22 marzo: Giornata mondiale dell’acqua, lo sapevamo?

e dei servizi sanitari

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  1. _Nicoletta
     
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    giovedì, 22 marzo, 2007 era la
    Giornata mondiale dell'acqua 2007
    e dei servizi sanitari :-|:

    Quasi 4 mila bambini nel mondo muoiono ogni giorno perché non hanno acqua potabile e non hanno a disposizione impianti igienico-sanitari; 2,8 miliardi di persone vivono in condizioni di carenza d'acqua e nel 2025, i due terzi della popolazione mondiale vivrà in Paesi dove c'é scarsità d'acqua. Sono alcuni dati resi noti dalla Fao, in occasione della “Giornata Mondiale dell'acqua”. Affrontare l'emergenza acqua è, secondo Jaques Diouf, direttore generale della Fao, la sfida del ventunesimo secolo e il punto di partenza sarà l'agricoltura che consuma il 70% del prelievo complessivo.

    Benché dal 1990 circa 1,2 milioni di persone abbiano guadagnato accesso all'acqua potabile, ogni anno il consumo d'acqua non potabile e la mancanza di servizi igienici provocano la morte di 1,5 milioni di bambini sotto i 5 anni. Oggi più di 1,2 miliardi di persone manca di acqua potabile e quasi 2,5 miliardi di persone non ha accesso a servizi igienico-sanitari. Nel 2025 - secondo i dati Onu, 1,8 miliardi di persone vivranno in Paesi e regioni con assoluta scarsità d'acqua e due terzi della popolazione mondiale potrebbero essere in condizioni critiche.

    Nei giorni scorsi l’Assemblea Mondiale dei Cittadini e degli Eletti per l’Acqua (Amece) in una lettera a tutti i Capi di Stato e di Governo e alle diverse istituzioni parlamentari del mondo afferma che “non c’è nessuna inevitabilità all'attuale crisi dell'acqua nel mondo e al fatto che 1,5 miliardi di persone non hanno accesso all'acqua potabile e 2,6 miliardi non beneficiano di nessun servizio igienico-sanitario”. I 650 i partecipanti provenienti da tutto il mondo chiedono di aderire all'iniziativa per il riconoscimento dell'acqua come diritto umano introducendo questo principio nelle Carte Costituzionali dei singoli paesi ai diversi livelli territoriali, e contemporaneamente formalizzare lo Statuto dell'acqua come bene comune pubblico.

    Invitano inoltre a “prendere le disposizioni necessarie affinché le istituzioni pubbliche non debbano più far ricorso ai mercati di capitale privato per il finanziamento degli investimenti pubblici; istituire come Nazioni Unite un’Agenzia Mondiale dell'Acqua a tutela delle capacità autonome delle comunità locali di governare le risorse idriche nell'interesse delle popolazioni, delle generazioni future e degli ecosistemi naturali; assumere, di conseguenza, la diretta responsabilità dei Forum Mondiali dell'Acqua, oggi esercitata in modo non legittimo e ingiustificato da un’organizzazione privata sotto il controllo e l’influenza delle imprese multinazionale dell'acqua che è il Consiglio Mondiale dell'acqua”.

    “L'acqua è un bene comune che appartiene a tutti gli abitanti della terra ed è patrimonio dell'umanità. L'accesso all'acqua è un diritto fondamentale e inalienabile, che va garantito a tutti” – ha ribadito Legambiente all’Assemblea mondiale degli eletti e dei cittadini per l'acqua (Amece). Da alcuni anni la campagna lanciata da numerose associazioni "Acqua: bene comune dell'umanità, diritto di tutti" promuove la cultura dell'acqua come bene comune dell'umanità. Ma lo scorso anno a marzo il quarto "Forum mondiale dell'acqua" di Città del Messico si è concluso con una dichiarazione finale che, ignorando sette giorni di dibattito e richieste di movimenti e di istituzioni e non tenendo conto delle direttive del Parlamento Europeo, non contiene il riconoscimento dell'accesso all'acqua come 'diritto umano'. [GB]
    dal sito: http://unimondo.oneworld.net/
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    Istituita dall'ONU nel 1993, la Giornata viene celebrata ogni anno il 22 marzo per porre all'attenzione di tutti il problema dell'acqua, fonte di vita, di cui sono però private sempre più persone nel mondo.

