutto rispetto, una sceneggiatura brillante sostenuta da un concept temerario. Ci troviamo dinnanzi a qualcosa di raro: un'opera fresca, capace di intrattenere e al contempo canalizzare emozioni in modo naturale. L'estrazione videoclippara dei neo-directors rischia l'invadenza, ma, se i tempi comici appaiono in principio tarati su tempistiche quasi pubblicitarie, il tiro viene prontamente raddrizzato, per un minutaggio che scorre fluido, scandito dal ritmo a tratti incalzante di passaggi e battute memorabili. Rigorosamente on-the-road (con il pensiero che inevitabilmente va al recente Sideways), si celebra a tutto tondo l'eccentricità del paradosso umano, a passo spedito attraverso le potenziali paludi della tragicommedia, battendo sentieri prossimi alla black comedy fino ai lastricati viottoli del grottesco suggerito. La sensazione, esaurita la trance cinematografica, già di per se indicativa della qualità della pellicola, è quella di un'opera realizzata da qualcuno che aveva realmente voglia di farlo. Tutto ciò non è poco. Anzi, è tanto.
    di Giovanni Idili


    Molto bello. Fa pensare anche se si ride... direi i miei film preferiti sono con queste caratteristiche...e poi mi è piaciuto che ogni pezzo della storia va a incastrarsi dove non te lo aspettavi...imprevedibile...nella mamma sentimentaqlona e che ama tutti senza essere un granchè mi ci sono pure rivista...e il tema ricorrente quadi maniacale su perdente...vincente...perdente...vincente...e tutte le illlusioni che en conseguono...e i personaggi sono tutti strodinarimente VERI e se stessi...non so se perdenti o vincenti...ma sicuramente si portano via un pezzo di cuore... :timido:
    bello il ribaltamento finale (orrende le bambine del concorso di bellezza tipo scimmie amamestrate) in cui il padre diventa quasi eroico...e mi fermo...al contrario del volkwagen :D
     
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  8. _Nicoletta
     
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    Le Iene
    Reservoir Dogs (1992)


    Genere: Crime / Drama / Thriller

    Durata: 99 min
    Riconoscimenti: 8 wins & 5 nominations

    * Regia: Quentin Tarantino

    * Sceneggiatura: Quentin Tarantino Roger Avary Quentin Tarantino

    * Fotografia: Andrzej Sekula

    * Cast: Rowland Wafford

    * Montaggio: Sally Menke

    * Trama: Una banda di sei professionisti "anonimi", viene reclutata per una rapina ad un grossista di diamanti. Il colpo riesce, ma i rapinatori trovano la polizia pronta ad aspettarli. Qualcuno ha tradito. Si scatena così tra i sopravvissuti un feroce regolamento di conti.

    bello con tutti i suoi difetti (vedere su www.bloopers.com :D )

    anceh se non è quello che mi è piaciuto di più di Tarantino . Dei suoi film sono sempre ottimi i dialoghi assolutamente non retorici ma acuti :cuoricino:

    image Ciauuuu Indie era parecchio che nn passavo

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  9. Indie
     
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    image :D
    Little Miss Sunshine spettacolo veramente ,sì le bambine al concorso 'poracce se si pensa che questi concorsi esistono veramente piccole Barbie <_<


    anche se visto due mesi fa :ph34r: :

    The Prestige

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    Titolo originale: The prestige
    Nazione: U.S.A., Regno Unito
    Anno: 2006
    Genere: Azione, Drammatico
    Durata: 130'
    Trama:
    Londra, fine '800, gli illusionisti sono considerati delle vere e proprie star. Tra questi, due amici, Robert Angier, affascinante e sofisticato, capace di intrattenere il pubblico come nessun altro, e, Alfred Borden, un purista della professione, un vero e proprio genio capace di creare i trucchi più spettacolari ma non altrettanto in grado di far apprezzare al pubblico le proprie idee. La rivalità tra loro nasce quando il loro più grande trucco finisce male. Da quel momento i due faranno di tutto per cercare di carpire i segreti dell'altro, fino ad oltrepassare qualsiasi limite...