    Ma voi lo sapevate???


    Edited by _Nicoletta - 23/3/2008, 10:39
     
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  2. _Nicoletta
     
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    Nel mondo oltre un miliardo di persone non ha accesso all’acqua pulita e 2 milioni di bambini muoiono ogni anno a causa di malattie provocate dall’acqua sporca. Mentre a livello globale si susseguono gli allarmi sul riscaldamento climatico e sull’inquinamento che fanno dell’acqua un bene sempre più a rischio, nel Nord del mondo il comportamento quotidiano verso questa risorsa continua all’insegna dello spreco.
    Solo in Italia consumiamo ogni giorno una media di 300 litri d’acqua a testa, 15 volte la quantità a disposizione di un contadino africano, che deve vivere con 20 litri di acqua al giorno per bere, mangiare, lavarsi, irrigare…
    Il 22 marzo, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, AMREF lancia la campagna “Spreco meno subito”. Dal 22 marzo al 22 aprile AMREF invita gli italiani a vivere non un solo giorno, ma un mese acqua-sostenibile, riducendo gli sprechi in Italia e contribuendo ad un progetto per portare acqua potabile e igiene a più di 20mila bambini in Africa.
    Ogni giorno per trenta giorni il sito di AMREF regalerà una vignetta sull’acqua realizzata appositamente da noti illustratori italiani e africani, insieme a tabelle e consigli utili per il risparmio domestico.
    Chi risponderà all’appello “Spreco meno Subito” potrà contribuire alla costruzione di 20 cisterne per la raccolta di acqua piovana nelle scuole del Nord Uganda, un’area tradizionalmente piovosa ma duramente colpita dalla guerra civile.

    Links: il l'urlo del coniglio
    www.andreabeggi.net
    http://www.amref.it/
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    conclusione della campagna AMREF: Spreco meno subito!

    Edited by _Nicoletta - 23/3/2008, 10:21
     
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  3. _Nicoletta
     
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    Rapporto di Legambiente in occasione della Giornata Mondiale
    Ecco come è diventata un bisogno indotto

    Acqua minerale, record mondiale
    Ne beviamo mezzo litro al giorno

    E consumiamo sei miliardi di bottiglie di plastica...
    di ANTONIO CIANCIULLO

    ROMA - Ci sarà pure la crisi economica, ma continuiamo a scolarci più di mezzo litro di acqua minerale a testa per 365 giorni l'anno: 194 litri ciascuno. Erano 65 litri nel 1985: il dato è triplicato in due decenni, assicurando all'Italia il record mondiale del consumo di acqua imbottigliata. La scelta suonerebbe logica in un paese percorso dagli scandali sull'inquinamento delle falde idriche, ma non viaggia in parallelo con i fatti.

    Le denunce più clamorose dell'inquinamento da discariche abusive e da diserbanti risalgono alla prima metà degli anni Ottanta. Da allora, anche grazie alle direttive europee, la capacità di depurazione e controllo è nettamente migliorata, come è stato dimostrato anche da una ricerca in dieci grandi città sponsorizzata nel luglio scorso da Repubblica.

    Eppure la diffidenza verso la mano pubblica che effettua i controlli sommata alla formidabile pressione del marketing delle aziende di settore ha trasformato il consumo di acqua minerale da piacevole alternativa sensoriale a bisogno indotto.

    Il risultato è quello denunciato nel rapporto "Una paese in bottiglia" preparato dalla Legambiente in occasione della giornata mondiale dell'acqua che si celebra il 22 marzo. Secondo Stefano Ciafani, responsabile scientifico dell'associazione ambientalista, l'impatto derivante dalla filiera delle acque minerali è pesante: nel 2006 gli italiani hanno utilizzato circa 6 miliardi di bottiglie di plastica, la cui produzione ha implicato il consumo di 480 mila tonnellate di petrolio e l'emissione in atmosfera di 624 mila tonnellate equivalenti di anidride carbonica. Anche colpa della scomparsa dell'acqua di rubinetto come terza opzione possibile (oltre al classico liscia e gassata) al ristorante e al bar.

    L'altra faccia di questa contraddizione è il buono stato di salute dell'industria dell'acqua minerale. In Italia nel 2006 erano attive 189 fonti e 304 marche di acque minerali in grado di generare un volume di affari di 2,2 miliardi di euro, grazie all'imbottigliamento di 12 miliardi di litri di acqua.

    Ma quanto rende al paese questo settore? La fotografia che emerge grazie al questionario inviato da Legambiente alle regioni italiane, a cui hanno risposto tutte con l'unica eccezione della Calabria, è desolante. Solo in 8 Regioni è previsto un pagamento proporzionale ai litri prelevati o imbottigliati: Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Umbria e Veneto. E si va dai 30 centesimi a metro cubo della Basilicata ai 2 euro del Lazio e ai 3 del Veneto.

    La Sicilia e la provincia autonoma di Bolzano fanno pagare in base ai volumi d'acqua, ma con canoni discutibili visto che in Sicilia paga di meno chi preleva di più e in Alto Adige, si legge nel rapporto, "il canone annuo previsto è ridicolo (circa 617 euro per ogni litro al secondo derivabile): se una concessione permette la derivazione di 10 litri al secondo, il titolare del diritto è tenuto a pagare un canone annuo di 6.175 per una concessione che potrebbe prelevare - per 24 ore al giorno e per 365 giorni all'anno - fino ad un totale di circa 315 milioni di litri ogni anno".

    In 8 Regioni (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Puglia, Sardegna, Toscana, Trentino, Valle d'Aosta) si paga ancora con il vecchio criterio e cioè solo in funzione degli ettari dati in concessione alle aziende. In Puglia la cifra ammonta a circa un euro per ettaro e in Liguria arriva intorno ai 10 euro; nel Lazio e nelle Marche invece si arriva a pagare circa 120 euro mentre in Veneto, nelle zone di pianura, quasi 590 euro per ettaro. Infine l'Abruzzo prevede solo il pagamento di un canone forfettario (pari a poco più di 2.700 euro all'anno) a prescindere dalle superfici della concessione e dai volumi di acqua.

    "E' vero che non tutte le Regioni hanno utilizzato le possibilità offerte dalla devolution che ha decentralizzato le competenze in questo settore", afferma Ettore Fortuna, presidente di Mineracqua. "Ma lo hanno fatto le 10 Regioni in cui si imbottiglia l'80 per cento dell'acqua minerale italiana, a cominciare da Lombardia, Piemonte e Veneto che da sole coprono metà del mercato: lì si paga non in base agli ettari dati in concessione ma ai volumi di acqua prelevati. La voce secondo la quale le nostre industrie pagano poco è dunque una leggenda metropolitana: il problema è un altro: le tariffe applicate sono così disomogenee da creare problemi consistenti alle aziende e per questo abbiamo presentato un ricorso all'antitrust".

    "In Umbria", ribatte Ciafani, "gli introiti derivanti dai canoni di concessione dalle diverse aziende imbottigliatrici che operano nella regione sono di circa 1,4 milioni di euro, pari allo 0,6 per cento del volume di affari derivante dalla vendita delle acque minerali. In molte regioni questi introiti non sono neanche sufficienti a coprire le spese sostenute dalle amministrazioni pubbliche per la gestione amministrativa e l'attività di sorveglianza. Calcolando che solo un terzo circa delle bottiglie di plastica utilizzate è stato raccolto in maniera differenziata e destinato al riciclaggio si ha il quadro di una situazione che deve cambiare".

    Qualcuno comincia già a muoversi: in molte scuole a Torino, Firenze, Roma e Bologna è stata eliminata l'acqua in bottiglia utilizzando esclusivamente quella di rubinetto.