    Christopher Nolan ,con questo film si rivela come un grande autore,dopo Memento e Batman Begins ripropone con variazioni di genere il suo sguardo sul mondo in particolare sulle ossessioni dell’uomo moderno ,personaggi alla deriva che trovano il riscatto personale e sociale attraverso il loro doppio sullo sfondo di ambientazioni oscure come la loro mente .
    The Prestige si sviluppa su questo tema in maniera possente ,partendo da una sceneggiatura senza la minima sbavatura, ogni sequenza non viene narrata per caso ,la regia armonizza la psicologia dei personaggi con gli eventi . Un film che non si rivela come un momento di puro intrattenimento ma anche e soprattutto "memento" per un’indagine sulla natura umana e sul cinema
    come mezzo d'indagine,l’illusione della macchina da presa ,rappresentazione metafisica nel buio di una sala per mettere alla prova lo spettatore doppiamente significato /significante .”Stai guardando attentamente?” il film stesso è un prestigio.

    Ottimo il cast al completo ,con Christian Bale che supera sé stesso ,da segnalare il cameo di David Bowie e il sempre ottimo Michael Caine. Adeguata la fotografia ,perfetta la ricostruzione storica della Londra vittoriana.
     
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  10. Indie
     
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    L'arte del sogno
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    Anno 2006
    Regia :: Michel Gondry

    Interpreti : Miou-Miou
    Alain Chabat
    Charlotte Gainsbourg
    Gael García Bernal

    Genere Commedia

    Trama :
    Arrivato a Parigi per lavorare in un'azienda che produce calendari, Stéphane Miroux conduce una vita monotona che compensa con i suoi incredibili sogni. Un giorno conosce Stéphanie, la sua dirimpettaia e se ne innamora. La ragazza è affascinata dalle stranezze di Stéphane, anche se non è facile da gestire come vicino di casa...

    L’arte visiva si esprime in tutte le sue potenzialità nel nuovo film di Gondry (regia di Se mi lasci ti cancello ,Human Nature) dimensione onirica e realtà si confondo e compensano magistralmente ,gli elementi del sogno come colonna portante di una sceneggiatura di per sé abbastanza semplice e non nuova ,ma efficaci per la narrazione di pura immagine ;la scrittura di Kaufman che solitamente collabora con Gondry manca e si sente, probabilmente avrebbe reso il film più filologicamente corretto attraverso dialoghi più impegnati e situazioni surreali meno superficiali , ma nell’insieme, L’arte del sogno convince.Interessanti alcune scelte registiche e il montaggio asincrono per sottolineare il passaggio tra il sogno e la narrazione , il tutto supportato da alcuni dialoghi divertenti che rendono il film ancora più surreale. Gael Garcia Bernal adattissimo al ruolo per la sua fisicità e verve interpretativa ,brava come sempre Charlotte Gainsbourg.
    Piccola nota sul titolo originale “The science of sleep” e la traduzione italiana “L’arte del sogno”
    piccolo capolavoro di semantica ,l’arte e la scienza non sono poi così distanti …

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  11. Indie
     
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    Borat
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    Titolo originale Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhs
    Produzione USA
    Anno 2006
    Regia : Larry Charles

    Interpreti :
    David Hasselhoff
    Pamela Anderson
    Luenell
    Ken Davitian
    Sacha Baron Cohen

    Genere Comico

    Trama :
    Borat Sagdiyev, celebre giornalista del Kazakhistan, viaggia attraverso gli Stati Uniti per realizzare un documentario sulla più grande nazione del mondo. Borat conosce, attraverso lo schermo televisivo, Pamela Anderson e se ne innamora. Il suo obiettivo è quello di incontrarla e di chiedergli di sposarlo.