    (20 marzo 2008)
    da www.repubblica.it
     
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  4. _Nicoletta
     
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    Diffondo comunque questa iniziativa
    anche se non ci credo molto a sta cosa degli sms
    mi lascia perplessa, ecco

    L'emergenza acqua c'è ancora quest'anno
    per cui si può discuterne
    che ne dite?

    guarda il video

    Regole contro lo spreco d'acqua
    image
    Segui queste semplici regole: ridurrai i consumi e risparmierai 1 euro al giorno!

    riduci lo spreco

    1. Chiudi il rubinetto quando ti lavi i denti, il viso o ti fai la barba: puoi
    risparmiare fino a 28 litri
    2. Usa uno scarico differenziato per lo sciacquone: puoi risparmiare
    fino a 25 litri
    3. Scegli di fare una doccia e non il bagno: puoi risparmiare
    fino a 100 litri
    4. Ripara il rubinetto che perde: oltre ad essere un obbligo morale,
    ti farà risparmiare fino a 11litri
    5. Usa lavatrici e lavastoviglie ecologiche (classe A+) e solo a pieno
    carico: risparmi fino a 80litri
    6. Lava la tua auto con il secchio o in impianti che riciclano l’acqua:
    puoi risparmiare fino a 150litri
    7. Installa riduttori di flusso o frangiflutti ai rubinetti di casa:
    risparmi fino a 70 litri
     
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  5. _Nicoletta
     
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    L'acqua è il nuovo petrolio: nel 2025 mancherà a 2 miliardi di persone ed è già la base di guerre.
    Saremo in due miliardi, entro il 2025, a non trovare più l’acqua. Rubinetti all’asciutto. Fiumi in secca. Bacini prosciugati. Falde esaurite.

    E' questa la terribile previsione della Fao.

    Ed è un annuncio che anticipa l’Apocalisse. "Per oltre i due terzi della popolazione mondiale – dichiarano gli esperti dell’Onu - c'è il rischio di dover affrontare una condizione di assoluta mancanza d’acqua nei prossimi anni".

    E già oggi oltre un miliardo di persone non hanno un accesso adeguato a fonti d'acqua pulita e sono in 2,6 miliardi a non disporre di servizi igienici adeguati. E’ una fine annunciata. L’agricoltura è la principale imputata dal momento che è il primo fattore di consumo dell'acqua a livello mondiale, incidendo per circa il 70% su tutta l'acqua prelevata da falde acquifere, laghi e corsi d'acqua. Si tratta di una percentuale che sale quasi al 90% in diversi Paesi in via di sviluppo, dove si trovano circa tre quarti delle terre irrigue del mondo. Situazioni di crisi, comunque, esistono già in quasi tutti i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, insieme a Paesi come il Messico, il Pakistan, il Sudafrica e buona parte della Cina e dell'India.

    Siamo quindi, già oggi, sulla soglia di una catastrofe. Che nella finzione cinematografica ha avuto già una sua ben precisa caratterizzazione. Ricordate quel “serial” intitolato “Visitors”? Era la storia di una civiltà extraterrestre che avendo finito le riserve di acqua cercava di “succhiarla” dal nostro pianeta… Ora la crisi è tutta nostra. Perché gli scienziati ci ricordano che a causa di un aumento delle temperature di oltre 2 gradi rispetto ai primi del Novecento, fra vent'anni centinaia di milioni di persone in Africa e in America Latina resteranno senz'acqua. E nel 2080, inoltre, saremo in 3 miliardi a rischiare la vita per mancanza di acqua e scarsità di cibo.

    Per ora - è vero - sono tutte indiscrezioni. Ma la catastrofe è nell’aria e l’annuncio ufficiale (una sorta di “ora X”) avverrà il 6 aprile quando la Commissione intergovernativa delle Nazioni Unite annuncerà “ufficialmente” i risultati degli studi sui cambiamenti climatici effettuati da un team di 2500 scienziati di tutto il mondo. Nel documento – che sarà un vero e proprio appello a tutto il mondo – saranno evidenziati i principi fisici di base del cambiamento climatico, ossia le misure oggettive di concentrazione di gas serra, temperature ed estensione dei ghiacci.

    Intanto a partire dall’oggi e per un periodo che arriverà al 2010, i climatologi ritengono che, a causa della liquefazione dei ghiacciai polari e montani, il livello dei mari subirà un innalzamento da un minimo di 19 ad un massimo di 60 centimetri.

    E questo vorrà dire che decine di migliaia di chilometri di coste scompariranno e molte aree del pianeta, in particolare Africa, Asia, e le isole dell'oceano Pacifico, saranno colpite da periodiche inondazioni. Non mancheranno, inoltre, le infezioni tropicali, la cui diffusione sarà favorita da simili condizioni. Malaria, febbri emorragiche, infezioni intestinali, dissenteria, diventeranno endemiche anche in Europa e nelle zone non tropicali. Sono destinate ad aumentare anche le malattie correlate alla malnutrizione.

    E ancora – sempre in questo bollettino di guerra – va messo nel conto che nel 2010 circa la metà della vegetazione mondiale potrebbe scomparire. Pur se l’agricoltura attraverserà un “boom” nella produzione di riso e soia, ma sarà solo un'illusione di breve durata.

    Perché nel 2080, quando le temperature saranno aumentata dai 4 ai 6 gradi, carestie e siccità dilagheranno ovunque. Anche oggi i segni di cambiamento non mancano. Basti pensare al fatto che dal 1975 al 2005 la temperatura estiva della superficie dell’oceano Atlantico è aumentata di 0,6 gradi.

    Intanto alcune realtà geoeconomiche sono già a rischio. Ed è noto che tra i paesi del Sud del mondo la sola America Latina, relativamente ricca di risorse idriche, ha dovuto affrontare conflitti idrici minori.

    Tuttavia, anche questa regione in futuro rischia di dovere affrontare crisi idriche più rilevanti, che potrebbero portare con sé conflitti più gravi, qualora dovesse proseguire l'imponente crescita demografica e non si riuscisse a stipulare accordi internazionali in grado di favorire la cooperazione e un'equa divisione delle risorse idriche condivise.

    La Zona più a rischio, invece, è quella del cosiddetto MENA (Middle East e North Africa), dove si sono verificati i principali focolai di tensione per il controllo delle risorse idriche. Secondo “Green Cross International”, la regione del MENA è abitata dal 5% della popolazione mondiale, ma dispone solamente dell'1% delle risorse idriche mondiali. E in tutta l'area del MENA la quantità di acqua è il problema più grave, seguito da quello della qualità dell'acqua.

    Emblematico è poi il caso del conflitto arabo-israeliano, indissolubilmente connesso alla conquista delle risorse idriche, e quello del Nilo, fiume condiviso da ben 10 paesi e causa di aspri conflitti, sia prima sia dopo la costruzione della diga di Assuan.

    A questo bisogna aggiungere il conflitto per i fiumi Tigri e Eufrate, due corsi d'acqua che da migliaia di anni alimentano l'agricoltura in Turchia, Siria e Iraq e che hanno provocato gravi e pesanti scontri tra i tre paesi.

    Motivo scatenante di questo conflitto è, come è accaduto in molti casi, l'urgenza di imbrigliare i fiumi con dighe o sbarramenti: il gigantesco progetto infrastrutturale in Kurdistan è, forse, l'esempio più rappresentativo di questo fenomeno, poiché dimostra come la costruzione di grandi dighe, oltre a servire per lo sviluppo industriale, sia anche strumento di controllo strategico di aree sotto conflitto e di pressione politica sugli Stati vicini.

    Stesso problema si ripropone in molte zone dell'Asia, dove la costruzione di grandi dighe è stata la principale causa dei conflitti per le risorse idriche. È quanto accaduto tra India e Bangladesh per il controllo del Gange, sulle rive del Mekong e su quelle del fiume Saluen.

    Tutto questo per non parlare di quei fiumi africani sempre più spesso elementi di tensione tra gli Stati confinanti. Tutto questo porta a dure al climatologo Terry Root della Standford University che “viaggiamo davvero sul limite di una estinzione di massa”. E questo potrebbe voler dire che il tanto amato “pianeta azzurro” dovrà affrontare la sua “hidrowar”. E sarà l’acqua a prendere il posto dell’oro nero.

    Elena Ferrara
    da www.businessonline.it :-|:
    Leggetela anche qui: Sierra Leone: più acqua e meno diamanti
    articolo del 22 Agosto 2007
    :paper:
     
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4 replies since 22/3/2008, 18:19   214 views
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