    L’idea di portare sul grande schermo usi e costumi di una nazione e di metterli alla berlina non è nuova ,alla base si fa sempre riferimento alla “modesta proposta” inventata da Swift :chi deride su quale presunta superiorità si pone?
    Lo schema di per sé puo’ risultare divertente se giocato sullo stesso piano.
    In Borat s’innesca un meccanismo per il quale la satira dell’inviato kazako si muove nelle stesse modalità di chi vorrebbe deridere , il medesimo senso di costruito(quindi palesemente falso) per ironizzare sul conformismo dell'occidente,Borat non cerca il confronto fra culture diverse , non riconosce pari dignità dell’antagonista rilevandone i difetti per poi farne satira intelligente ,semplicemente si limita a “umiliare” chi è diverso da lui senza dare l’opportunità alla controparte di entrare realmente nel gioco.L’intreccio narrativo si basa su parti recitate e riprese dal vero sullo stile di “candid camera” che risultano molto meno ingenue di quello che vorrebbero far intendere .
    Il film si riassume in una sceneggiata post adolescenziale sulla libertà sessuale da film studenteschi americani (che doveva deridere…),lontana anni luce da un’ intelligente satira di costume,risultando solo involontariamente patetico .
    Salutace ‘a Borat

     
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  12. Indie
     
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    Sempre a proposito di Borat ,ho letto(per sbaglio damn) cose che voi umani ... :ph34r:
    Gente che parla di “politically correct” quando il fulcro di “questa roba” dovrebbe essere semplicemente satira senza insegnamenti di alcun tipo, invece si inserisce una sorta di “morale borattiana” più politicamente corretta del conformismo che dovrebbe deridere /denunciare ,trisHtezza asd


    oggi :

    Still life


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    Titolo Originale: SANXIA HAOREN
    Regia: Jia Zhang-Ke

    Durata: h 1.48
    Nazionalità: Cina 2006



    Vincitore del Leone d’Oro a Venezia 2006
    Still life (Sanxia Haoren) prende come pretesto la vita degli operai cinesi per raccontare i cambiamenti in atto nella Cina moderna ,la corsa ad un certo tipo di capitalismo e le sue conseguenza (opposte ) a svantaggio dei più.La contraddizione di possedere un telefono cellulare , (entusiasmandosi per una nuova suoneria) e non avere diritto ad una vita dignitosa.
    Still life si divide in quattro capitoli nominati come gli oggetti (inanimati)simbolo del film :
    Sigarette ,liquore ,thè ,caramelle ,oggetti che diventano mezzo di socializzazione, là dove la rassegnazione al tempo che passa si fa più viva e con essa la mancanza di fiducia verso un futuro migliore.
    Il tempo e i cambiamenti in atto si rifletto su questi oggetti di uso comune e nella vita dei protagonisti .Figure che si muovono con lentezza ,alla ricerca di un pezzo del loro passato ,che sia rappresentato da un consorte o da una casa o amicizie appena riconoscibili .
    Lo sfondo di macerie ,fabbriche abbandonate relitti sembrano rianimarsi con eventi apparentemente banali ma che nel loro estremo realismo risultano meramente surreali ,a tratti addirittura comici .
    Anche nella disperazione c’è spazio per il “sogno” , una natura morta che con la fantasia rianima i suoi colori e riprende vita .

    Edited by Indie - 10/4/2007, 20:46
     
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  13. Indie
     
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    The Illusionist

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    Titolo originale: The Illusionist
    Nazione: Republica Ceca, U.S.A.
    Anno: 2006
    Genere: Drammatico, Fantastico
    Durata: 110'
    Regia: Neil Burger

    Pellicola che trova un buon punto d’interesse nella commistione di generi , racconto fantastico ,politica , fino ad arrivare a sfumature rosa- noir.
    La sinossi si sviluppa nella Vienna di fine ottocento dove il famoso illusionista Eisenheim ,intrattiene l’alta società dell’epoca accrescendo il suo potere affabulatorio per interessi personali .In uno dei suo spettacoli incontra il principe ereditario che infastidito dalla sua fama ,cerca di smascherarlo.L’incontro però nasconde un episodio del passato:la principessa "consorte" si rivela il primo amore dell’illusionista dove inizia la parte rosa del film ,con sviluppi inaspettati. Il clima di The Illusionist si fa via via più fosco e sottile,come già in The Prestige
    il confine tra realtà e magia diventa sempre più impercettibile fino quasi a confondere lo spettatore.I trucchi di Eisenheim non risultano siparietti banali e spesso le immagini riescono ad evocare l’essenza del mistero. Manca però la verve creativa e competenza cinematografica di un Christopher Nolan (The Prestige),che utilizza a vari livelli tutte le potenzialità possibili e (ini)immaginabili da una mdp .The Illusionst si muove con superficialità e qualche pretesa in più, non potendo tra l’altro vantare un finale decente,ma sfumature hollywoodiane a parte rimane un film piacevole.
    Nota di merito per Edward Norton che riprende tutta la sua verve interpretativa dopo la deludente prova in Down in the Valley .

     
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  14. Indie
     
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    Bobby

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    Titolo originale: Bobby
    Nazione: U.S.A.
    Anno: 2006
    Genere: Drammatico
    Durata: 114'
    Regia: Emilio Estevez
    Sito ufficiale: www.bobby-the-movie.com


    Cast: Anthony Hopkins, Helen Hunt, Nick Cannon, Emilio Estevez, Colin Ferguson, Demi Moore, Freddy Rodriguez, Sharon Stone, Elijah Wood, Michael Bowen, Laurence Fishburne, Ashton Kutcher, Heather Graham, Jacob Vargas, Martin Sheen, Gus Lynch, John Lavachielli, David Krumholtz, Harry Belafonte, Lindsay Lohan, Christian Slater, Joshua Jackson, William H. Macy

    Il film narra il lungo giorno del 4 giugno 1968 ,in cui Bob Kennedy viene assassinato a poche ore dalla sua vittoria per la presidenza degli Stati Uniti ,all’hotel Ambassador di Los Angeles.
    L’Hotel diventa il centro degli eventi in cui ventidue personaggi diversi tra loro per status sociale ,razza ,fede politica raccontano le loro vite in attesa del risultato elettorale.
    Emilio Estevez dirige con estrema accuratezza ,evitando la facile retorica del caso ,le ore che precedono l’election day dalla parte di chi lavora o soggiorna con equilibrio fra i vari personaggi ,illustrandone la psicologia partendo da minimi particolari fino alle rivelazioni finali.
    A fare da sfondo la cronaca reale di quel giorno attraverso immagini di repertorio sugli schermi televisivi presenti ovunque.
    Un film corale come Bobby ,non poteva prescindere da un intero cast di attori talentuosi ,spiccano fra tutti Sharon Stone piacevole conferma nei ruoli drammatici ,Demi Moore perfetta nella parte della star sul viale del tramonto e soprattutto Antony Hopkins ,il portiere ,narratore fuori campo
    come testimone diretto dei cambiamenti in atto.
    Storia di uomini comuni ,della loro vita fatta di piccoli grandi drammi per il troppo avere o per il nulla ,per la speranza di una vita migliore ,nuove opportunità promesse da un nuovo sogno americano ,attraverso gli sguardi di speranza dei protagonisti , infranti nel rumore di spari di un’anonima sala d’hotel.
     
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  15. Indie
     
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    Sunshine
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    Titolo Originale: SUNSHINE
    Regia: Danny Boyle
    Interpreti: Hiroyuki Sanada, Mark Strong, Benedict Wong, Cillian Murphy, Cliff Curtis, Michelle Yeoh, Troy Garity, Chris Evans, Rose Byrne
    Durata: h 1.57
    Nazionalità: GB 2007
    Trama :
    In un futuro non troppo lontano, l'umanità rischia l'estinzione perchè il sole, la stella che ha permesso la nascita di ogni forma di vita sulla terra, sta esaurendo la sua energia. Una navicella spaziale con a bordo otto astronauti, viene spedita verso l'astro per cercare, con uno strumento, di evitarne la morte, ma durante il viaggio non saranno pochi gli imprevisti

    Il genio creativo del mai abbastanza apprezzato Danny Boyle si rivela in questo suo ultimo lavoro.
    Passare attraverso i generi ,l’eclettismo nello stile non sfigurano rispetto ai grandi maestri del cinema.
    Boyle ci prova senza presunzione e centra il bersaglio.Lontano anni luce ,è il caso di dire ,dal celebre Trainspotting ,Sunshine risulta un piccolo capolavoro.
    La fantascienza è un pretesto per indagare sull’animo umano in condizioni estreme,in un racconto dalle molte sfumature tra misticismo e orrore. Il senso di estraniazione è tangibile e ricorda molto le atmosfere di un film culto come Solaris di Tarkovskij.
    Molta importanza viene data ai contrasti visivi delle luci simboliche ,il buio per la razionalità ,la luce del sole come dominante della follia ,oggetto /soggetto mistico.
    Come già in 28 giorni dopo ,non manca di approfondire la psicologia dei personaggi racchiusi in un microcosmo alla deriva ,nel quale si sviluppano complesse dinamiche in relazione agli eventi e agli interessi personali.Finale di speranza dall’accento buonista ma non del tutto banale.


    Zodiac
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    Locandina americana : image

    Titolo Originale: Zodiac
    Regia: David Fincher
    Interpreti: Robert Downey Jr., Anthony Edwards, Jake Gyllenhaal, Pell James, Patrick Scott Lewis, Lee Norris, Bijou Phillips, Peter Quartaroli, Mark Ruffalo
    Durata: h 2.38
    Nazionalità: USA 2007
    Trama :
    Il film parla della storia di un pericoloso serial-killer, soprannominato Zodiac, che terrorizzò San Francisco negli anni '60, con una serie di crudeli omicidi e la cui identità rimane ancora ignota.

    Zodiac uno dei casi criminali irrisolti nella storia degli Stati Uniti ,entrato nell’immaginario collettivo per la ferocia in un periodo di cambiamenti sociali importanti .
    Il regista David Fincher (Se7en ,Fight Club,Panic Room) lega ancora una volta il suo nome al genere noir prendendo come spunto le vignette di Robert Graysmith che dedicò molta parte della sua attività a questo caso.
    Il taglio narrativo scelto è un’interessante commistione di thriller classico e film documentaristico,le indagini narrate nell’arco di un ventennio vengono descritte in maniera lineare e puntigliosa con trovate registiche originali per sottolineare il passare del tempo e la frustrazione per l’andamento delle indagini.
    Ogni sequenza nell’apparente staticità ,racconta qualcosa dell’azione .La prima parte si concentra sulle attività criminali e l’incessante voice off del presunto serial killer,i falsi indizi un gioco di scatole cinesi che rafforzano il racconto portando i detective e lo stesso Graysmith ,ottimamente interpretato da Jake Gyllenhaal ad indagare su vari fronti.
    Fincher gioca con lo stile che gli è proprio richiamando alcuni stilemi hitchcokiani fino ad arrivare alla seconda parte in cui gli elementi raccolti riescono a finalizzare una soluzione plausibile.Zodiac è sostanzialmente un film sulle ossessioni.Il killer ,nella sua assenza visiva per gran parte della pellicola ,condiziona la vita non solo di chi è coinvolto ma dell’intera società dell’epoca.Quasi tre ore filano pulite senza mai stancare.
     
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185 replies since 7/11/2006, 18:29   6375 views
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